
Per la prima volta il pubblico ha potuto scoprire alcuni passaggi che definiscono la poetica dell’Ancilotto, da anni impegnata con un proprio sistema linguistico con cui indaga nuovi confini dell’immagine e dei suoi margini concettuali. Un vero studio aperto che svela aspetti curiosi, anomali, tecnicamente complessi, a riprova di un’alta manualità che evolve il codice sorgente (la citazione di riferimento) in un meccanismo che rende lo spettatore un soggetto attivo dell’opera.

Allo stesso modo di
uno spettacolo a teatro, il pubblico ha potuto osservare in diretta l’artista
dedita a passaggi di verniciatura e stuccatura dei prismi di legno, seguendo il
processo meccanico di taglio e assemblaggio, in modo da evidenziarne la
complessità del sistema linguistico, perfetto confine tra pittura volumetrica e
scultura neo-pittorica. Sulle griglie della sala sono stati
appesi alcuni disegni originali, eseguiti a matita su carta da lucido. Da
questi l’artista ha operato sul suo Torso Belvedere non
finito, montato su un telaio provvisorio. Un percorso di un'indera settimana in
cui l’artista ha agito sulle tre facce dell’opera, ruotandole giorno per
giorno, seguendo un processo ciclico che dà al tempo una componente
performativa e relazionale. Il tutto si è chiuso nel fine settimana,
quando è stata iniziata la doratura con foglia d’oro, epilogo di
ascendenza bizantina che sostiene il giusto cortocircuito tra antico e
contemporaneo, tra una bellezza rinata e un mondo onirico in cui ogni forma è
possibile.