Al MACRO dI Roma l'incontro con Camilla Ancilotto. Una settimana di performance con l'artista romana.


Come nasce un'opera? Come si realizza? Tanti gli appassionati d'arte, ma anche amici dell'artista o semplici curiosi, si sono dati appuntamento al MACRO Asilo di Roma, per trovare risposta alle domande e assistere alla performance d'arte di Camilla Ancilotto, inserita nel progetto artistico Atelier Macro a cura di Gianluca Marziani.
Per la prima volta il pubblico ha potuto scoprire alcuni passaggi che definiscono la poetica dell’Ancilotto, da anni impegnata con un proprio sistema linguistico con cui indaga nuovi confini dell’immagine e dei suoi margini concettuali. Un vero studio aperto che svela aspetti curiosi, anomali, tecnicamente complessi, a riprova di un’alta manualità che evolve il codice sorgente (la citazione di riferimento) in un meccanismo che rende lo spettatore un soggetto attivo dell’opera.

Atelier Macro è stata l’occasione per mostrare alcuni passaggi tecnici e sequenziali, una sorta di laboratorio aperto in cui la Ancilotto relaziona un’opera finita (Torso Belvedere) ad un suo doppio in lavorazione, da terminare durante la settimana al museo. Il meccanismo è un marchio ormai unico dell’artista: ogni quadro consta di un telaio con diversi solidi geometrici, montati su assi orizzontali, in grado di roteare su tre diverse posizioni. In pratica, nello stesso quadro convivono tre diverse immagini che possono mescolarsi tra loro in vario modo, creando metamorfosi combacianti, vere e proprie fusioni che trasformano l’immagine d’origine in qualcosa di distopico, ma plausibile.  

Allo stesso modo di uno spettacolo a teatro, il pubblico ha potuto osservare in diretta l’artista dedita a passaggi di verniciatura e stuccatura dei prismi di legno, seguendo il processo meccanico di taglio e assemblaggio, in modo da evidenziarne la complessità del sistema linguistico, perfetto confine tra pittura volumetrica e scultura neo-pittorica.  Sulle griglie della sala sono stati appesi alcuni disegni originali, eseguiti a matita su carta da lucido. Da questi l’artista ha operato sul suo Torso Belvedere non finito, montato su un telaio provvisorio. Un percorso di un'indera settimana in cui l’artista ha agito sulle tre facce dell’opera, ruotandole giorno per giorno, seguendo un processo ciclico che dà al tempo una componente performativa e relazionale. Il tutto si è chiuso nel fine settimana, quando è stata iniziata la doratura con foglia d’oro, epilogo di ascendenza bizantina che sostiene il giusto cortocircuito tra antico e contemporaneo, tra una bellezza rinata e un mondo onirico in cui ogni forma è possibile. 


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