Il tenore spagnolo Airam Hernández ha da poco cantato per la prima volta a La Fenice ne La Traviata, e a novembre lo attende il secondo appuntamento italiano, al Teatro Filarmonico di Verona dove il 17, 19, 21 e 24 debutterà per la prima volta come Nemorino l'emblematico personaggio de L’elisir d’amore di Donizetti. In questa lunga intervista rilasciata a Fattitaliani parla dei due ruoli, del suo rapporto con l'opera, delle differenze e delle analogie fra italiano e spagnolo, dei suoi inizi.
Debuttare in due ruoli-chiave come Alfredo e Nemorino in città dalla grande
tradizione lirica rappresenta un motivo in più di preoccupazione o di orgoglio?
Cantare questi ruoli in due città
miticamente legate alla grande tradizione dell'opera italiana è sicuramente
motivo di orgoglio. Preoccupazione no. Piuttosto direi rispetto e desiderio di
fare un buon lavoro. Alfredo è un ruolo che ho cantato in diverse occasioni e
lo sento molto mio, anche se devo dire che ogni volta che lo interpreto scopro
cose nuove. E avere l'opportunità di interpretarlo a La Fenice, dove La
Traviata (nella prima foto con Anita Hartig) è stata rappresentata per la prima volta, la rende un'esperienza
unica. Con Nemorino è diverso. È un ruolo che ho voluto debuttare a lungo e
finalmente l'opportunità si è presentata. Sono onorato di farlo al Teatro
Filarmonico di Verona, dove tanti meravigliosi tenori hanno dato voce a questo
personaggio accattivante.
Quando si interpreta un ruolo più volte, nel tuo caso Alfredo, ci si
abitua un po' alle difficoltà vocali che si affrontano oppure dietro l'angolo
ci può essere sempre il rischio di sottovalutare la cosa?
Quando hai l'opportunità di recitare un
ruolo che hai cantato in precedenza, hai il vantaggio di aver già svolto il
duro lavoro di preparazione dell'opera. Forse dal di fuori non ci si rende
conto che la creazione di un personaggio è molto dura c'è anche un lavoro
mnemonico. D'altra parte però penso che come artisti siamo fortunati a
riscoprire personaggi già interpretati in ogni nuova produzione. Questa per me
è una delle meraviglie dell'opera e ciò che mi incuriosisce sempre. C'è sempre
qualche nuova sfumatura, una frase che funziona con un significato diverso.
Questo insieme alla visione dell'opera che apporta il direttore d'orchestra e
il regista, il momento in cui si trova la propria voce così come nuove
sensazioni che si scoprono ogni volta, rendono ogni produzione, ogni
rappresentazione, unica e irripetibile. Il miglior regalo che possiamo dare al
pubblico è questa unicità, poter offrire loro qualcosa di unico al quale
potranno assistere in quel particolare giorno.
Le difficoltà invece legate a Nemorino in che cosa consistono a livello tecnico, oltre che per il fatto di debuttare nel ruolo?
La complessità di questo personaggio è
che nonostante sia un ruolo vocalmente esigente, deve sembrare semplice,
disinvolto e onesto. Il recitativo deve essere fluido, con la giusta carica
drammatica e un fraseggio attento. Come ho detto prima, siamo il risultato
delle nostre circostanze personali e questo definisce il nostro lavoro. Circa
un mese fa ho debuttato Pollione a Tolosa e attualmente sto cantando La
Traviata. Per cui credo che la difficoltà maggiore sia stata quella di passare
con naturalezza da un personaggio all'altro in un periodo così breve.
Considerando che Pollione è uno dei ruoli più drammatici del bel canto, mentre
il registro in cui si muove Nemorino è più acuto, un po' più leggero. Inoltre è
complesso anche dal punto di vista teatrale. Nemorino è un giovane nobile,
innocente e di buon cuore, coinvolto in molte situazioni che sono ovviamente
comiche, ma che sono estranee alla sua ingenuità. È molto facile lasciarsi
trasportare e renderlo una caricatura, il che eclisserebbe la vera psicologia
di questo personaggio accattivante che attraverso un canto sincero l'unica cosa
a cui aspira è l'amore della donna della sua vita. Penso che trovare un
equilibrio tra queste due sfaccettature sia una vera sfida.
Quando e com'è avvenuto il tuo primo approccio all'opera?
La musica è stata una compagna costante
nella mia vita fin da quando ero piccolo. Una delle mie sorelle è soprano.
Ricordo che doveva preparare il ruolo di Lucia de Lammermoor e io la ascoltavo
attentamente. Ascoltavo l'album ogni sera prima di andare a letto. Rigoletto è
stata la seconda opera che ho ascoltato e ricordo ancora quanto mi colpì il
duetto tra Gilda e Rigoletto, e il quartetto. A quel tempo studiavo il corno
francese al conservatorio e niente mi faceva presagire che in pochi anni avrei
fatto parte di una produzione lirica come uno di quei personaggi che mi avevano
accompagnato così tante volte nella mia stanza. Ciò che è venuto dopo è stato
un percorso naturale ma anche sviluppato con molta pazienza.
Quando hai visto in te stesso le potenzialità per trasformare questa
passione in un vero e proprio mestiere?
Fino all'età di 23 anni non avevo
seriamente pensato di dedicarmi al canto professionalmente. In effetti, ho
iniziato la carriera di cantante all'età di 27 anni, quando ero igà da tre anni nel coro
del Gran Teatre del Liceu. Ho sempre avuto le qualità, ma ho cantato
solo per divertimento, proprio grazie alla voce naturale che avevo. La
curiosità e la necessità di fare affidamento su una solida tecnica che mi ha
permesso di guadagnare forza e flessibilità mi ha portato a studiare la
carriera di cantante in tre anni intensi. Da allora ho considerato la formazione
continua come qualcosa di vitale per avere una carriera duratura. Questa voglia
di esplorare e il supporto della famiglia e degli amici mi ha portato a fare il
passo successivo e iniziare una carriera da solista. È così che a 30 anni ho
iniziato a lavorare con meravigliosi insegnanti, direttori d'orchestra, registi, colleghi professionisti, di cui ho sempre cercato di
incorporare la saggezza nella mia vita personale e professionale.
Cantare (e parlare) in italiano per uno spagnolo è tanto facile come
sembra....?
Come sappiamo, sia lo spagnolo che
l'italiano sono lingue derivate dal latino che condividono in qualche modo
parole e strutture sintattiche. Questo avvicina le nostre lingue. Riconosciamo
i fonemi vocalici simili in spagnolo e abbiamo anche vocali nasali. Troviamo
più naturale parlare e cantare rispetto ad altre lingue come il francese o il
tedesco, per esempio. Tuttavia, dobbiamo prestare attenzione alle doppie
consonanti e alle false approssimazioni nella definizione di alcune parole,
poiché sembrano significare qualcosa a causa della ragionevole somiglianza con
alcune parole in spagnolo, ma in realtà non hanno nulla a che fare. E come in
spagnolo, c'è una grande difficoltà con le coniugazioni verbali. In ogni caso
le due lingue a livello musicale hanno un'ottima relazione sonora.
Ai personaggi che di volta in volta porti in scena di qualcosa
particolare di te, del tuo modo di essere, del tuo spirito spagnolo?
È innegabile che noi artisti portiamo
sempre parte della nostra personalità e delle nostre esperienze sul palco. È
ciò che rende la mia interpretazione di Alfredo o Nemorino non uguale a quella
degli altri colleghi. Nel mio caso ho qualcosa come "doppio
carattere". Da un lato sono una persona discreta, semplice, un po' riservata e introspettiva, calma e accomodante, qualcosa che può essere
riconosciuto in molti abitanti delle Isole Canarie. Mi piace prendermi il tempo
per fare le cose e mi godo il mio tempo libero con amici e parenti. D'altra
parte, sono una persona emotiva, intensa e passionale, qualità tipiche di un
carattere iberico. È un cocktail esplosivo che mi ha richiesto molto tempo per
bilanciarmi, ma fortunatamente è stato fondamentale dedicarmi a questa
professione con devozione. Sono un grande fan delle piccole imperfezioni che
diventano virtù e diventano il segno distintivo di un artista; così come
perseguo la perfezione, visto come un obiettivo da raggiungere e non come una
caratteristica di una persona. L'errore non mi disturba. Grazie a tutto ciò, mi
sento completamente aperto a creare, a continuare ad imparare e a godere senza
complessi ciò che amo di più in questa vita, che è la musica. Giovanni Zambito.
Il tenore di Tenerife Airam Hernández continua a crescere professionalmente con nuove sfide e debutti: dopo aver calcato le scene del Théâtre du Capitole di Tolosa debuttando con grande successo di pubblico e critica il ruolo di Pollione in Norma, in ottobre e novembre il tenore canterà per la prima volta in Italia. Il 24, 26, 29, 31 ottobre e 3 novembre è per la prima volta alla Fenice di Venezia nel ruolo di Alfredo, un personaggio che ha segnato la carriera dell'interprete. Nella città veneta sarà agli ordini della bacchetta di Stefano Ranzani, che dirigerà l'Orchestra e il Coro de La Fenice mentre la regia sarà a firma di Robert Carsen. Nel cast anche la Violetta di Zuzana Markova e Germont di Vladimir Stoyanov.
A novembre il secondo appuntamento italiano, questa volta al Teatro Filarmonico di Verona dove il 17, 19, 21 e 24 debutterà per la prima volta come Nemorino l'emblematico personaggio de L’elisir d’amore, di Donizetti. La produzione del capolavoro di Donizetti che potrà essere visto a Verona è del Maggio Musicale Fiorentino, con la regia di Pier Francesco Maestrini e la direzione musicale di Ola Rudner, che dirigerà l’Orchestra e il Coro dell’Arena di Verona. Per conquistare il pubblico veronese, Airam Hernández avrà la complicità di Laura Giordano come Adina, Qianming Dou come Belcore, Salvatore Salvaggio come Dottor Dulcamara ed Elisabetta Zizzo come Gianetta.
Info:
Web Airam Hernández https://www.airamhernandez. com/
Web Teatro La Fenice, Venezia https://www.teatrolafenice.it/ en/event/verdi-traviata/
Web Fondazione Arena di Verona https://www.arena.it/ filarmonico/en/shows/elisir- amore-2019.html