È stata la voce femminile dei Cavalieri del Re e a cavallo degli Anni ’80 e ’90 ha cantato le sigle dei più famosi cartoni animati che resteranno per sempre nella storia. Uno su tutti: Lady Oscar. Stiamo parlando di Clara Serina che adesso ritorna con tanti nuovi progetti, a partire dal singolo “Che Avventura!”, scaricabile da youtube (https://www.youtube.com/ watch?v=06eMpWuWA14).
Clara, ci vuoi parlare come è nata questa “avventura”?
«Prima di tutto sono molto contenta di aver partecipato a questo progetto. A coinvolgermi è stata la mia amica Laura Avalle (nella foto sotto), dopo che lei aveva scritto il testo e accenni di melodia. Così, insieme a due formidabili musicisti che sono Matteo Balani e Johnny Pozzi, abbiamo lavorato su questa canzone per bambini e, a finire, l’ho cantata. Non solo. Ho fatto anche i cori: quindi tutte le prime, le seconde e le terze voci per creare il clima della canzone che, secondo me, è venuta benissimo!».
Hai fatto sognare generazioni di bambini…
«Ancora oggi, quando faccio i concerti, mi emoziono nel vedere tre-quattro generazioni che cantano insieme a me Lady Oscar, Cuore, Fiorellino, Stilly lo Specchio Magico, Sasuke, L’uomo Tigre e tante altre canzoni ancora».
Che cosa ti ha suscitato la canzone “Che Avventura!” e perché hai detto di sì a questo nuovo progetto?
«Mi piaceva l’idea di aiutare musicalmente la mia amica Laura in questo brano, poi perché è una canzone che evoca una realtà psicologica del bambino molto bella: racconta le sue paure e lo rassicura. Il messaggio di questa canzone è chiaro: seguire il cuore è sempre la strada giusta e questo, psicologicamente, dà un valore aggiunto a quei sentimenti che i bambini hanno bisogno di ritrovare dentro di loro, contare su se stessi, principalmente quando hanno sentimenti di solitudine e senso di abbandono. E poi nel brano c’è il bosco che è rappresentativo della vita, l’avventura di crescere e diventare grandi e la canzone mostra che ci si può avventurare nella vita, che c’è il momento in cui ci si disorienta anche per i cambiamenti evolutivi del bambino ma anche dell’adulto, però poi c’è sempre un ritrovamento nel nuovo attraverso l’ascolto di una guida interiore. Seguire il cuore, metaforicamente parlando, significa sapere che mamma e papà ci sono e ci saranno sempre. Questo è molto importante, perché i bambini hanno bisogno di essere rassicurati sapendo di essere amati. È una ricerca universale che riguarda tutti i bambini di tutte le età».
Progetti futuri?
«Sulla scia degli Anni ’80 sono stata invitata dal regista sassarese Marco Demurtas e dalla sceneggiatrice Viola Ledda a fare la colonna sonora del suo nuovo film “Buon Lavoro” che uscirà a breve nelle sale italiane. Si tratta di una commedia italiana che vuole raccontare la crisi d’identità dei giorni nostri, dove spesso la soluzione viene cercata proprio in quegli anni d’oro che sono stati gli Anni ’80. Questo film ha coinvolto, in veste di attori, anche ragazzi diversamente abili, insieme a nomi importanti come Giancarlo Giannini, Giuliana De Sio, Abel Ferrara, Giuseppe Giacobazzi, Pippo Franco, Peppe Iodice, Benito Urgu, Red Ronnie e tantissimi altri. Il montaggio lo ha fatto il bravissimo Patrizio Marone (di Gomorra). Con queste mie nuove composizioni musicali, dodici brani in tutto, ho potuto raccontare anche la parte nostra bambina che oggi cerca un eroe, per sentirsi importante e potersi motivare nella vita. Una di queste musiche, per esempio, dice più o meno questo: “fa niente se gli altri pensano che io sia fuori di testa. Quando penso ai miei eroi: Lady Oscar o L’Uomo Tigre, per esempio, in quel momento sono felice e mi ricarico di vita e di forza”.
A proposito di canzoni di ieri e di oggi: quelle dei bambini degli Anni ’80, rispetto a quelle dei bambini degli Anni 2000 sono tanto diverse?
«Penso che ci sia davvero una grande differenza a livello di testi e di messaggi. Le canzoni degli Anni ’80, mi riferisco in particolare a quelle dei cartoni, aiutavano il bambino a capire che la vita ha una grande significato all’interno di valori da seguire come l’amore, l’altruismo, l’amicizia, la lotta per il bene. I cartoni di oggi, invece, non si preoccupano di avere una storia, di trasmettere dei valori, sembrano più interessati alle immagini fini a se stesse».