di Laura Gorini - In quest’epoca
non è facile per una donna criticare il femminismo, anche se si tratta di una
sua deriva pericolosa, ma credo sia doveroso per essere coerenti con se stesse
e dissipare un po’ la confusione che questo argomento ancora genera.
Il suo romanzo rosa
"Ho sposato un maschilista " (Newton Compton Editori) sta spopolando
ovunque. Non c'è modo di sapere chi si nasconda dietro lo speudonimo di Joanne
Bonny ma quello che è certo è che sia una penna decisamente arguta e una mente
aperta, oltre che una persona brillante, intelligente e molto preparata.
"Ho sposato
un maschilista", un titolo semplice ma nel contempo schietto,
sincero e di sicuro impatto per due motivi: uno perchè si parla di matrimonio
in un'epoca in cui se ne celebrano sempre meno, due perché in un periodo in
cui le donne tendono a spingere verso il femminismo estremo, una donna ammette
di amare e di aver addirittura sposato un uomo maschilista. Mi viene dunque da
chiederti se hai voluto fin dal titolo scatenare un piccolo putiferio a livello
mediatico...
Il titolo è
volutamente provocatorio, ma più che la realtà della storia riflette il
pregiudizio che la protagonista, femminista incallita, nutre nei confronti
della sua controparte maschile e negli uomini in generale. A dispetto di quanto
può suggerire il titolo, infatti, il romanzo non si concentra sull’eterna
guerra tra i sessi, ma vuole essere una sincera critica a un certo tipo di
femminismo distorto e malsano che danneggia in primis le donne stesse.
Perché credi che
oggigiorno non si creda quasi più nel matrimonio? Vi è una crisi di sentimenti o semplicemente vige poca voglia di impegnarsi
seriamente?
Non credo sia tanto
una questione di sentimenti, fino a qualche decennio fa i matrimoni duravano
per la vita anche se l’amore si era estinto da un pezzo, soprattutto per
questioni di interesse economico da ambo le parti. Il fatto è che i trentenni
di oggi hanno uno stile di vita molto diverso rispetto a quelli delle generazioni
passate: molti non hanno un lavoro stabile, vivono coi genitori e non hanno
risorse finanziarie sufficienti per mettere su famiglia. Insomma, se le
ristrettezze economiche una volta tenevano insieme un matrimonio, oggi rendono
difficile celebrarlo.
Allo stesso tempo
credo che l’idea romantica, idealizzata, di matrimonio non sia ancora
tramontata nei cuori delle persone: basti pensare all’attenzione mediatica e di
pubblico che hanno catalizzato le nozze del principe Herry e di Meghan.
Ma l' amore è
davvero un impegno? Che cos'è per te e come è cambiato- a tuo avviso- il modo
di viverlo e di definirlo nel corso del
tempo?
L’amore è un impegno
come tutto ciò che richiede cure e sforzi: essere fedeli al partner, sostenerlo
nei suoi progetti, sopportare i suoi difetti e accettare le sue mancanze. Quest
sono tutte cose che richiedono un impegno odierno e costante.
Oggi si ha la
percezione che le persone siano più egoiste e insofferenti ai sacrifici, e
pertanto meno inclini a impegnarsi in una relazione seria e longeva. Io invece
credo che siamo semplicemente meno ipocriti e disposti a imbrigliarci in
relazioni che hanno più aspetti negativi che positivi. “Meglio soli che male
accompagnati” non è più solo un detto, ma un vera e propria filosofia di vita.
Abbiamo accennato
sia al femminismo sia al maschilismo, ma secondo te quando possono essere sani
e quando invece diventano malsani?
Fermo restando che
non esiste un maschilismo sano, nel mio libro ho proprio voluto porre l’accento
su quel falso femminismo che spesso sfocia nella misandria e che mette in
pericolo la credibilità del vero femminismo, un movimento senza il quale oggi
noi donne non potremmo studiare, votare, abortire, avere una carriera e godere
di indipendenza economica. Le “false femministe” sono più animate da uno
spirito di vendetta che di uguaglianza, e personalmente ho conosciuto diverse
donne convinte della supremazia intellettuale ed emotiva del genere femminile
su quello maschile.
Incappare nello
stesso errore commesso dai maschilisti, però, è il modo più sbagliato per
risolvere la questione e porre fine alle discriminazioni.
Da che cosa
nascono secondo te questi atteggiamenti e modi di pensare?
Dall’ignoranza e da
un sistema patriarcale che, in particolare nel nostro paese, è difficile da
smantellare.
Il problema è che
ancora oggi certi comportamenti maschilisti vengono giustificati o condannati
blandamente perché in passato “sì è sempre fatto così”, senza rendersi conto
che la società si sta evolvendo sempre più rapidamente e ciò che viene
accettato oggi tra un mese verrà condannato senza appello. Basti pensare al
movimento “Me Too”: per anni la paura e l’omertà l’hanno fatta da padrone, poi
è bastato che si alzasse una voce per sollevare un’ondata di echi che hanno
distrutto un sistema fino a poco fa considerato inscalfibile. È successo perché
le donne non erano più disposte ad accettarlo, e più andranno avanti meno
saranno disposte a rimanere zitte.
Mi verrebbe da
dire che quando toccano gli estremi portano alla mancanza di rispetto verso gli
altri, o meglio nei confronti di chi appartiene a una categoria sessuale
diversa dalla nostra... Come si può oggi educare le persone al rispetto degli
altri?
L’educazione deve in
primis partire dai genitori, e dalle famiglie in generale. Oggi si tende ad
addossare le responsabilità a tutti fuorché a se stessi: alla scuola, ai media,
alla politica, etc. Anche questi hanno
una responsabilità sociale, certo, ma di base l’educazione e il rispetto deve
essere compito della famiglia impartirli.
Purtroppo esistono
ancora realtà dove il figlio maschio viene preferito alla femmina, o riceve un
trattamento di “favore”. Quante madri insegnano ai propri figli maschi a
sparecchiare la tavola, lavare i piatti o stirarsi i vestiti? A giudicare dalla
quantità di mammoni italiani, non abbastanza. E spesso e volentieri i media
amplificano questo problema, rappresentando il padre che prepara un pasto al
figlio come un “eroe” o un “papà eccezionale”. Se un uomo cresce con la
percezione di essere un privilegiato, come farà a considerare le donne sue
pari?
E di se stesse?
Come possiamo imparare noi donne a rispettarci?
Questo problema mi
coinvolge in prima persona non solo come donna, ma anche come scrittrice di
romanzi rosa. Molti romance di successo dipingono come romantiche relazioni
tossiche e pericolose, proponendo modelli femminili deboli e succubi di
uomini-padroni. E la cosa peggiore è che spesso questi romanzi sono destinati a
lettrici giovanissime, convinte che un uomo degno di questo nome debba essere possessivo
e prepotente. L’importante è capire che le storie scritte sulla carta sono per
l’appunto solo storie, e che se nella vita reale il compagno ti dice “Sei mia”,
è il caso di prendere le distanze.
Anche in questo caso,
l’educazione ricevuta in famiglia fa la differenza: una relazione sana e
paritaria tra i genitori è il modello migliore per lo sviluppo sentimentale dei
figli.
Tra l'altro
oggigiorno si urla sempre più spesso anche all'uguaglianza, ergo come fanno
ancora a esistere il femminismo e il maschilismo? Come ce lo spieghi? E
soprattutto credi che essi siano in qualche modo la negazione dell'
uguaglianza?
Oggi si urla
all’uguaglianza perché è ancora lontana. Si contano sulle punta delle dita i
paesi nei quali è stata raggiunta la piena parità tra uomo e donna, di strada
da fare ce n’è tantissima. Il problema è che molti sono convinti che il
femminismo sia il contraltare del maschilismo, quando a differenza di
quest’ultimo il primo lotta per
l’uguaglianza e non per la supremazia di un sesso sull’altro.
Essere femministi
oggi è imprescindibile per ogni individuo dotato di un minimo di buon senso e
che vuole considerarsi civile. Dichiararsi antifemministi è come dichiararsi
omofobi o razzisti, semplicemente non è accettabile
La verità è che avremo
bisogno del femminismo finché il maschilismo non sarà definitivamente estinto.
Quando hai scritto
questo romanzo, quali erano i sentimenti che navigavano nel tuo cuore e nella
tua mente?
Trattandosi di una
commedia romantica, il mio scopo principale era intrattenere e divertire il
lettore, senza pretese di dare lezioni o fare la morale.
Mi piaceva l’idea di
trattare il tema del femminismo in modo leggero senza scadere nella frivolezza,
offrendo qualche spunto di riflessione ma lasciando chi legge libero di dare il
suo giudizio finale sulla storia e sulle scelte della protagonista.
In quest’epoca non è
facile per una donna criticare il femminismo, anche se si tratta di una sua
deriva pericolosa, ma credo sia doveroso per essere coerenti con se stesse e dissipare
un po’ la confusione che questo argomento ancora genera.
E ora dopo un
romanzo sicuramente divertente ma che induce anche a riflettere, che cosa
dobbiamo e possiamo aspettarci da te? Un nuovo romanzo sui generis sempre sotto
pseudonimo?
Attualmente sono
impegnata nella scrittura di un’altra commedia rosa, che questa volta ha come
protagonista una “rich kid” milanese caduta in disgrazia.
Ovviamente la trama è
uno spunto per numerose gag e situazioni divertenti, ma non mancherà di
lanciare qualche invito alla riflessione sulle numerose contraddizioni presenti
nella mia città natale: la Milano di chi può permettersi affitti stellari e
shopping nel Quadrilatero della moda che convive con le periferie problematiche
e i numerosi senzatetto accampati davanti alle vetrine delle gioiellerie.
La
protagonista avrà modo di sperimentare entrambe e scoprire che ambedue
riservano sia gioie che dolori.