Gubbio al tempo di Giotto - Tesori d’arte nella terra di Oderisi

di Riccardo Bramante - Molto spesso luoghi meno noti d’Italia offrono occasioni per ammirare opere d’arte altrimenti poco conosciute. È, appunto, il caso di questa mostra, “Gubbio al tempo di Giotto - Tesori d’arte nella terra di Oderisi”, in cui la cittadina umbra, che si proclama “la più bella città medievale d’Italia”, mette in mostra i suoi tesori altrimenti poco noti al grande pubblico.

La manifestazione che è in corso e che si protrarrà fino al 4 novembre 2018 è allestita in tre sedi diverse, l’una più bella dell’altra: il famoso Palazzo dei Consoli che rappresenta l’icona più nota della città, il Museo Diocesano, eretto accanto alla Cattedrale ed il Palazzo Ducale che nel Quattrocento fu la residenza di Federico da Montefeltro, Duca di Urbino.

E’ bene precisare subito che, nonostante sia evidente che la mostra intenda stabilire un legame culturale, artistico e religioso tra i due artisti, Giotto ed Oderisi, fra la sessantina di opere presentate non ve ne è nessuna né di Giotto, né di Oderisi. Ciò che si vuole ricreare è, invece, l’immagine di una città, Gubbio, politicamente e culturalmente avanzata nell’Italia del Duecento e Trecento attraverso la riscoperta di dipinti ed opere di maestri eugubini finora quasi mai esposte.

Ed ecco allora dipinti su tavola, manoscritti miniati e sculture che si rifanno a grandi artisti come Guido di Oderisi, altrimenti noto come Maestro dei Crocifissi francescani, o Palmerino di Guido, il Maestro espressionista di Santa Chiara che si ritrova a lavorare a pochi chilometri di distanza da Giotto, impegnato nel grandioso cantiere di Assisi, o ancora il Guiduccio Palmerucci dalla biografia poco chiara ma a cui vengono attribuiti polittici di rara bellezza, e ancora Mello da Gubbio ed il giottesco Maestro di Figline, autore di un eccezionale polittico per la prima volta presentato al pubblico.

In sintesi, la mostra curata da Giordana Benazzi, Elvio Lunghi ed Enrica Neri Lusanna ha come obiettivo quello di documentare la centralità di Gubbio nell’arte italiana di quel periodo e, in generale, di evidenziare le caratteristiche peculiari del linguaggio artistico allora sviluppatosi nell’Umbria settentrionale, esercitando anche una indubbia influenza sulle contemporanee espressioni artistiche dei territori circostanti.
Fattitaliani

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