Una vita in viaggio tra
l’Italia e gli Stati Uniti alternando il cinema al teatro alla conduzione. È
questa la definizione di Mario Acampa, 30 anni e 10 anni di attività
festeggiati proprio quest’anno. E di strada ne ha fatta dallo Stabile Privato
di Torino, fino al Teatro Nazionale di Milano, passando per Rai Gulp in cui è
diventato volto noto con il primo talkshow in diretta per ragazzi, ma senza
dimenticare i set internazionali.
Lo abbiamo intervistato
al teatro Nazionale di Milano dove ha appena debuttato con “Pinocchio, cuor
connesso” proprio nel ruolo di Pinocchio in un allestimento firmato dalla
sapiente mano di Chiara Noschese che ha scritto e diretto lo spettacolo.
Un ruolo da
protagonista al Nazionale che arriva dopo The Blues Legend e Alice nel paese
delle meraviglie, ma soprattutto dopo il ritorno recentissimo da Los Angeles in
cui ha lavorato sodo per firmare col suo primo manager americano.
Mario come ci si
sente a impersonare la creatura di Collodi?
Sono felice. Pinocchio
è nell’immaginario di tutti, ma in questo spettacolo è ancora più sorprendente.
E’ la storia di un Pinocchio moderno tentato dal mondo dei social e da internet
e costruito da un Padre ingegnere talmente preoccupato dei suoi problemi e
delle sue aspettative che perde il controllo del proprio figlio. E’ una storia
sempre magica, ma con un pizzico di amaro che spinge a riflettere. E poi certo
non mancano le risate!
E le bugie?
Quelle ci sono sempre,
sono una costante irrinunciabile. Anche se il mio naso è già abbastanza lungo e
il mio Pinocchio avrà altri problemi da dover affrontare ogni volta che dirà
una bugia…ma non te lo svelo…
E tu ne dici di
bugie?
Ma magari imparassi a
dirle! A volte ci provo ad addolcire la realtà con una piccola bugia, ma la mia
faccia e i miei occhi parlano più forte delle mie parole. Non riesco a mentire
e la cosa non è sempre un bene…
In che senso?
Beh a volte sarebbe più
comodo apparire diversamente, o dare un’impressione “migliore" dicendo ciò
che gli altri vorrebbero sentirsi dire. Io ho sempre detto con molta gentilezza
tutto ciò che pensavo così da tornare a casa senza nervoso allo stomaco. A
volte la sincerità è stata apprezzata, altre volte ho fatto allontanare
qualcuno, ma va bene così. Resta chi deve rimanere.
E quando reciti? non
sei costretto a mentire?
Questo tema è
ricorrente. Ogni volta sento dire che un attore sa mentire, io penso che un
buon attore non mente mai, ma anzi trova il modo di dire una verità in modo
credibile anche quando non gli appartiene totalmente. Apri un pò di cassetti
dentro di te e scopri che ognuno di noi ha un pizzico di qualunque personalità
e un attore ha la possibilità di cavalcarle tutte.
E in America
funziona così?
In America ancora di
più. Quando reciti in un’altra lingua devi stare ancora più attento ad andare
in profondità nelle intenzioni e nelle emozioni, altrimenti sei un fake.
Los Angeles è stata una grande scuola.
Hai un manager a Los
Angeles e hai girato con registi del calibro di Ron Howard e con attori come
Tom Hanks e Danny Glover: hai mai avuto paura?
Ho sempre paura. Ho
paura di non godermela abbastanza. Di non lasciarmi andare. Arriva un momento
in cui come dice la mia actor coach americana devi “let it go”: lasciare
andare. Fino all’ultimo elaboro informazioni e poi…boom, lascio che sia. E la
paura mi diverte persino.
Come sarà il tuo dio
Hermes nell’Odissea con Danny Glover? Hanno definito la tua interpretazione
come “inspiring” e cioè che dà forza e motivazione!
Mi ha fatto molto
piacere non te lo nego. Sarà un Hermes anticonformista. Un dio che ha un
passato di abusi e di eccessi. Ho voluto mostrare la sua voglia di riscatto, il
suo senso della dignità ritrovata e forse mai perduta, ma solo mascherata per
dovere. Il resto lo decideranno gli spettatori. Ricordo il set con emozioni
forti.
E cosa ti aspetti da
questo Pinocchio?
Mi aspetto di riuscire
a mantenere il contatto con il mio lato bambino. E’ difficile a volte tornare a
quello stato mentale della fanciullezza in cui scopri le cose per la prima
volta e vedi il mondo con una luce che non rivedrai mai più. Ho l’occasione di
poterci provare ad ogni replica e a volte è inquietante come mi venga da ridere
sul palco per cose inaspettate o come scendano le lacrime in modo estemporaneo
dove non credevi di poterti commuove.
E la regia di Chiara
Noschese?
Interpretare Pinocchio
è un bell’esercizio di vita e Chiara Noschese anche questa volta mi ha
consegnato una grande gioia e una grande responsabilità. La stimo molto e la
ammiro per il coraggio che ha ogni volta di mettere in scena la poesia della
vita, a volte forte e a volte delicata come una carezza.
E’ uno spettacolo
destinato alle famiglie, quanto starete in scena?
Siamo in cartellone al
Nazionale fino a gennaio. E un bel viaggio e a volte mi sveglio la mattina
pensando a quanto sia bello fare ciò che faccio. Mi sento molto fortunato.
Spero che vengano a vederlo i bambini e gli adulti divertendosi prima di tutto
e poi pensando che il tempo è prezioso e va impegnato con la testa e col cuore,
quello si, connesso.
Ma…prossimi
progetti?
Sarà una stagione molto
intensa, ci sono molti progetti in corso, non ultimo un tour de La Vestale di
Elicona, il primo opera show scritto e diretto da me. E poi tante incursioni al
cinema, ma in questo momento è così bello godersi Pinocchio che non riesco a
pensare ad altro. Lasciami sognare ancora un pò!
Pinocchio sarà al
teatro Nazionale fino a gennaio a partire dal week end dell’11 e 12 novembre.
Per info e prenotazioni www.teatronazionale.it