Il
Berretto a Sonagli di Luigi Pirandello negli anni ha
avuto varie edizioni che si sono susseguite nel corso degli anni, dopo il
trionfo dell’anno scorso alla Sala Umberto di Roma, riprende la sua tournée e stasera sarà al Teatro Nuovo di Marmirolo (MN). Un cast stellare con
Gianfranco Jannuzzo nel ruolo di Ciampa che in passato era stato ricoperto da
Paolo Stoppa, Turi Ferro e Pino Caruso, Gaetano Aronica (Fifì fratello di
Beatrice) Anna Malvica Bolignari (Assunta mamma di Beatrice), Emanuela Muni
(Beatrice), Carmen di Marzo (la Saracena), Caterina Milicchio (Nina) Alessandra
Ferrara (Fana),Franco Mirabella (Commissario Spanò.
Adattamento e regia di Francesco Bellomo
che già nella sua prima edizione aveva
recuperato il copione originale ed alcune scene tagliate, restituendo
verità al testo pirandelliano.
Anna
Malvica Bolignari è una Signora del Teatro anzi è il Teatro come l’apostrofò un
Grande Maestro andando a complimentarsi nel suo camerino, alla fine dello
spettacolo. Attrice e cantante, sul palcoscenico è passata dal Musical a ruoli
drammatici e alla Commedia, lasciando nel cuore dello spettatore un ricordo
indelebile. Come diceva Ernesto Rossi o forse Stanislavskij “non esistono
piccoli ruoli ma esistono piccoli attori”. Una grande carriera alle spalle,
tantissimi Musical con Tony Cucchiara e con tanti attori dello Stabile di
Catania. Straordinaria nel ruolo ironico e svagato dell’anziana Rita in “Mamma
Randagia” di Thomas Otto Zinzi e in quello di Sghiscia la vecchia serva di Don
Ravanà in una novella di Pirandello.
Il ruolo di Assunta in “Il Berretto a Sonagli” lo fa da tempo, ha iniziato con
Turi Ferro poi Pino Caruso ed infine grazie a Francesco Bellomo è riuscita
finalmente a darle una connotazione diversa. Venti battute ma una comicità assoluta
che servirà a preparare un gran finale.
Ancora una volta è riuscita a conquistare il pubblico che come sempre le
succhia l’anima e lei è sempre pronta a donarsi a loro!
Chi è la
Signora Assunta? Quando la feci la prima volta con
Turi Ferro era una circostanza tragica perché nello spettacolo io facevo la
saracena, eravamo all’Eliseo di Roma e morì Franca Manetti che faceva
un’Assunta straordinaria. Turi decise che fossi io a sostituirla. Indossando il
suo costume capii che mi aveva lasciato una grande eredità. Era il 1994 ed io
nel primo atto facevo la Saracena e nel secondo Assunta. L’anno successivo Turi
mi chiese di scegliere ed io scelsi Assunta anche se la Saracena ha più battute
ma non mi dava le stesse soddisfazioni.
Con Turi l’ho fatta per due anni. Dopo la sua morte e quella di mio marito mi
sono trasferita a Roma e tre anni fa ho ricevuto la proposta di rifare il
personaggio di Assunta. Rispetto a come la facevo prima ho aggiunto dei
particolari che l’hanno resa civettuola. E’ una donna che fa in modo che lo
scandalo non dilaghi e non coinvolga troppo la loro famiglia perché lei era una
timorata, non si era mai sentito sparlare di lei e non vuole che si chiacchieri
su sua figlia. Assunta è molto più spiritosa ed osé rispetto al ruolo
tradizionale ma ha raggiunto un successo così plateale che già dall’entrata in
scena cominciano a ridere e si divertono, non vedo per quale motivo non
dobbiamo dare al pubblico che rispetto sempre ed ammiro questa oasi di comicità
che servirà poi a preparare quel grottesco e terribile finale della pazzia di
Beatrice.
Tantissimi Musical con Tony Cucchiara che
ricordi hai? Ne ho fatti dodici da protagonista insieme alla figlia
Annalisa e tanti attori dello Stabile di Catania come Pippo Pattavina e Duccio
Musumeci. Ho fatto per anni “Pipino il breve”, siamo stati persino a Broadway,
al Cervantes di Buenos Aires, in tutta l’Australia. Uno spettacolo importante
che per anni è stato itinerante e che per lo Stabile di Catania avrebbe potuto
diventare non solo il suo fiore all’occhiello ma una “Memoria vivente” come
“Arlecchino servitore di due padroni” per il Piccolo Teatro di Milano che da
anni gira il mondo e che porta avanti la bandiera del Piccolo. E’ quello che ci
accingevamo a diventare ma divenne Direttore Artistico Pippo Baudo nonché amico
di Tony Cucchiara e quindi avrebbe potuto aiutarlo invece disse “No abbasta
cussi cosi siciliani, chi facimu? E’ uno spettacolo folcloristico”. Pipino il
breve era uno spettacolo colto sull’Opera dei Pupi, raccontato dai Pupari sulla
Chanson de geste, sulla storia di personaggi, come Carlo Magno. Un testo che ha
delle grosse connessioni storiche e culturali ed una grande forza “ruspante” di
attori dialettali che si muovono come i Pupi. Quella che per anni era stata
un’operazione vincente fu fermata dopo trent’anni da Baudo. Subito dopo, sempre
con Tony Cucchiara facemmo “Storie di periferia” ed interpretavo Marta. Lì
conobbi mio marito.
Tony Cucchiara è un amico caro che mi stima, senza di lui non avrei tirato
fuori questa mia vena musicale da cantante professionista, sono una figlia
d’arte perché a casa mia cantavano un po’ tutti ma non riuscivo mai a
dimostrare professionalmente che ero anche una cantante. Dissi a Mario Giusti
fondatore e Direttore dello Stabile di Catania perché non mi avesse
interpellato per un musical con Tony Cucchiara e lui si meravigliò del fatto
che sapessi cantare. Mi propose l’audizione aggiungendo che Tony mi avrebbe
scoraggiata. Feci l’audizione e Tony mi disse che aveva già la cantante ma ero
molto più brava di lei e che mi considerava un miracolo arrivato al momento
giusto. Ho fatto tanti Musical con Tony e se non c’era il ruolo, Tony lo
scriveva apposta per me.
Tony è stata la mia vita musicale, il mio incontro con il Musical ed oggi è un
caro amico, ci sentiamo telefonicamente e posso dire che è una delle presenze
fondamentali della mia vita professionale. Gli devo moltissimo.
È vero che dal palcoscenico trai energia
e dal pubblico la forza di lottare? Sì, sono le cose che sono servite a me
per lottare contro il mio male e per avere l’energia giusta per continuare a
farlo. Assunta mi dà grandi soddisfazioni ma voglio che negli ultimi anni della
mia carriera, il mio pubblico che amo estimo, mi veda in qualcosa di più
interessante. Prima di questo spettacolo, dello stesso Autore ho fatto la Sgriscia
dei “I giganti della montagna” un monologo di sette minuti che ti fa piacere
fare perché senti che il pubblico dipende da te, ti sta succhiando l’anima e tu
gliela dai volentieri. Una frase storica che pronunciò Ernesto Rossi, un grande
attore dell’800 e quando Stanislavskij lo vide recitare, disse “non esistono
piccoli ruoli, esistono piccoli attori”. Alcuni dicono che l’abbia detta
Ernesto Rossi e che Stanislavskij l’abbia fatta sua. Io l’attribuisco a Ernesto
Rossi perché ho studiato all’Accademia Silvio D’Amico e nella sala “Sergio
Tofano” sopra la sua cattedra c’era un cartello con sopra questa frase e
firmato Ernesto Rossi. Tofano lo confermò e lui che era un caratterista come lo
sono pure io, non aveva mai fatto grandi ruoli e se si è particolarmente bravi,
si diventa quasi più bravi dei protagonisti. Ho venti battute ma il pubblico
non mi ricorda per quelle ma ricorda in toto il personaggio che era arricchito
dalla mimica facciale, gestuale e di altre battute che dicevo tra i denti e che
vengono colte comunque dal pubblico. Con un piccolo ruolo conquisti comunque il
pubblico che ti dà la carica ma avrei voluto che venendo in Teatro potesse
ricordarmi anche per cose fatte al Cinema o in Televisione. Mi riconoscono come
una brava attrice ma avrei potuto essere ancora più brava e più nota, se avessi
avuto le occasioni giuste. Forse sono stata io a non riuscire a crearle oppure
non si sono presentate. È un’amarezza
che mi porto dietro… Elisabetta Ruffolo