THREE THE MOVIE il 1° film di Elisabetta Minen: il cinema è l’arte del montaggio

Fattitaliani
La ricostruzione dell'universo micro (?) di immigrati clandestini nel nord-est italiano. La vita di tre ragazzi, la voglia di felicità, l'uguaglianza della diversità. La trama porta a dimensioni filosofiche, visionarie e surreali. È disincanto poetico

Il numero tre è tutto in questo film di Elisabetta Minen. Tre, e suoi multipli. Numeri arcaici, spirituali, trascendenti. Tre, sei, nove. Vettori sapienziali che ci conducono al cuore teologico dei monoteismi. Tre, la Trinità cristiana. Sei, le punte della Stella di David, la Stella degli Ebrei. Nove, il volto di Dio per la tradizione Sufi, secondo la cultura islamica. 
Tre storie s'intrecciano in una terra, il Friuli, che si estende lungo un triplice confine. Le storie di Irene, una ragazza carnica, cristiana; di Pavel, ucraino ed ebreo; di Mehdi, iraniano e musulmano. Udine. Una città bellissima, ma percepita dallo straniero come fredda, inospitale. Pavel e Mehdi hanno lo status di clandestini, dividono un appartamento nel "ghetto" di via Roma e le tante preoccupazioni di quei fantasmi sociali chesono. Irene, innamorata di Pavel, cerca di aiutarli, ma nel suo slancio di magnanimità si spinge, forse, troppo in là, per non pentirsene... Mehdi convive con l'ossessione di una colpa antica: la sua anima fragile è suscettibile all'attrazione del Male... "Sopra" di loro, incarnazione di realtà metafisiche che presiedono all'esistenza dell'uomo, tre antagonisti alzano a sei il numero complessivo. Sono un vecchio cieco, capace, di vedere al di là del phenomenon: incarnazione del Purgatorio, della sofferenza dell'attesa di un cambiamento di stadio. Monsignor Angelo, il Paradiso, padre spirituale di Irene, che la consiglia, la rimbrotta, la protegge...
Una donna misteriosa, conturbante, sensuale, venefica: il Male, l'Inferno.
Un'altra triade di figure fa lievitare a il nove dei personaggi: il novizio Edo, che prende a cuore il caso di Pavel; Omar, un falso amico che cerca di corrompere il rigore dei costumi di Mehdi; l'Angelo del Nord, una figura attinta dalla tradizione coranica: lo si intravede, talvolta, dietro i personaggi. Poi, dieci, una bambina... 
Elisabetta Minen
Predestinazione e scelta morale. Due alternative? Soggezione al Male o libertà del Bene. Che cosa sceglieranno i protagonisti? Film indipendente e low budget, Three The Movie, final cut dell'originale Trê - Sé - Shalosh (titolo, naturalmente, trilingue, friulano, farsi ed ebraico), muovendo dalla ricostruzione del micro(?)cosmo degli immigrati irregolari nel Nord-Est d'Italia, si apre a dimensioni filosofiche, visionarie, surreali. Per parlare di uguaglianza nella diversità. Per cercare il Medesimo nell'Altro. È disincanto poetico.
In un'intervista concessa a CineMio, Elisabetta Minen ha dichiarato: "Questa è comunque un’opera prima, mi ritengo più che una ‘regista’ mi sento una ‘regista apprendista’. Gli altri lavori che ho fatto non sono minimamente paragonabili a questo... Il montaggio è l’anima di Three the movie (un’anima che non era pienamente espressa neanche in fase di scrittura). Personalmente ritengo il cinema l’arte del montaggio".



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