È un film bellissimo che racconta di complotti e contro-complotti, intrighi e tradimenti, inganni e contro-inganni, cospirazioni e congiure, lealtà e fedeltà, amore e vendetta, altruismo e generosità.
La fotografia è superba e vorticosamente attraente. Lo spettacolo di danze e combattimenti affascinante e fantastico. Le musiche delicate e raffinate. Lo spettatore ne rimane affascinato e incantato. Ma tutto questo è solo la cornice di un messaggio più grande e straordinario.
Zhang Yimou, prendendo magistralmente spunto dall’inizio della caduta della dinastia Tang, nell’anno 859 d.c., ci racconta brillantemente come spesso “La Ragion di Stato” viene demolita e compromessa dall’umanità e da sentimenti puri ed ancestrali che sovrastano l’obbedienza e la disciplina.
Ed è un messaggio che oggi appare assolutamente contemporaneo e attuale. “La Ragione di Stato” è la ragione dei poteri forti sui “poteri deboli”: sul potere espresso dalla famiglia, sul potere conquistato dai commercianti e dalle piccole imprese, sul potere della competenza accumulato dai piccoli professionisti e dagli instancabili operai, sul potere della conoscenza, del sapere e dell’insegnamento. Ed è un “piccolo” potere che si vuole ceda il passo al potere dei più forti: il potere economico e il potere politico. È lì che ha inizio la caduta di uno degli imperi più virtuosi e potenti della storia cinese del primo millennio. Ed è sempre lì che prende il sopravvento la vera e più profonda natura dell’uomo. Non esiste forza di volontà che possa reggere i colpi devastanti dell’amore puro ed impetuoso. È questo che, con una narrazione poeticamente coinvolgente, ribadisce allo spettatore il bravissimo regista: l’inesorabile supremazia dell’amore sopra ogni altra forza terrena.
ANDREA GIOSTRA
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