(English version) Il 18
aprile 2016,
alla Columbia
University di Broadway,
Pulitzer
Hall 709,
New
York, U.S.A.,
è nata una Nuova e Luminosissima Stella nel firmamento della
letteratura planetaria: Viet
Thanh Nguyen!
Viet
Thanh Nguyen non è ancora uno scrittore noto al mondo, almeno fino
ad oggi, giorno di Pasquetta del 2017. Non lo è, e non lo è stato
fino a un annoi fa, neanche nel suo Paese d’adozione, gli Stati
Uniti d’America.
Viet
Thanh è nato a Buôn
Ma Thuôt,
in Vietnam,
nel 1971. Nel 1975 la sua famiglia fugge negli Stati
Uniti d’America
per chiedere asilo politico, dopo la caduta del regime sostenuto
dagli Americani nel tentativo di colonizzare il Paese motivando
l’“invasione armata” col più nobile degli obiettivi della
politica occidentale: “importare la democrazia” in Vietnam
attraverso una guerra sanguinaria, sanguinosa e dolorosa di cui il
popolo americano ancora oggi porta ferite profonde e incancellabili.
Tutti
i profughi vietnamiti che avevano sostenuto il Governo Statunitense e
che riuscirono a fuggire dalla Rivoluzione vietnamita, vennero
accolti da subito in diversi campi di accoglienza in territorio
americano: la famiglia di Viet Thanh Nguyen passa il primo periodo
della sua permanenza in Pennsylvania,
presso il campo profughi di Fort
Indiantown Gap.
Solo
alla fine degli anni ’70 Viet e la sua famiglia possono iniziare
una vita da cittadini liberi e da cittadini americani veri, ottenendo
dal Governo Americano il permesso di traferirsi dove avrebbero voluto
vivere dal momento in cui hanno messo piede negli U.S.A., la
California, a San Jose, che per clima e humus
era ritenuto dai Nguyen, almeno nell’immaginario, il più vicino e
“prossimo” a quello del Paese che avevamo amato e abbandonato per
sempre, per sfuggire a morte certa.
È
dalla California che il piccolo Viet Thanh Nguyen inizia gli studi,
con passione, intelligenza e determinazione, laureandosi nel maggio
del 1992
col massimo dei voti in “Letteratura
Inglese e Studi Etici”;
divenendo poi, nel 1997,
professore universitario in “English
and American Studies and Ethnicity”
nella prestigiosa University
of Southern California
di Los
Angeles.
Inizia a scrivere novelle, racconti brevi, e libri di saggistica,
oltre a svolgere con grande diligenza, competenza e preparazione la
sua professione di professore universitario.
Nel
2015 pubblica il suo primo romanzo, “The
Sympathizer”,
edito da Grove Press, New York.
Il
18
aprile 2016
Viet Thanh Nguyen vince il più prestigioso dei premi letterari al
mondo, il Premio
Pulitzer,
nella categoria “Fiction”
(Narrativa), con la seguente motivazione «a
layered immigrant tale told in the wry, confessional voice of a “man
of two minds” and “two countries”, Vietnam and the United
States»
(«una
storia di immigrati raccontata a strati e con sottile ironia; la
confessione di una voce di un “uomo con due menti” e “due
Paesi”, il Vietnam e gli U.S.A.»).
È
questa la premessa alla prestigiosa intervista che il Prof. Viet
Thanh Nguyen mi ha concesso oggi attraverso l’utilizzo dei potenti
mezzi informatici e di comunicazione di cui disponiamo tutti; mezzi
che hanno reso possibile mettermi in contatto con quello che ritengo
essere uno dei migliori e più profondi scrittori del XXI secolo.
Ecco
la mia intervista.
Prof.
Viet Thanh Nguyen, se dovesse dire qualcosa ai nostri lettori, come
Artista e come Scrittore, cosa direbbe loro?
Che
sono molto felice che i lettori in Italia stiano leggendo il mio
romanzo!
Quando
ha pensato di scrivere questo Romanzo, quali obiettivi aveva il suo
progetto?
In
primo luogo, quello di contestare il modo in cui la guerra in Vietnam
è stata e viene ricordata a livello globale, soprattutto a causa dei
“racconti” statunitensi (sia in letteratura che nel cinema).
Questa è forse stata la prima guerra nella storia in cui i perdenti
(gli americani) hanno scritto la storia, invece che i vincitori. I
vietnamiti di tutto il mondo, nelle storie raccontate dagli
americani, sono stati cancellati, messi a tacere, oppure mutilati;
mentre le memorie dei vietnamiti in Vietnam, e la diaspora che ne è
scaturita, sono molto diversi, e di fatto non sono affatto
conosciute. Così ho pensato al mio romanzo come a una vendetta
contro le storie americane, un tentativo di scrivere una storia
diversa della guerra, da una prospettiva vietnamita.
In
secondo luogo, l’idea di scrivere un romanzo che fosse riconosciuto
universalmente nella sua narrazione della guerra, della fedeltà, del
tradimento, della rivoluzione; e che fosse anche una apologia
radicata, un forte discorso a difesa della vera storia dei
vietnamiti.
Io
penso che il suo Romanzo sia il più interessante e stravolgente
libro scritto negli ultimi venti anni, per tutto quello che contiene,
per la qualità della narrazione e per la profondità
dell’introspezione psicologica che con eccellente maestria Lei fa
di tutti i protagonisti della Sua storia; al contempo ribaltata con
estrema classe e sottilissima ironia la prospettiva interpretativa
della guerra in Vietnam. Cosa ci dice in proposito?
Grazie
dl complimento, Andrea! Penso che quello che il mio romanzo dice è
che non vi è alcuna storia o narrazione che sia stata raccontata
così tante volte, in modo altamente ripetitivo, come quello che è
stato detto e scritto dagli americani della guerra in Vietnam; una
storia non può essere rovesciata e ricostruita in un modo
completamente diversa da quella che allora fu la realtà.
Come
ha vissuto da vietnamita naturalizzato statunitense negli Stati Uniti
d’America? Quali sono stati i vantaggi e gli svantaggi di essere un
rifugiato naturalizzato in un Paese che comunque dà sempre e
prioritariamente al merito e alle capacità personali grande spazio
per avere successo professionale e sociale?
Come
rifugiato negli Stati Uniti, ho sempre percepito di essere vissuto
come una spia. Ero un americano di una famiglia di genitori
vietnamiti, pronto a spiare le loro strane abitudini, il loro cibo, e
la loro lingua. Fuori da casa mia, mi sentivo come una spia
vietnamita di tutta la bellezza e di tutte le stranezze degli
americani. Ho imparato a non dare per scontato tutto ciò che ogni
cultura dice o scrive di sé stessa, ho imparato ad essere sempre
scettico. Questa è stata una posizione scomoda da vivere in America;
ma al contempo un luogo produttivo per un romanziere, che deve sempre
porsi in modo sia empatico che critico. Nella misura in cui io sono
stato simpaticamente scettico, mi è sempre stato profondamente
chiaro il potere e la seduzione del Sogno Americano al quale tu fai
riferimento, ma sempre consapevole delle sue insidie. Il sogno
americano è, infatti, reso possibile solo dall’Incubo Americano di
genocidio, di schiavitù, di colonizzazione, di guerra, di razzismo e
di sfruttamento, nonché dalla negazione di tutte queste cose. Sono
venuto negli Stati Uniti a causa dell’Incubo Americano, spedito qui
dal mio paese di nascita, e sono cresciuto negli Stati Uniti come
beneficiario del Sogno Americano. Questa è la contraddizione che mi
ha reso quello scrittore che sono oggi, e dalla quale non riesco a
indietreggiare; uno scrittore che deve confrontarsi continuamente,
come faccio in “The
Sympathizer”
(“Il Simpatizzante”).
Se
due bambini di dieci anni dovessero chiederle con spontaneità,
ingenuità e curiosità: «Prof.
Viet Thanh Nguyen, ci spiega per favore cos’è l’Arte?»,
come risponderebbe a questa domanda per far capire loro quello che
vogliono sapere?
L'Arte
è quello che senti e quello in cui credi, quello che puoi vedere con
gli occhi della tua mente. Come realizzare quello che vedi in modo
che anche altri possano vedere; che è al contempo un mandato per
tutta la vita, radicato nelle intuizioni emotive e nel dolore di
quello che sei, come un bambino.
Verrà
in Italia per presentare il suo Romanzo “The
Sympathizer”?
Se sì, quando e quale sarà il tour perché i nostri lettori possano
venire a sentirLa parlare e ad incontrarLa per avere il suo autografo
sul suo Romanzo?
Mi
piacerebbe vedere di nuovo l'Italia, considerato che il mio primo e
unico incontro con l’Itali è stato nell'estate del 1998, quando
con il mio zaino ho visitato Roma, Venezia e Firenze. È stata
un’esperienza meravigliosa, bellissima e romantica.
Adesso
sono stato invitato a partecipare ad alcuni Festival per l'estate
prossima, quella del 2017, e deciderò presto se potrò partecipare.
Grazie
infinite Prof.
Viet Thanh Nguyen
di avermi concesso questa intervista che le confesso mi lusinga e mi
onora tantissimo … e, come dite voi americani, break
a leg…
Grazie
a te, Andrea, per avermi chiesto l’intervista per i tuoi lettori
italiani.
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Per chi
volesse approfondire virtualmente la conoscenza del Premio Pulitzer
2016, Viet Thanh Nguyen, ecco alcuni link da consultare:
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Per chi
volesse conoscere meglio virtualmente l’autore dell’intervista,
Andrea Giostra, ecco i suoi link:
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