Sul Sentiero degli Dei, nuovo album di Oderigi Lusi: il melologo in 8 quadri. L'intervista

A nove anni di distanza dall'apprezzato debutto Notes From A Logbook, che colpì per la fusione di orizzonti musicali differenti, Oderigi Lusi torna con un lavoro a lui molto caro, un'operazione ambiziosa pubblicata da Baryton che nasce ancora una volta da un approccio "fotografico" alla composizione.
Presentato dal vivo lo scorso 2015, Sul Sentiero degli Dei è un Melologo in otto quadri ispirato alla leggenda dei Due Fratelli di Vietri sul Mare (SA), composto da Lusi con versi di Varnadi, affidato al Demetra Ensemble e presentato dalle immagini del pittore Fernando MasiSul sentiero degli Dei (di Terra), Mare Nostrum (di Mare), Due fratelli (dell’ Uomo), Ninfa del mare (degli Dei), Spasimo del mareCanto di MorsPreghiera di Nettuno e Reminiscenza, questi i quadri eseguiti dal Demetra Ensemble (Catello Coppola, Maria Aiello, Sergio De Castris, Giuseppe Giulio Di LorenzoLuciano Varnadi Ceriello) che ha colto in pieno l'obiettivo artistico e personale di Lusi. Di origini irpine ma residente a Roma, Oderigi Lusi è uno dei compositori più preparati, eclettici e ambiziosi emersi negli ultimi anni in Italia. Dalla militanza con Osanna Malaavia alla vittoria della Silver Medal ai Global Music Awards (USA) per Il Nuvolo Innamorato al primo posto al concorso internazionale di composizione per balletto Moderato Danzabile, Lusi ha sempre cercato di innovare i linguaggi classici attraverso le sue passioni musicali e culturali, come dimostra il nuovo melologo ma anche l'ultima opera eseguita nel 2015, La Sinfonia n.1 op. 3 "Abellana" di cui verrà presto pubblicato il DVD della première.
A nove anni di distanza dal tuo debutto Notes From A Loogbook, il secondo album Sul Sentiero degli Dei. Sono cambiate moltissime cose in questo lungo periodo…
E’ vero. Nove anni rappresentano un lungo periodo! Un arco di tempo come al solito ricco di stimoli artistici, di studio, di concerti, di anni dietro la cattedra e di scrittura intensa.
Penso alle diverse opere scritte, dall’ampio organico, durata e dal grande coinvolgimento emotivo, che sono state eseguite in prima assoluta (quali la Sinfonia “Abellana” per Soli, Coro e Grande Orchestra di cui presto sarà pubblicato il DVD live della Première e Il Nuvolo innamorato, balletto in un atto unico eseguito in forma di Suite). Penso ad altri lavori da camera per piano solo che presto saranno oggetto di registrazione e penso allo stesso melologo “Sul Sentiero degli Dei” che ha visto la luce (discograficamente parlando) da poco ad opera dell’etichetta Baryton.
Circa le differenze tra Notes From a Logbook e il nuovo lavoro da camera posso dire che, a parte il linguaggio (in Notes è molto forte la componente jazzistica e improvvisativa), l’approccio compositivo rimane lo stesso. Il mio senso estetico è fondamentalmente lo stesso e quindi ben delineato a chi conosce la mia musica. Come ho già detto in precedenti interviste, il mio approccio alla composizione è quasi “fotografico”. Cerco di imbottigliare le immagini, le sensazioni e le emozioni che possono scaturire da un’esperienza che ho vissuto personalmente o da una lettura dal cui soggetto sono stato particolarmente colpito.

In cosa invece Notes e il Sentiero pensi siano simili? Cosa li accomuna?

Evocare attraverso la mia musica quelle che sono le mie emozioni rimane sempre il mio “tentativo” di traguardo artistico. Credo che la funzione principale dell’arte sia quella di comunicare ed emozionare. Nel fare ciò il linguaggio non conta, in quanto rappresenta qualcosa che si reitera e che torna, quindi solo un mezzo. Ciò che conta veramente è la sincerità dell’artista. E’ solo attraverso quest’ultima che può nascere un’empatia tra l’artista e il pubblico. Se non c’è sincerità l’arte rimane un mero esercizio tecnico.

Nell’estate del 2015 presentavi Sul Sentieri degli Dei, finalmente materializzatosi su disco. Partiamo dallo spunto iniziale, dall’ispirazione: la leggenda dei Due Fratelli di Vietri sul Mare.

Sul Sentiero degli Dei” è stato scritto in un mese circa. La leggenda dei “Due fratelli” di cui venni a conoscenza quasi in modo fortuito su internet pizzicò subito la corda della mia “ispirazione”. Qualcosa di magico che mi fece immediatamente buttare giù i titoli degli otto quadri che compongono la suite musicale. Successivamente, la musica si è generata attraverso il forte potere evocativo del racconto che rappresenta una metafora dai tanti risvolti: come percorriamo il sentiero del nostro “cammino”? Siamo “coscienti” lungo il viaggio? E lungo questo viaggio cosa facciamo per migliorare la nostra condizione di “uomini”?...

“…è solo alla fine del Sentiero che hai imboccato con mille dubbi e mille paure che ti volterai indietro e guarderai, con nuova Luce, a ciò che tu eri all’inizio del cammino…”

A quali modelli hai guardato nella stesura del melologo?

Nessun modello in particolare. Ho cercato di trovare un giusto equilibrio tra musica e parole in modo che l’impianto dell’opera non avesse mai un calo d’interesse. Spero di esserci riuscito.

Per questo melologo ti sei avvalso di due partecipazioni importanti. La prima, per la parte testuale, è quella di un cantautore che molti ricordano per scelte eccentriche e anche provocatorie, Luciano Varnadi Ceriello. Come mai questo coinvolgimento?

Varnadi è amico di vecchia data, un artista fantastico e sincero. La sua arte colpisce diretta, non ci sono vie di mezzo. Quando ho condiviso con lui l’idea del Melologo si è messo subito a lavoro, carpendo in pieno, attraverso la sua sensibilità di spessore, il senso del progetto e la direzione che gli volevo dare. L’impostazione classica dei testi ha completato l’idea iniziale che avevo della musica. Uomini e Dei raccontati attraverso dei versi bellissimi e dalla “musicalità” innata. Ancora adesso continuo a leggerli distaccati dalla musica stessa, vista la luce propria di cui brillano.

Il lavoro di Varnadi è pienamente in linea con l’idea forte dell’opera, quella di un “cammino iniziatico”…

Sì, esattamente, un “cammino iniziatico” leggibile attraverso diversi stadi di “conoscenza”. Forse l’arte intera è qualcosa di iniziatico. Bisogna predisporre la propria anima affinché si possa imboccare il sentiero dell’arte. Non è facile, il cammino è lungo e prevede impegno, studio e profonda conoscenza di noi stessi.

A tal proposito dichiara l’autore dei versi, Varnadi:

Nel comporre i versi del melologo ho lasciato che il pensiero viaggiasse tra le prosodie dei metri classici alessandrini, che si perdesse tra i versi sdruccioli, pari e tronchi dei settenari, che s’intrecciasse con le ardite strofe delle terzine incatenate e che giungesse a una definitiva pace tra i versi sciolti, seppur non sussurrati, adagiati su un guanciale di palindromi.
E a tali versi… ho avuto il piacere di dar voce.

La seconda partecipazione riguarda il Demetra Ensemble: un quartetto di ottimi musicisti già con te alla prima del 2015.

Esatto. I musicisti (Maria Aiello, Catello Coppola, Sergio De Castris, Giuseppe Giulio Di Lorenzo con lo stesso “Varnadi”) che hanno suonato alla prima dell’opera sono gli stessi ad aver condotto in porto il progetto discografico. Persone e musicisti straordinari. Colgo anche l’occasione per ringraziare Giovanni La Marca e Baryton per aver creduto in questo progetto, Peppe Sasso e Amarcord Studio per la pre-produzione, il M° Giulio Marazia e il Prof. Pasquale Scarpato per le prefazioni al lavoro.

Come scrive proprio il maestro Marazia, sei stato abile a “conferire al magma delle pulsioni emotive una struttura architettonica di grande respiro”: l’equilibrio può essere una chiave di lettura dell’opera.

Credo di sì. L’equilibrio formale di un lavoro di grande respiro è sicuramente uno degli elementi più difficili da gestire quando si scrive. E’ qualcosa spesso di istintivo ma senza dubbio è quel qualcosa su cui un compositore deve continuamente tornare, limare per cercare di avere un risultato soddisfacente.

Una menzione speciale anche per il contributo grafico di Fernando Masi, con una sequenza di quadri che accompagnano l’ascoltatore.

Masi è un artista straordinario. Un pittore figlio della mia terra che riesce ad emozionarmi e che conosco da anni. Ci tenevo ad averlo in questo lavoro e lui da grande artista di spessore qual è, ha subito accettato l’invito. Tra l’altro ho orgogliosamente acquistato i quadri che ha dipinto appositamente per me.
Musica, poesia, pittura e scultura… permettetemi di citare Novalis:
La scultura e la musica sono l’una di fronte all’altra, come opposte durezze. La pittura apre una via di transito tra l’una e l’altra. La scultura è la sostanza rigida che viene plasmata. La musica è la sostanza liquida, a sua volta plasmata.
La pittura e il disegno traducono tutto in superficie e in fenomeni che avvengono in superficie, la musica traduce tutto in parola e in segni linguistici.
La poesia, intesa in senso stretto, sembra quasi l’arte intermedia tra le due arti della figura e le arti del suono. E se la battuta musicale corrispondesse alla figura, e il singolo suono al colore?”
Ps.

Sul Sentiero deli Dei” è dedicato a mia moglie Alessia.

Demetra Ensemble:
Catello Coppola: flauto in do;
Maria Aiello: flauto in sol e ottavino;
Sergio De Castris: violoncello;
Giuseppe Giulio Di Lorenzo: pianoforte;
Luciano “Varnadi” Ceriello: voce recitante


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