PALERMO. Con un finale choccante, così
si chiude il Ring di Wagner reinterpretato dal regista inglese Graham
Vick per il Teatro Massimo di Palermo. Un'immagine che è così
inaspettata da determinare un corto circuito, bloccare al punto da
impedire di applaudire, malgrado i motivi per farlo siano tanti, e la
sala nel complesso esplode in una lunga ovazione liberatoria. Ma
quella fila di uomini che, alla morte degli dei e alla fine del loro
regno, aprono le vesti e mostrano di essere tutti dei potenziali
kamikaze con la cintura di esplosivo che brilla di festose lucine
rosse, fa sprofondare nello sgomento e nel più nero pessimismo per
il futuro del mondo rimasto in mano agli uomini. La scena però è di
così grande impatto emotivo che, anche se non si condivide, non si
può non considerare un colpo da maestro di teatro.
Il Götterdammerung (Il crepuscolo degli
dei) di Wagner-Vick chiude così in bellezza il Ring con un
allestimento che riesce a riprendere con essenzialità i temi dei
precedenti L'oro del Remo, La Valchiria e Sigfrido (recensione di Fattitaliani), ma appena
accenandoli e quindi evitando la noia del già visto e del
ripetitivo, con tante nuove invenzioni tra cui, tra le migliori,
sempre nel finale, le fiamme umane in cui scompaiono i corpi di
Sigfrido, di Brunilde e del suo fido cavallo Grane. Una scena che
riesce a risolvere in maniera innovativa ed efficacissima uno dei
momenti più significativi dell'opera. Avendone accennato, diciamo
subito, che i mimi e ballerini nel Crepuscolo appaiono molto più
curati nei movimenti, ideati da Ron Hudson, non danno più
l'impressione a tratti di essere solo un riempitivo che nulla
aggiunge, ma sono una presenza sempre funzionale e d'effetto.
A far volare veloci le cinque ore e
venti dello spettacolo è innazitutto la bravura dell'Orchestra del
Teatro Massimo, che il direttore Stefan Anton Reck ha infatti
chiamato opportunamente sul palco per godersi i meritati applausi,
all'altezza del grande affresco musicale ideato da Wagner. Ha
brillato poi in primis la bellissima e potente voce del soprano
danese Irène Theorin, specialista del ruolo, che è stata Brunilde
anche alla Staatsoper di Berlino e alla Scala diretta da Daniel
Baremboin, solo per citare le più recenti passate stagioni, che
padroneggia alla perfezione personaggio e partitura, sommamente
tragica e trascinante nella sua altissima ma umanissima passione,
alla fine autodistruttiva, per Sigfrido. Ruolo quest'ultimo cantato
da Christian Voigt con i limiti già detti nel recensire il
precedente Siegfried: si sente poco quando canta dal fondo del
palcoscenico, scompare un po' al confronto di una tanta superba
Brunilde, è un po' monocorde, non l'aiuta il costume ridicolo da
bamboccione americano un po' scemo già visto nel Siegfried e con cui
inizia a cantare anche il Crepuscolo. I costumi in effetti sono stati
in generale uno dei punti più deboli dell'allestimento della
tetralogia a Palermo, né originali né funzionali, mentre le scene,
firmate come i costumi da Richard Hudson, hanno avuto invece degli
elementi molto ispirati sparsi in tutta la tetralogia, come l'uso
delle sedie sia come onde che come cavalli, o i muletti dei giganti.
Tra i nuovi cantanti che fanno
apparizione nel Crepuscolo appaiono ben scelti Viktoria Vizin per
interpretare l'altra Valchiria, la sorella Waltraute, ma anche Eric
Greene per dar voce a Gunther ed Elisabeth Blancke-Biggs per la parte
di Gutrune, rappresentati questi ultimi due in camera da letto come
inetti cocaionomani dell'alta società, il primo decolorato biondo,
la seconda in provocante lingerie. Ed il patto di sangue tra Sigfrido
e Gunther, che li fa diventare fratelli, diventa un farsi un buco
insieme nel braccio, confermando anche in questa quarta parte del
Ring come la personalità dell'archetipo dell'Eroe, di Sigfrido, che
dovrebbe essere esemplarmente senza macchia, di una purezza che
sfocia però alla fine nell'ingenuità, sia completamente stravolta
dalla regia di Vick che rappresenta invece un giovane pronto a vivere
tutto senza preoccuparsi delle conseguenze. Voce e interpretazione
che si contraddistingue per sicurezza quella poi del basso svedese
Mats Almgren che interpreta l'infido ingannatore fratellastro Hagen,
malgrado il fisico atletico e prestante, mentre dovrebbe apparire
come il figlio di un nano dall'aspetto già vecchio. Ma il suo
apparire ordinato e curato funziona lo stesso, perché contrapposto a
quello dei debosciati fratelli. Così come funziona bene avere scelto
di farlo cantare spesso dalla sala.
La platea in effetti è coinvolta in
vari momenti, anche un maestro dell'orchestra, un corno, si presenta
dalla porta della sala, ed il suono del corno già prima era arrivato
pure dai palchi. E nella scena del doppio matrimonio, rappresentato
come un evente mediatico, la stampa rincorre gli sposini spintonadosi
lungo i corridoi. Corridoi che sono anche il Reno con i mimi che ne
rappresentano le onde, e così anche le Ondine scorazzano per la sala
come discole studentesse. Le coriste stesse siedono tra il pubblico
con pellicce e divertenti parrucche anni Cinquanta. Insomma, si sta
cinque ore seduti in sala, ma non si assiste e ascolta soltanto ma si
partecipa, e le sorprese sono state tante. Sin dall'inizio, con le
tre Norme che invece di tessere una tela assemblavano un bomba. Bomba
e kamikaze, inizio e fine corrispondono, un flusso potente di musica
ed immagini, miscuglio di ieri e di oggi, li ha ricongiunti, l'opera
è riuscita.
Alma Torretta
Palermo, Teatro Massimo, Stagione Lirica 2016
“GÖTTERDÄMMERUNG” (Crepuscolo degli dèi)
Terza giornata della sagra scenica Der Ring des Nibelungen, in un prologo e tre atti
Musica e libretto di Richard Wagner
Direttore Stefan Anton Reck
Regia Graham Vick
Scene e costumi Richard Hudson
Azioni mimiche Ron Howell
Lighting designer Giuseppe Di Iorio
Scene e costumi Richard Hudson
Azioni mimiche Ron Howell
Lighting designer Giuseppe Di Iorio
Orchestra e Coro del Teatro Massimo
Maestro del Coro Piero Monti
Nuovo allestimento del Teatro Massimo
InterpretiSiegfried CHRISTIAN VOIGT
Gunther ERIC GREENE
Alberich SERGEI LEIFERKUS
Hagen MATS ALMGREN
Brünnhilde IRÉNE THEORIN
Gutrune ELIZABETH BLANCKE-BIGGS
Waltraute VIKTORIA VIZIN
Erste Norn ANNETTE JAHNS
Zweite Norn / Wellgunde CHRISTINE KNORREN
Dritte Norn / Woglinde STEPHANIE CORLEY
Flosshilde RENÉE TATUM
Ein Mann ANTONIO BARBAGALLO
Ein anderer Mann CARLO MORGANTE
Gunther ERIC GREENE
Alberich SERGEI LEIFERKUS
Hagen MATS ALMGREN
Brünnhilde IRÉNE THEORIN
Gutrune ELIZABETH BLANCKE-BIGGS
Waltraute VIKTORIA VIZIN
Erste Norn ANNETTE JAHNS
Zweite Norn / Wellgunde CHRISTINE KNORREN
Dritte Norn / Woglinde STEPHANIE CORLEY
Flosshilde RENÉE TATUM
Ein Mann ANTONIO BARBAGALLO
Ein anderer Mann CARLO MORGANTE
Grane, il cavallo di Brünnhilde Jean Maurice Feist
Il cavallo di Waltraute Giuseppe Randazzo
I corvi di Wotan Giuseppe Claudio Insalaco, Rocco Buttiglieri,
I mimi: Daniela Allotta, Valeria Almerighi, Valentina Apollone, Mirco Arizzi, Rocco Buttiglieri, Innocenzo Cancemi, Marco Canzoneri, Giovanni Caruso, Livia Cintioli, Marzia Coniglio, Giuseppe Conti, Enrico Costanzo, Giulia Cutrona, Gabriella D’Anci, Arianna D’Arpa, Salvatore De Franchis, Salvatore Dolce, Jean Maurice Feist, Diletta Giannola, Rossella Guarneri, Giuseppe Claudio Insalaco, Chiara Leone, Dario Leone, Marco Leone, Sergio Lo Coco, Valentina Lo Duca, Giuseppe Lo Piccolo, Alberto Maggiore, Antonio Mandalà, Oriana Martucci, Cinzia Mazzi, Luigi Salvatore Milazzo, Sergio Modica, Sabrina Pecoraro, Marzia Pellegrino, Ennio Pontorno, Giovanni Prospero, Giuseppe Randazzo, Angela Ribaudo, Sara Scarponi, Marcella Vaccarino.