Teatro Massimo di Palermo: "Siegfried" di Wagner, regia di Graham Vick. La recensione di Fattitaliani

Il cerchio si sta chiudendo, anche se con un ritardo di quasi tre anni causa cambi al vertice al Teatro Massimo e presunte difficoltà economiche. Il Ring di Wagner per la regia di Graham Vick, ideato per festeggiare nel 2013 il bicentenario della nascita del compositore, sta finalmente andando in scena integralmente con il Siegfried che ha appena chiuso il cartellone 2015 del Teatro e fra qualche settimana, il 28 gennaio per l'esattezza, il Crepuscolo degli dei che infine aprirà la nuova stagione terminando così la tetralogia dell'Anello del Nibelungo.

Rispetto alle due opere andate in scena nel 2013, L'oro del Reno e La Valchiria, nel nuovo allestimento del Teatro Massimo per il Sigfrido si nota subito la continuità del progetto ma con meno idee ed invenzioni sceniche ed oltretutto ciò che nelle due opere era novità qui, con una sospensione della saga così lunga, ha il sapore del già visto. E questo non aiuta a trattenere un pubblico chiamato ad oltre quattro ore di rappresentazione in tedesco e che, infatti, sin dal primo intervallo inizia a dileguarsi. Un vero peccato perché questo Sigfried è stato davvero ben realizzato soprattutto da un punto di vista musicale: il direttore Stefan Anton Reck dirige con la giusta enfasi e le giuste sottolineature, tenendo salda l'orchestra che brilla per precisione, compatezza e compostezza. 
Il casting vocale è poi tutto egregio, a cominciare da Christian Voigt che interpreta con appropriata giovanile spavalderia il ruolo del Siegfried, anche se non l'aiuta il ridicolo costume di trasandato teenager americano in cui è costretto a cantare, con atteggiamenti tipici da adolescente arrabbiato e viziato, senza alcuna rappresentazione del suo animo in fondo nobilissimo, di eroe, di quella della purezza e coraggio di cuore che caratterizza innazitutto il personaggio e alla fine lo farà trionfare. Così come il suo privilegiato rapporto con la natura, che appunto discende dal suo animo immacolato, e la forza stessa della natura, in nulla traspare nella scenografia firmata Richard Hudson, come i costumi, con la foresta ridotta ad un fondale sbilenco, selva inoltre oltraggiata perennemente da mucchi di sacchi neri di spazzatura non raccolta. 
Bellezza e potenza della natura continuamente ricordate dalla musica di Wagner e che solo all'orchestra sembra lascito il compito di evocare. Il nano Mime è rappresentato come una checca accudente, con tanto di gembriulino, isterica e vendicatica, e davvero bene lo gioca l'inglese Peter Bronder sia sul piano vacale che scenico. Tutto il primo atto si svolge nel tugurio di Mime nella foresta, rappresentato come una banale abitazione di periferia dove gli ambienti descrivono nei particolari gli stereotipi di questo tipo di luoghi, e dove avviene il miracolo, in cucina, della ricomposizione della spada Notung conservata da Mime nel congelatore. 
In sala si sente realmente odore di saldatura, uno degli effetti scenici più riusciti della prima parte. Il tutto ha però il sapore del ridicolo, malgrado i movimenti in scena siano ben sudiati e le luci d'effetto e appropriate. Movimenti e luci che peggiorano però andando avanti nel dramma come se una ben differente dose di attenzione fosse stata posta tra il primo tempo e i restanti due. 
Nel secondo atto rispunta il muletto di Fafner, il gigante drago interpretato da Michhael Eder, ed in questo caso è una piacevole continuità con quanto già visto nel prologo L'Oro del Reno. Tutt'intono riempono la scena dei mimi bravi, ma il senso dei loro movimenti, che dovrebbero rappresentare forse la natura brulicante, sfugge. Si fa notare la voce possente, come deve essere, di Wotan, interpretato da Thomas Gazheli, anche perché Vick lo fa cantare anche in sala tra il pubblico e la perfetta acustica del Teatro anche in platea rende giustizia al suo bel timbro e al fraseggio distinto e ben cadenzato. Nel ruolo di Erda, la dea della Terra, Judit Kutasi è penalizzata dall'essere stata pensata da Vick come una vecchia mendicante indolente, apparenza che offusca lo smalto del suo deciso canto. Morbida e scorrevole la voce dell’uccellino, una Deborah Leonetti travestita da acchiappa farfalle, solo che c'è una colombella candida al posto della retina all'estremità del suo lungo e flessibile bastonicino, un'invenzione che tutto sommato funziona se non fosse per il costume fuorviante dell'interprete. Troppo poco si fa notare poi purtroppo Sergei Leiferkus nei panni di Alberich, non all'altezza dei suoi antagonisti in scena. 
Nel terzo atto infine si dispiega tutta la potenza trascinante della musica di Richard Wagner e il regista sfrutta appieno le grandi dimensioni del palcoscenico del Teatro Massimo nudo per ben rappresentare la solitudine di Sigfrido che solo al cospetto di Brunilde per la prima volta prova la paura, unico neo è che dal fondo del palcoscenico la voce di Sigfrido/Voigt non è abbastanza potente e arriva a malapena in sala. La scena delle fiamme è poi un'occassione sprecata, chi non sa che ci dovrebbe essere un cerchio di fuoco ha difficoltà ad immaginarselo solo dai mimi che restano in mutande. Il duetto con la risvegliata Brunilde, la soprano Maegan Miller evidentemente a disagio nella calzamaglia nera che infatti si aggiusta di continuo, è altalenante ma grazie soprattutto alla sua voce fresca e trascinante, mentre ormai Sigfrido/Voigt appare senza coloriture, esausto, si arriva comunque ad un coinvolgente happy end tra i due. Insomma l'allestimento di questo Siegfried risulta ormai complessivamente un po' vecchio e non curato come i due precedenti appuntamenti della saga, ma è sempre un evento ed è un tale piacere non tanto frequente potere assistere ad un Ring che si desidera comuque vedere come va a finire nella speranza che per il gran finale il regista Vick si sforzi un po' di più. Appuntamento quindi con La caduta degli dei a Palermo a fine gennaio.
Alma Torretta


Scheda

Siegfried

Libretto e musica di Richard Wagner
Direttore: Stefan Anton Reck
Regia: Graham Vick
Scene e costumi: Richard HudsonAzioni mimiche: Ron HowellLuci: Giuseppe Di IorioAssistente alla regia: Lorenzo NenciniAssistente a scene e costumi: Elena Cicorella

Cast

SiegfriedChristian Voigt
MimePeter Bronder
Wanderer (Wotan)Thomas Gazheli
AlberichSergei Leiferkus
FafnerMichael Eder
ErdaJudit Kutasi
BrünnhildeMeagan Miller
Stimme des WaldvogelsDeborah Leonetti

Orchestra del Teatro Massimo
Fattitaliani

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