Teatro Eliseo, fino al 1° novembre "Tempeste solari". Fattitaliani intervista l'autore e regista Luca De Bei

Luca De Bei, grande drammaturgo contemporaneo, diplomato alla Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova. Debutta come autore e regista nel 1990 a New York con “Buio interno a Off Brodway”. Tra i suoi testi: “Un Cielo senza nuvole”, “Un Cuore semplice” (dal racconto di Flaubert con Maria Paiato). Autore e regista raffinato nella commedia “Al nostro amore (Happy Hour)”. Interprete sensibile e straordinario ne “Il Grande Mago” di Vittorio Moroni. Nel 2001 vince il Premio Flaiano e nel 2002 il Premio Europeo per la drammaturgia del Festival di Heidelberg. E’ anche sceneggiatore cinematografico e televisivo.

Autore e regista di Tempeste solari al Teatro Eliseo di Roma fino al 1° novembre. Un testo che mette al centro della scena, l’esplorazione delle dinamiche umane nell’ambito familiare. Un testo ricco di emozioni e di intrighi per cercare di tenere unita ciò che Luca De Bei definisce “la prima pietra della società”.
"Tempeste Solari" è una metafora che è associata alle disgregazioni familiari. Perché?
Perché la tempesta magnetica annunciata dai media fa da specchio al macro cosmo ed al micro cosmo di questi personaggi che si agitano dentro e nei quali ognuno di noi, si può riconoscere. Ciò che accade loro è ovviamente spinto oltre un certo limite e nonostante questa differenza tutti noi possiamo riconoscerci in questi rapporti familiari complicati, nella voglia di qualche personaggio di tenere insieme la famiglia, nelle dinamiche che sono tipiche di quasi tutti i nuclei familiari. La famiglia che è considerata “la prima pietra della società” ma che nasconde al suo interno molte falle e forse dimostra di non essere una cosa così naturale, così ovvia per l’essere umano, forse c’è anche una forzatura dietro questo riconoscere la famiglia come cellula primigenia immancabile della società.
Una grande volontà di tenere unita la famiglia” è l’intento di Ugo Pagliai che interpreta Claudio, il Papà malato e vuole a tutti i costi che la famiglia si riunisca accanto a lui. Pur fortemente voluto, questo non accade mai.
In realtà non è così. Questo padre non pensa di tenere unita la famiglia, non c’è mai riuscito perché non l’ha mai voluto. E’ stato uno scrittore che ha passato la sua vita chiuso nel suo studio a scrivere libri di storia, quindi a maggior ragione neanche uno scrittore del presente. Il figlio ad un certo punto lo dice “Gli è sempre piaciuta la storia perché gli è sempre piaciuto fuggire e fuggire anche dai membri della famiglia”. Quello che tenta invece disperatamente di tenere insieme una parte della famiglia, è la figlia. Sta al capezzale del padre in ospedale, vuole far avvicinare il fratello ma ci riesce solo in parte. Nulla può nel rapporto con sua madre, è talmente deteriorato che sulla scena non s’incontrano mai, come del resto succede tra padre e figlio. Il destino vuole che quando il padre va a trovarlo in Ospedale, il padre si sia assentato e si sia perso nei meandri di questo grande Ospedale per poi scoprire che in un momento di vuoto di memoria uscirà dall’Ospedale e vagherà di notte per la città, in pigiama.
Paola Quattrini interpreta la madre, una donna che rincorre la giovinezza e quando le annunciano l’arrivo della Tempesta Solare diceMeno male, non ne posso più”. Come se fosse una liberazione.
E’ una liberazione perché lei in realtà è ingabbiata in questa esistenza che non ha scelto. Non ha scelto di essere madre, non ha scelto di essere moglie ma si è incaponita nel tentativo di essere una buona madre ed una buona moglie e non c’è riuscita, essendo una pessima madre ed una pessima moglie. E’ un personaggio molto struggente, nonostante sia dura, violenta, divertente ma con un’anima nera. Però alla fine capiremo che tutto quello che lei ha fatto, tradimenti, egoismi, addirittura picchiava i figli, in realtà vengono da una mancanza di amore, Il marito non l’ha mai amata e confesserà sul letto di morte che lui era innamorato di una ragazzina, morta annegata, quando aveva diciotto anni. Probabilmente anche questa era una scusa del padre, perché rimanere legati tutta la vita ad un amore di gioventù, idealizzare un amore di gioventù finito così tragicamente, è anche quella una scusa, una fuga dal mondo. E’ la mancanza d’amore che rende così disperata, così cattiva, questa donna. Alla fine quando lo si scopre si ha un grande moto di tenerezza per questo personaggio. Ho voluto Paola Quattrini perché come tipologia di attrice, sposava l’idea del personaggio perché è talmente tenera, divertente, in sintonia con il pubblico che non riesci ad odiarla. Con un’attrice meno empatica, più seriosa, più strutturata in senso teatrale, quest’empatia non sarebbe avvenuta. Paola ha il grande talento di avere sia le capacità della commedia che quelle del dramma.
A me è piaciuto molto lo scontro tra Chiara Augenti e David Sebasti che poi sfocia in un monologo etico da parte di Chiara, sulla Nestlé. Sembrerebbe un po’ fuori luogo, com’è nata l’idea d’inserirlo? 
Mi piaceva che questo personaggio estraneo alla famiglia in quanto amante del genero di Paola ed Ugo, avesse una nota completamente diversa dagli altri. Ne ho fatto una ragazza anche impegnata socialmente, eticamente, però molto confusa anche lei. Sostiene di avere una storia esclusivamente di sesso con quest’uomo, in realtà è molto presa, tanto che quando alla fine scopre che è molto innamorata e gli fa una scenata di gelosia perché lui continua a chiamare la sua ex moglie ancora moglie. Quando si accorge che la causa etica non viene minimamente sposata da quest’uomo, nonostante sia un giornalista, un uomo impegnato pubblicamente e quindi potrebbe farlo, a quel punto preferisce scappare. Ho preso la Nestlé come simbolo delle multinazionali con atteggiamenti aggressivi, distruttivi nei confronti dell’ambiente, dei diritti dei lavoratori. Addirittura con comportamenti criminali come con la politica nei Paesi del Sud del mondo nel promuovere il latte artificiale dicendo che è meglio di quello materno e dunque obbligando di fatto le donne a svezzare prima del tempo i propri figli con tutte le conseguenze che ne derivano. L’acqua con cui viene miscelato il latte, spesso in quei Paesi non è potabile e ci sono dei dati incredibili dell’OMS, dove sedicimila bambini l’anno muoiono a causa delle complicazioni gastrointestinali, provocate dall’acqua infetta con le quali le madri hanno mischiato il latte n polvere. La Nestlé è solo la punta di un iceberg perché sono tante le Multinazionali che hanno comportamenti delittuosi nei confronti degli esseri umani e della società. E’ nel DNA di una multinazionale quello di sfruttare l’ambiente e gli esseri umani per sopravvivere ed ingrandire se stessi. Per inserire questa denuncia nello spettacolo ho fatto sì che la ragazza usasse queste informazioni sulla Nestlé come un attacco diretto al suo uomo. Gli rinfaccia di non averla mai capita, di non aver capito le sue esigenze, in fondo chiede che nell’ ufficio della Redazione non venga acquistata l’acqua Nestlé e lui se ne dimentica. Questa dimenticanza apre in lei uno spiraglio sul chi è veramente quest’uomo e su quanto veramente poco gliene importi di lei e diventa la leva con cui scardinare questo rapporto d’amore.
A te piacciono le sfide, a due settimane dal debutto quali cambiamenti ci sono nel pubblico ogni sera?
In due settimane è cambiato lo spettacolo, ho cambiato il finale, l’ho asciugato, l’ho reso anche un pochino più leggero perché com’era prima, non lasciava nessuna speranza. Invece adesso ho lasciato un filo di speranza, ho lavorato con gli attori, ho ridotto i tempi, il ritmo. Purtroppo ad un certo punto gli spettacoli devono debuttare e bisogna andare a vederli. In realtà bisognerebbe fare come fanno oltreoceano, dove gli spettacoli fanno pima una tournée in Provincia e poi debuttano nella grande città. La sera della Prima, lo spettacolo non è mai pronto per essere visto, però purtroppo queste sono le regole del gioco. Lo spettacolo sta crescendo e con lui anche il pubblico, domenica c’era una bellissima sala piena, pochissimi abbonati e tantissimo sbigliettamento, ciò significa che lo spettacolo ha una buona riconoscibilità in giro, se ne parla bene, vende e soprattutto il pubblico è entusiasta. Dopo la fine dello spettacolo, le maschere sono stupite che nessuno vada via durante l’intervallo e questa è la misura che lo spettacolo è fruibile che i commenti siano molto buoni.
In questo spettacolo ognuno di noi riconosce se stesso...
Molti dicono “mi sembrava di vedere me e mia madre”, è ovvio che i rapporti con i genitori possano sfociare sia in conflittualità che in altro, soprattutto in una società come questa, dove non si smette mai di essere figli finché i genitori sono in vita ed in Italia lasciare il nido materno e paterno è sempre più difficile, complice la crisi economica i figli restano sempre di più a casa. Si è sempre più figli e le tempeste familiari sono all’ordine del giorno.
Elisabetta Ruffolo

Foto di Federico Riva

TEMPESTE SOLARI

di LUCA DE BEI

con UGO PAGLIAIPAOLA QUATTRINIDAVID SEBASTI
PIA LANCIOTTIMAURO CONTECHIARA AUGENTI

regia LUCA DE BEI

scene FRANCESCO GHISU
costumi SANDRA CARDINI
luci MARCO LAUDANDO
musiche MARCO SCHIAVONI
assistente regista MARIA CASTELLETTO
assistente scenografo LORENA CURTI
assistente costumista CHIARA LANZILLOTTA
Fattitaliani

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