Opera di Liegi, dal 26 novembre "Luisa Miller". Fattitaliani intervista Nicola Alaimo: canto il dolore, la rabbia e la delusione di un padre

Da mercoledì 26 novembre all'Opéra Royal de Liège sarà rappresentata "Luisa Miller" (scheda e trama) opera lirica di Giuseppe Verdi. Il libretto, denominato "melodramma tragico in tre atti" è di Salvadore Cammarano, ed è tratto dalla tragedia Kabale und Liebe (Intrigo e amore) di Schiller. L'opera fu rappresentata la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli l'8 dicembre 1849. A Liegi, dove torna a distanza di nove anni con la direzione musicale di Massimo Zanetti, saranno protagonisti Patrizia Ciofi (Luisa), Gregory Kunde (Rodolfo) e Nicola Alaimo (biografia) nei panni del vecchio soldato Miller. Fattitaliani lo ha intervistato.
Che rapporto hai con l'opera "Luisa Miller"?
Un'opera che personalmente non ritengo uno dei più grandi capolavori al quale Verdi ci ha abituato soprattutto nella fase "matura" della sua carriera... Ma in diversi momenti si possono già ascoltare in maniera ben presente, scorci del Rigoletto, Simon Boccanegra, Trovatore... E, oserei dire, influenze Donizettiane e Belliniane (soprattutto per quanto riguarda il coro...).
La locandina
E con il personaggio che interpreti?
Il "mio" ruolo, Miller, in questa produzione è disegnato in un certo modo, un po' "violento" nei rapporti con la figlia, un po' troppo "soldato" anche nei rapporti umani con il sangue del suo sangue. Io invece lo vedo come un padre che ama a tal punto la figlia da rischiare la propria vita per proteggerla da un nemico molto più "forte" (il potere....) di lui... Un padre che in certo senso è un po' il precursore di quel Rigoletto che diventerà un caposaldo della letteratura musicale.. Quindi morboso, ossessivo, fin troppo protettivo ma, personalmente, mai violento con la figlia... Sarà che sono Padre e guardo la cosa da questo punto di vista? 
Nicola Alaimo fra il regista Jean-Claude Fall e Gregory Kunde
Per te qual è il momento più drammatico da cantare e portare in scena?
Il momento più drammatico è proprio nel terzo atto, nel duetto con Luisa... "Di rughe, il volto, mira ho solcato, il crin m'imbianca l'età più greve... L'amor che un padre ha seminato, ne suoi tard'anni raccoglier deve...." Etc etc... Ecco, lì non è tanto la difficoltà vocale, quanto la difficoltà, per me enorme, di mantenere la calma e non scoppiare in un pianto che non mi permetterebbe di finire la frase e forse addirittura anche l'opera... La trovo struggente, meravigliosa, la frase più bella in assoluto dell'opera! Il dolore di un padre, la rabbia, la delusione, la sconfitta di un uomo che credeva di aver allevato la propria figlia in maniera impeccabile... Invece tutto si frantuma, tutto va a pezzi... La vita, le gioie, le speranze.... Ogni volta che arriva questo momento, devo concentrarmi il più possibile per non cadere in una trappola emotiva imbarazzante, che il pubblico non merita e forse non capirebbe... Le emozioni devono essere trasmesse, non provate da noi stessi sul palcoscenico, altrimenti commetteremmo un errore madornale.. Se queste emozioni invece le trasmettiamo al pubblico in sala, abbiamo vinto! Abbiamo fatto centro! 
Non è la prima volta che canti in Belgio: come vedi il pubblico belga nei confronti dell'opera? ne hai capite la percezione e la reazione, le aspettative...? 
Domanda facile (sorride, ndr): il pubblico belga è un pubblico straordinario, attento e capace di coprirti di affetto.. Un pubblico che amo e che continuerò a frequentare. 
Ogni ruolo e ogni opera presenta difficoltà specifiche per le quali tutte le volte occorre prepararsi e allenarsi. I ritmi e i tempi cui siete sottoposti voi artisti sono duri, faticosi?
Ci si allena quotidianamente... Si cerca di non cadere mai nella pigrizia, anche se io notoriamente sono molto pigro.. Al buon allenamento del proprio organo vocale, andrebbe unita anche una sana alimentazione e moltissimo movimento... Cose che a una buona forchetta come me, naturalmente latitano... Ma sull'aspetto vocale sono molto rigido, i miei vocalizzi a bocca chiusa non appena mi alzo dal letto, devono essere una preghiera obbligatoria e mi fanno capire già alle 8 del mattino, se sarò in grado di cantare alla sera o no... Per quanto riguarda gli orari di lavoro, questi cambiano di teatro in teatro... Paese che vai, usanze che trovi.. Qui a Liège, per esempio, non abbiamo MAI lavorato la mattina... Sempre dal pomeriggio in poi.. Ed è una mano santa! due insiemi di tre ore ciascuno con una pausa di due ore in mezzo potrebbe anche essere pesante per alcuni, ma non per me... Sono cose molto soggettive. In questo senso, in questo teatro ho trovato un'organizzazione a dir poco strepitosa!
Nicola Alaimo con Gregory Kunde e Patrizia Ciofi
Ogni qualvolta finisci una rappresentazione che cosa provi?
Dipende dalle produzioni... Solitamente un gran senso di nostalgia alla fine, quando tutto finisce... Con la speranza di rivedere i colleghi con cui ti sei trovato in perfetta armonia... In questo caso, con Patrizia Ciofi avevo già lavorato e quindi è stata una piacevolissima occasione ritrovarsi... E di Gregory Kunde cosa posso dire? Che è un miracolo vivente?? Sì. Lo è! Un Artista straordinario e soprattutto una persona meravigliosa che spero di rivedere ancora in tante altre occasioni...
E quando finisce una tournée che fai, come ti senti?
Se da un lato la nostalgia è molto presente, devo pur ammettere che, verso la fine di un periodo di lavoro, vince e stravince la voglia di tornare a casa, dalla propria famiglia, da mia moglie Silvia, da mia figlia Sofia e assaporare quel calore che solo loro mi possono dare... Poi quest'anno finalmente passeremo il Natale a casa e Silvia mi darà la gioia di diventare ancora Papà per la seconda volta, di un'altra bambolina che animerà casa Alaimo a partire da gennaio... Sofia è già pronta a fare la sorella maggiore e noi siamo pronti a ricominciare daccapo... Che Dio ce la mandi un po' più tranquilla della sorella, altrimenti rischieremo di impazzire! Buone Feste a tutti voi!!
Giovanni Zambito.
© Riproduzione riservata
Fattitaliani

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