“Bibbia e Corano a Lampedusa” è un libro provocatorio che aggiunge al dibattito sulla migrazione, la prospettiva religiosa e spirituale e costituisce un contributo sostanziale per il non ancora decifrato “segno dei tempi” del fenomeno delle migrazioni nel terzo millennio cristiano. Di fatto, il fluttuare di quello che i sociologi chiamano il “sesto continente”, è una continua provocazione alla politica perché sappia assumere una regia progettuale, organica e strutturale, e si svincoli dall’illogica azione emergenziale e financo da quelle derive che nicchiano l’indifferenza o la disumanità dei respingimenti. Urge passare dalle ipotesi dell’attivazione di corridoi umanitari, alla loro fattiva apertura; dalla dichiarazione dei principi, alla reale esazione dei diritti, delle garanzie e delle tutele. Il fenomeno provoca credenti e non.
In ordine al tema della giustizia e della carità, pensare che sia possibile la carità senza la giustizia è una mostruosità, così come pensare che sia possibile una giustizia senza la carità, condurrebbe in un legalismo cieco o in biechi formalismi procedurali. “Per aggiustarci” ovvero per metterci dalla parte della giustizia, è necessario “restituire” quanto nel tempo del colonialismo - che cessato nella forma classica gode di una nuova vitalità - l’opulento Occidente ha maltolto ai paesi da cui provengono i migranti, paesi impoveriti dai nostri sfruttamenti, istigati a combattere guerre fratricide e riforniti di strumenti di terrore e di morte anziché di sviluppo e di pace. In ordine alla migrazione e alle scene drammatiche che spesso ci offrono i media circa gli sbarchi o i tanti naufragi con annegamenti, da una parte ci fanno correre il rischio e di una suggestione epidermica, istantanea, semplicemente emozionale e dall’altra ad assuefazione e indifferenza. Anche le comunità cristiane occidentali di fronte al fenomeno non sempre mostrano fedeltà al Vangelo finendo per dare di sé l’impressione di essersi imborghesite, incappando in un cristianesimo cerebrale, disincarnato e financo “disumano”.
Quella appena resa vuole essere solo una brevissima sintesi di alcuni contenuti degli interventi di mons. Domenico Mogavero, mons. Francesco Montenegro, don Stefano Nastasi e Alfonso Cacciatore, magistralmente introdotti e coordinati dalla professoressa Maria Rosaria Provenzano, salutati e accolti da Giovanni Graceffa, presidente del locale Club Rotary e da Salvatore Parello, sindaco del paese delle zolfare. Una serata di riflessione sulla migrazione nella cornice suggestiva e opportuna del salone di Palazzo Principe nelle cui strutture sono ospiti alcuni migranti in attesa di definizione dello status.
LdP.