Proscenio, Massimiliano Frateschi: il teatro serve a farti vivere cose che altrimenti ti farebbero male. L'intervista di Fattitaliani

Dal 2 al 12 maggio in scena al Teatro Brancaccino di Roma "La Gabbia" un testo di Massimiliano Frateschi che divide la scena (e la cella) con Federico Tolardo, diretti da Max Vado. Fattitaliani ha intervistato l'autore e attore per la rubrica "Proscenio".

"La Gabbia" in che cosa si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?
Probabilmente nel fatto che si ride di cose gravi, di disagi veri, mentre di fatto si presenta una specchio molto più diretto, per lo spettatore, su alcuni meccanismi quotidiani della nostra mente.
Quale linea di continuità, invece, porta avanti?
È un girotondo, le azioni si ripetono, cambia lo status delle cose e poi tutto ricomincia da capo. 
Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro?
Ero a casa, un amico attore mi chiese di partecipare ad un cortometraggio di fine anno della Nuct, la scuola mi propose una borsa di studio, che tra l'altro non arrivò mai, intanto io mi ero innamorato, diplomato e dichiarato a questa vocazione e un anno dopo ero in scena con Valeria Binasco. La vita accade e non te ne accorgi. 
Quando scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?
Spero sempre avvenga il contrario, che i personaggi diano la forma alla faccia degli attori, altrimenti vedremmo sempre le stesse cose. Non scrivo mai pensando a qualcosa o a qualcuno, senza sperare di cambiarli. 

Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Chiaramente i tagli sul testo e la permissività di un regista a far improvvisare gli attori, ma a volte è solo questione di ego, a volte bisogna fidarsi. Altrimenti avrei scritto un monologo e firmato la regia e me lo sarei anche visto da solo in video a casa, probabilmente. Credo nella contaminazione, credo che sia più importante della propria idea, e che influenzare il corso delle cose fa la differenza, non scegliere come debbano essere, a priori. Nella nostra testa.
Nel caso de "La Gabbia" come sta andando con Max Vado? 
In questo caso, il regista Vado ha capito tutto di quello che volevo raccontare attraverso il mio testo, e il Vado essere umano ha capito quello che io sono, come essere umano. Perciò sono in balia, delle onde, anche perché vi recito dentro, mi fido della barca sulla quale, tra le onde, di uno spettacolo neo-nato, stiamo navigando ad occhi chiusi ma guardando l'orizzonte.
Quanto è d'accordo con la seguente citazione e perché: "Nel teatro si vive sul serio quello che gli altri recitano male nella vita" di E. De Filippo?
Se qualcuno avesse vissuto, anche solo male, dove per male si intende non a pieno, quello che ho raccontato io nella Gabbia, non sarebbe un qualcuno fortunato. Il teatro serve a questo, a farti vivere cose che altrimenti ti farebbero male. 
O anche solo a passare del tempo. Una persone molto importante della mia vita mi ha insegnato che la profondità è nascosta nella superficie. Che una cosa sia vera o falsa, che importa? Basta che ti cambia. Io amo Fantozzi, perché è un disagiato sarcastico quasi fumettistico, quanto amo Brando in Ultimo tango a Parigi. Entrambi mi cambiano. 
Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale...
Te ne lascio tre se mi permetti. Una mia, una di un poeta e una parola tedesca non traducibile: 
Eravamo nascosti sotto i nostri corpi mentre scendeva che Dio la mandava.
"Onestamente, dimmi... "Che c'è di più bello che fare l'amore con la finestra aperta mentre fuori viene giù il mondo." mf

"Non importa quanto stretta sia la porta,
Quanto impietosa sia la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Il capitano della mia anima."
Invictus - William Ernest Henley -1888

La parola è:  Zweisamkeit (letteralmente "essere in due", ndr)
Assiste sempre alla prima assoluta di un suo lavoro?
Sì. Scrivo per recitare o se non ci sono io fisicamente sono dentro il testo. 
Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo?
Forse proprio Paolo Villaggio. Sento in lui un filo comune, un'anima vicina, una tenerezza e una maturità artistica, una filosofia e una poesia giusta, un modo di pensare e di raccontare cose mentre te ne mostra altre. È nei suoi occhi, nel suo modo di parlare, una serietà sottile che ti uccide mentre muori dalle risate.
Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
Anche qui abbiate la pietà di lasciarmi 4 parole: Novecento, Caligola, Romeo e Giulietta.
La migliore critica che vorrebbe ricevere?
Una fatta all'orecchio, dal mio miglior amico, mentre mi dice cosa lo ha cambiato e cosa no. 
La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere? 
Una fatta all'orecchio, dal mio miglio amico, mentre mi dice ciò che vorrei sentirmi dire. 
C'è ne "La Gabbia" una scena/ una battuta che potrebbe sintetizzarne lo spirito e il significato?
"La tua gabbia sei tu."
Giovanni Zambito. 

LO SPETTACOLO
Due uomini sono rinchiusi in una cella di isolamento. Uno dei due, sonnambulo, lucido di giorno ma non di notte, ha ucciso la moglie nel sonno (motivo della sua detenzione nella cella), l’altro invece (il cui motivo della detenzione resta ignoto) soffre di allucinazioni psicotiche e cambia versione dei fatti ogni volta che parla della sua vita privata.
Un viaggio all’interno di una gabbia non solo fisica ma mentale, dalla quale sembra impossibile scappare. I due uomini sognano un futuro migliore, e noi con loro.

La cella d'isolamento, la "gabbia", è la metafora non solo di un disagio mentale, ma della condizione umana che spesso ci paralizza nei nostri difetti e nelle nostre paure.
dal 2 maggio al 12 maggio 2019  
LA GABBIA
di Massimiliano Frateschi
Regia di Max Vado
Produzione di Inthefilm

Fattitaliani

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