Chiara Damia, attrice di teatro… «…abbiamo tutti un qualcosa dentro… un nucleo speciale che ci renderà unici e irripetibili nell’esperienza esistenziale… il mio fuoco è la recitazione, il teatro…». Intervista di Andrea Giostra.
Ciao Chiara, benvenuta e grazie
per la tua disponibilità. Se volessi presentarti ai nostri lettori
cosa racconteresti di te quale attrice di teatro? Qual è il percorso
artistico che ti ha condotto dove sei ora?
Ciao Andrea e grazie a te per
questa opportunità. Sai… abbiamo tutti un qualcosa
dentro. Un nucleo speciale che ci renderà unici e irripetibili
nell’esperienza esistenziale, affrontata con ritmi e dinamiche mai
uguali. In gioventù questo fuoco inizia a solleticare le facoltà
intellettive cercando una valvola di sfogo, un modo per fuoriuscire
dall’anima per plasmarsi in talento. Il mio fuoco è la
recitazione, il teatro. Sono una giovane matricola ancora, con solo 5
anni di esperienza, una decina di spettacoli alle spalle e qualche
comparsata in TV su Rai e Mediaset. La strada è lunga e, in cuor
mio, spero sempre diventi una professione prima o poi. Il mio
percorso ha preso forma durante gli anni scolastici, con le prime
recite, i primi studi e dopo uno stop dovuto a cause di forza
maggiore, ho frequentato un corso di recitazione per quattro anni.
Finita questa esperienza ho cominciato a fare domanda presso le
compagnie amatoriali ed ora sono membro della compagnia
Arco Scenico di
Giorgio Amadeo
e della compagnia
Che Sorpresa di
Giancarlo Ripani.
Come definiresti il tuo stile recitativo? C’è
qualche attore o attrice ai quali ti ispiri?
Il
mio stile è ancora in evoluzione e in continua costruzione. Credo
molto, per esempio, nella relazione che si innesca tra i personaggi
poiché proprio da questo input scaturiscono le particolarità che
andranno a pennellare quei tratti drammatici, comici, grotteschi
arricchiti dai sentimenti del momento provocati dalla reazione. Sento
che c’è uno scrigno in me, quando serve lo apro e attingo a un
filamento di gioia, rabbia, disperazione e così via. Mi definirei
altamente reattiva tra azione, quindi, reazione e ovviamente
interpretazione, catarsi e metamorfosi. L’ispirazione è una buona
guida nella definizione della propria identità attoriale. Nei
momenti di quiete mi studio Pupella Maggio e Marina Confalone,
rimanendo tra i classici, adoro Johnny Depp e la sua capacità di
annullarsi totalmente nel personaggio, ma le vere gemme, secondo me,
quelle più accessibili e godibili risiedono nel teatro cosiddetto
“off”,
il teatro locale, fuori da circuiti famosi, al confine della fama tra
luce e ombra. In questo ambiente, si scoprono delle perle di bravura
e talento inestimabili che davvero meriterebbero le luci della
ribalta. Posso nominarti Marcella Sarlo, Giorgio Amadeo, Mario
Gelmetti, Roberto D’Alessandro, Maria Cristina Fioretti, Maurizio
Sparano. Sinceramente, mi ispiro a loro. Sono maestri, mentori e
guide per me
Chi sono secondo te i più bravi attori teatrali nel
panorama nazionale? E con chi di loro vorresti lavorare e perché?
Mi piace molto Sergio
Castellitto. In
un’intervista spiegò la figura dell’attore secondo il suo punto
di vista. Lo descrisse come un bicchiere di cristallo vuoto che ogni
volta deve riempirsi di un liquido diverso. Cerco di applicare questa
visione al mio lavoro. Tornando strettamente al teatro, per me,
Chiara, il “dio in terra” è Gigi
Proietti. È un
diamante sfaccettato alla perfezione che assorbe, rifrange, insegna,
provoca; con uno sguardo racconta una storia, con un gesto evoca un
discorso. Che darei anche solo per dirgli “ciao”! Dico sempre che
se mai lo incontrassi mi metterei in ginocchio e piangerei dalla
forte emozione! Chi lo sa. Per concludere apprezzo molto Alessandro
Preziosi, mi
piace la sua intensità, la sua tecnica e quel tocco di drammaticità
che spicca sempre anche in parti leggere.
Perché secondo te oggi il
teatro, il cinema sono importanti e vanno seguiti?
Sono
veicoli, mezzi di trasporto di cultura tra tradizione e innovazione.
Stimolano la creatività, l’immaginazione, esplorano emozioni
recondite di cui spesso ci dimentichiamo.
Ci parli dei tuoi ultimi lavori e dei lavori in corso
di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento?
Il
mio ultimo lavoro è stato “Il
Quindici-Diciotto, La Grande Guerra” di
Giancarlo Ripani,
andato in scena con la compagnia Che Sorpresa lo scorso novembre al
Teatro dei Frassini in occasione del centenario della Prima Guerra
Mondiale. Un viaggio emotivo che rievocava il film di Monicelli tra
trincee e soldati, caratterizzato da momenti drammatici e ludici. Io
interpretavo l’ostessa Zanin, una giovane locandiera veneta molto
fumantina a cui i soldati smontano letteralmente l’osteria per
cercare di rallentare l’avanzata austriaca.
Ora
sto lavorando a due spettacoli, “Sospetti
Sconosciuti” di Giorgio
Amadeo, un giallo ispirato ad Agatha
Christie che andrà in scena al Teatro
Portaportese il 14-15-16-17
Marzo 2019 in cui interpreterò una ragazza
“mezza russa” e “Ar Tempo Der Papa Re”
di Giancarlo Ripani
che andrà in scena al Teatro dei Frassini
il 29-30-31 Marzo 2019
dove sarò una patriota rivoluzionaria, sovversiva e “bombarola”,
sarà tutto in dialetto romanesco.
Immagina una convention
all’americana, Chiara, tenuta in un teatro italiano, con qualche
migliaio di adolescenti appassionati di teatro e cinema. Sei invitata
ad aprire il simposio con una tua introduzione di quindici minuti.
Cosa diresti a tutti quei ragazzi per appassionarli al mondo della
recitazione, del teatro e della settima arte in generale? Quali
secondo te le tre cose più importanti da raccontare loro sulla tua
arte?
Sarei
onesta. Volete fare teatro? Volete farlo come mestiere o come hobby?
Occorre innanzitutto capire questo. Ma la domanda è: lo amate? Se lo
amate, quanto lo amate? Dipende tutto dall’Amore che si prova per
il teatro. Il teatro è studio, è sacrificio, è un viaggio.
Intraprendere lo studio dell’arte drammatica può scardinare e
decomporre tutti i pregiudizi, le costruzioni, i preconcetti che
micro e macrosocietà hanno ricamato su di noi, decidendo come
intaccare e spesso veicolare la nostra visione del mondo, decidendo
come dovevamo comportarci. Il salto di qualità del futuro attore
consiste nel voler mettersi in gioco per non avere più timore
dell’opinione altrui e raggiungere una tale indipendenza da sé
stesso da arrivare addirittura a spersonificarsi ed essere, a seconda
del copione, esattamente qualcun altro. Magari l’opposto, il
contrario di chi si è sempre stati. Ecco la magia del teatro: mutare
l’ordinario in extra-ordinario. Il passaggio dal piombo all’oro è
tutt’altro che facile; serve impegno, costanza, forza di volontà e
molta molta molta umiltà.
Dove potranno seguirti i tuo ammiratori e i tuoi fan?
A
teatro ovviamente, su Instagram dove pubblico anche opere pittoriche
e di arte astratta e Facebook
Chiara
Damia
Andrea Giostra