(informazioni) L'Homme
de la Mancha è un musical degli anni '60, creato in America e
portato in Europa da Jacquel Brel esattamente cinquanta anni fa.
La
versione originale americana è una realizzazione di Dale Wasserman
di buon livello, accattivante e assai piacevole ma, attraverso la
traduzione e l'interpretazione di Brel che innamoratosene ha voluto
rappresentarla a La Monnaie, si è realizzato il miracolo di
ritrovare nell'opera lo spirito visionario - forse totalmente folle o
forse totalmente savio - del Don Chisciotte di Cervantes (spirito che
si era assai annacquato nell'originale americano) portandola, grazie
anche alla sua voce meravigliosa che in sé a prescindere dal testo già esprime le corde più profonde dell'umano, al livello di quel
quel ristretto nucleo di creazioni artistiche che possono essere
definite, senza paura di esagerare, straordinarie.
La
forza del don Chisciotte di Brel è nella sua straordinaria potenza
visionaria che spacca lo zoccolo pragmatico e assai meschino del
quotidiano per introdurvi una grandezza e un respiro che
annichiliscono le apparenze del reale; l'ascoltatore è affascinato e
nello stesso tempo spaventato da questo immortale balzano
personaggio, catturato da un dubbio che resta irrisolto: è pazzo Don
Chischiotte o sono pazzi gli altri? La follia visionaria è la vera
saggezza o la presunta saggezza è la vera follia?
È
follia vedere la bellezza nell'anima di una donna distrutta dalla
vita e falla emergere o è follia la saviezza che in questa donna
vede solo la lercia figura di una puttana?
Impossibile
capire dove finisce don Chisciotte e dove comincia Brel: Brel non
interpreta, Brel è!
Va
notato anche come Brel fosse riuscito a 'brellizzare' la soprano
americana Joan Diener che ha cantato anche a Bruxelles ma con una profondità e
un sofferto graffio interiore inesistenti prima dell'incontro col
geniale belga.
Per
me quest'opera di Brel - con Proust Leopardi Mozart Raffaello
Rembrandt e non troppi altri - è nel ristretto club di opere che
contengono il mistero della vita dell'uomo, opere con una funzione e
potenza liturgica, la cui chiave simbolica ci permette di entrare nel
profondo di noi stessi e di sentire, per qualche istante, il mistero
gioioso e dolente del vivere.
Nel
cinquantennio dall'opera di Brel La Monnaie ha voluto riportarlo in
scena. Rifare Brel senza Brel è come rifare un Rembrandt senza
Rembrandt: semplicemente non si può! Per cui sono andato alla prima
con il pregiudizio di chi teme che avrebbe assistito a una, assai
dolorosa, profanazione; e mi sono trovato invece immerso in uno
strano fenomeno psicologico - di natura Pavloviana - che mai mi era
capitato prima: già dalle prime note l'interpretazione degli autori
dell'altra sera richiamava in me l'edizione di Brel e nella mia memoria
si formava un insieme nuovo, unitario ma separato e distinguibile di
realtà e di memoria, come in una sorta di edificio restaurato dove
il restauro completa i pezzi autentici che mancano restituendo la
forma autentica ma lasciando distinguere l'originale dall'aggiunto.
Liberato così dal pregiudizio negativo di un confronto per sua
natura impossibile, mi sono abbandonato ai molti piaceri che questa
nuova edizione regala: i registi Michael
De Cock e Junior Mthombeni, con la direzione musicale del formidabile
Bassem Akiki, hanno coordinato e diretto gli artisti creando un
insieme di cui si apprezzano la vitalità, le soluzioni sceniche, la
buona qualità delle voci degli interpreti: il bravo, forse un po'
rigido, Filip Jordens (Don Chisciotte), la soprano belga albanese
Ana Naqe (Aldonza), il vitalissimo hiphop cantante soul Junior Akwety
(Sancho Panza), il francese Bertrand Duby, che spicca non poco anche
se in un ruolo minore, l'attore Francois Beukelaers, Nadine Baboy e
altri talenti.
Ci sono soluzioni scenico/musicali accattivanti, un
finale indimenticabile e assolutamente geniale che non voglio
ovviamente svelare dove sognare e realtà diventano tutt'uno, e poi
quadri godibilissimi e con un occhio alla tradizione popolare
latino-americana dove gli attori cantano, festeggiano e marciano per
strada; e questo spirito corale mi fa credere che la recitazione si
scioglierà ulteriormente con le repliche, a mano a mano che gli
attori si abbandoneranno sempre di più al ritmo di insieme e a mano
a mano che lo spirito folle di don Chisciotte che aleggia
inevitabilmente li contagerà e sempre più troveranno il coraggio di
far uscire in scena i loro demoni. Con il contributo dell'eccelsa orchestra diretta dal Maestro Bassem Akiki.
Giovanni
Chiaramonte
L'HOMME DE LA MANCHA
Livret – DALE WASSERMAN
Musique – MITCH LEIGH
Paroles – JOE DARION
L’Homme de la Mancha
Traduction française et adaptation – JACQUES BREL
Direction musicale et adaptation – BASSEM AKIKI
Mise en scène – MICHAEL DE COCK & JUNIOR MTHOMBENI
Scénographie – EUGENIO SZWARCER
Vidéo – HERNÁN PABLO CURIONI, LIEN DE TROGH, EUGENIO SZWARCER
Costumes – SABINA KUMELING
Eclairages – GÉRARD MARAITE
Murga coach - EDÙ LOMBARDO
Dramaturgie - GERARDO SALINAS
Interprètes – JUNIOR AKWETY, NADINE BABOY, FRANCOIS BEUKELAERS, GWENDOLINE BLONDEEL, PIERRE DERHET (MM Academy Laureate), BERTRAND DUBY, RAPHAËLE GREEN (MM Academy Laureate), CHRISTOPHE HERRADA, CHAIB IDRISSI, FILIP JORDENS, EDÙ LOMBARDO, ANA NAQE, ENRIQUE KIKE NOVIELLO
ENSEMBLE DE MUSIQUE DE CHAMBRE DE LA MONNAIE
ACADÉMIE DES CHŒURS DE LA MONNAIE S.L.D. DE BENOÎT GIAUX
DALE WASSERMAN, MITCH LEIGH & JOE DARION /
JACQUES BREL, MICHAEL DE COCK & JUNIOR MTHOMBENI
Direction musicale et adaptation BASSEM AKIKI
Mise en scène MICHAEL DE COCK & JUNIOR MTHOMBENI
avec De Munt / La Monnaie & Théâtre de Liège
Première 14 septembre 2018 - 20:00
15, 19, 21, 22, 26, 27 & 28 septembre 2018 – 20:00
18 septembre 2018 – 18:00
KONINKLIJKE VLAAMSE SCHOUWBURG (KVS)