Segnalibro, Angelo Di Liberto a Fattitaliani: riconoscere la buona letteratura è un’impresa affascinante quanto necessaria

Ospite odierno della nostra rubrica "Segnalibro" lo scrittore siciliano Angelo Di Liberto, che ha da poco pubblicato il libro "Confessione di un amore ambiguo" (Centauria Libri, 240 pagine, 17 €). L'intervista.

Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino? 
Il mio comodino può ospitare solo dei libri ormai. Mi fanno buona compagnia “Il Soprannaturale Letterario” di Francesco Orlando – Einaudi; “Dissipatio H.G.” di Guido Morselli – Adelphi; “Horcynus Orca” di Stefano D’Arrigo – Bur; “Passaggi” di Henry Michaux – Adelphi; “A Lisbona con Antonio Tabucchi”, di Lorenzo Pini – Giulio Perrone Editore; “Vite Minuscole” di Pierre Michon – Adelphi; il primo e il secondo volume dei Meridiani Mondadori sui romanzi e i racconti di Italo Calvino; “All’ombra delle fanciulle in fiore” di Marcel Proust – Mondadori; “La Stanza Profonda”, di Vanni Santoni – Laterza; “Le Palme Selvagge” di William Faulkner – Einaudi; “Papà Gugol” di Paolo Di Paolo – Bompiani; “Suttaterra” di Orazio Labbate; “Il Garofano Rosso” di Elio Vittorini – Mondadori; “Alle Anime Sensibili”, di Stendhal – L’orma Editore; “Storie Assassine” di Bernard Quiriny – L’orma editore.
È una torre colorata a tratti lucida, a tratti inquietante.
L'ultimo "grande" libro che ha letto? 
Non ho dubbi. Si tratta de “Il Sale”, di Jean-Baptiste Del Amo, pubblicato in Italia da Neo Edizioni. È un distillato di letteratura dell’anima e una potente metafora sui rapporti familiari. È ambientato a Sète, una piccola cittadina francese. Una madre anziana e vedova organizza una cena invitando i suoi tre figli che non vede dalla morte del marito. Ciascuno di loro è un’isola sorta dallo smottamento della terra paterna. Armand, questo genitore temuto e amato, esiste nonostante non ci sia più. Ma la figura di ogni componente familiare è corpo momentaneo della passione nostalgica. Come se per effetto di una lisi essi si disgregassero e non rimanesse che sale.
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro? 
Dopo molti anni di letture ho instaurato coi libri un rapporto sciamanico. Poi c’è la mia libraia preferita, Bianca Corso della Feltrinelli di Palermo, lettrice raffinata e preziosa consigliera. Gli editori che mi conoscono e sanno dei miei gusti letterari. Infine mi fido dei suggerimenti nati in seno alla comunità di consapevolezza letteraria “Billy, il vizio di leggere – il gruppo”, su Facebook. Si tratta di lettori attenti e analitici che hanno affinato interessi e gusto. Difficile sbagliare.
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta? 
Si tratta de “L’Urlo e il Furore” di Faulkner. 
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità? 
Trovo interessante la produzione fumettistica e di novelle grafiche. Oltre al mirabile impegno di Tunué, che produce fumetti di grande impatto animico, al Salone del Libro di Torino mi sono imbattuto in un libro di “Round Robin Editrice” dal titolo “Mediterraneo”, un viaggio per immagini, senza parole, perché il silenzio è d’obbligo davanti all’orrore delle vite inabissate nelle acque più antiche e celebrate del mondo, cadute dai barconi o lasciate a morire, proprio come sta avvenendo in questi giorni. 
Ritengo che se vogliamo arrivare ai ragazzi, stimolandoli alla lettura consapevole, occorra incrinare quella patina fosca e stanca che vuole il libro poco interessante se non noioso. In questo i fumetti trainano gli stilemi letterari declinandoli in stili vicini all’adolescenza.
La narrativa è un’alleata preziosa, a patto che riesca a liberarsi della vernice puttanesca che si è incrostata sulla superficie, per cui si decide d’inseguire il best seller di turno, di scarsa qualità, subendolo, ma non creandone uno.
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente? 
Non credo nel genere, non ci ho mai creduto. È una strategia commerciale per vendere i libri, per ingabbiare il lettore. Sono stati gli statunitensi a far passare questo messaggio, a imbrigliare la creatività all’interno di recinti di genere. Per me esiste buona e cattiva letteratura e riconoscerla è un’impresa affascinante quanto necessaria.
Ho le mie preferenze, com’è naturale. Leggo con maggior piacere letteratura francese, italiana e portoghese ma non disdegno quella mediorientale.
Riesco a trovare delle scritture di forte impatto identitario in quei paesi che ho citato. Penso ad esempio a Pierre Michon o ad Atiq Rahimi, a José Luís Peixoto, a Orazio Labbate.
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere? 
Anche in questo caso non ho dubbi: “La storia dei miei denti”, di Valeria Luiselli, uscito per l’editore LaNuovaFrontiera.
È uno dei testi più originali e ironici che mi sia capitato di leggere ultimamente. L’impianto narrativo si regge sull’impossibilità di discernere la realtà dalla finzione e la vicenda è surreale, grottesca e terribilmente autentica. Luiselli narra la vita di Gustavo Sánchez Sánchez, soprannominato Autostrada che, da semplice operaio in una fabbrica di succhi di frutta, diventa il più grande banditore d’asta del mondo. 
L’idea che sta alla base del libro e che cioè in partenza dovesse solo trattarsi di un testo da inserire in un catalogo per una mostra alla periferia di Città del Messico, e che in seguito si trasformò in un romanzo a puntate per gli operai della fabbrica di succhi di frutta i cui dirigenti avevano commissionato l’esposizione, risulta un atto rivoluzionario da premiare. 
Un banditore d’asta che riesce a vendere i suoi stessi denti storti (dopo essersi fatto trapiantare quelli di Marylin Monroe) e spacciarli come appartenuti a grandi personalità della politica, della filosofia e dell’arte sa di brillante invenzione metaforica.
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?
“Terra Bianca”, di Davide Piras, uscito per Giulio Perrone editore. Per la disperante bellezza del rapporto affettivo tra due fratelli non consanguinei, Saverio e Giulio. Credo che la narrativa recente non abbia ancora proposto un testo così crudele e amoroso al contempo quando i sentimenti fraterni si spingono al limite dell’amore incondizionato. Sullo sfondo la Seconda Guerra Mondiale e la Sardegna, la miseria di vite semplici ma dignitose e la voglia di riscatto che costerà cara ai protagonisti.
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare? 
Tendo a rifiutare i ricordi spiacevoli. In genere potrei arrabbiarmi se il libro difettasse d’ispirazione e si sentisse l’artificio nella sua realizzazione. O se la lingua non possedesse caratteristiche identitarie e fosse una semplice sequela di parole messe lì per colpire. Sono convinto che il patto col lettore debba essere rispettato e che la finzione debba sottostare all’onestà del fine per cui ogni scrittore decide di raccontare proprio “quella” storia e non un’altra, senza utilizzare escamotage e vie di fuga barbine. 
Potrei arrabbiarmi anche se un libro non presentasse nessun elemento di novità o se avesse delle pretese. 
La caratura della lingua comunque resta su tutti gli altri parametri quello che ritengo più importante. Riuscirei a perdonare una storia meno originale ma che risultasse scritta mirabilmente.
Quale versione cinematografica di un libro l'ha soddisfatta e quale no? 
Non ho l’abitudine di paragonare i due linguaggi. Troppo diversi per caratteristiche intrinseche e realizzazione. La sceneggiatura è un altro modo di esprimere la letteratura, ma procede su binari, griglie, imposizioni operanti sugli elementi costitutivi del genere.
Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella sua biblioteca? 
Libri di editori a pagamento, che non considero nemmeno come operatori della filiera editoriale. 
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? e l'antagonista? 
Non ne ho.
Gesualdo Bufalino
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe?
Riunirei in un posticino che conosco al Marais, a Parigi, alcuni autori siciliani. Mi piacerebbe conversare con Luigi Pirandello e Gesualdo Bufalino. Vorrei che ci fossero anche Fernando Pessoa e Stefan Zweig. Inviterei Omero e Euripide. E poi chiederei a Proust e a Flaubert. Al centro di questo cenacolo metterei Anne Frank e Amélie Nothomb. Mi piacerebbe che l’arguta ragazzina olandese e la tagliente scrittrice belga interrogassero gli autori sul senso della letteratura. 
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire? 
Credo si trattasse del manoscritto di un aspirante scrittore ricevuto via messenger. Non sono riuscito ad andare avanti per la pochezza dei contenuti e per la scrittura ridondante, piena di evidenti errori grammaticali e zeppa d’ingenuità stilistiche. Da allora non ne ho più voluti leggere.
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia?
Non merito nessuna biografia e sono molto geloso della mia vita privata. Non amo parlare di ciò che appartiene alla sfera del mio quotidiano o del mio passato. Credo che uno scrittore esperisca la sua funzione all’interno della pagina. Il resto non è interessante.
Che cosa c'è di Angelo Di Liberto ne la "Confessione di un amore ambiguo"? 
C’è una strenua ricerca di verità e il tentativo di sondare l’anima del mondo. La convinzione intima che solo la consapevolezza ci possa salvare. Giovanni Zambito.
Qui le altre puntate di Segnalibro
IL LIBRO
Ma una notte, mentre Lauri è vittima di uno strano sonno, Alma fugge lasciando poche tracce dietro di sé: mancano una manciata di disegni e qualche gioiello. Indizi flebili, piste assurde costringono Lauri a trasformare improvvisamente la propria esistenza, alla ricerca della moglie, fino ad arrivare a un epilogo sconvolgente per cui nulla sarà più come prima.
Lauri, chirurgo, è sposato da dodici anni con Alma, disegnatrice. Vivono un’esistenza tranquilla suggellata da un amore assoluto, nella villa Ducrot a Palermo, in riva al mare, in quella che fu una delle più misteriose dimore di un’antica famiglia di origini francesi.
Angelo Di Liberto, con una lingua di elegante bellezza, scrive un potente romanzo d’amore che si muove tra la letteratura dell’oblio di Pierre Michon e il giallo enigmatico di Georges Simenon.
L'AUTORE
Angelo Di Liberto
È nato a Palermo e ha studiato all’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa. Tiene una rubrica settimanale di approfondimento letterario sulle pagine di Palermo de La Repubblica e in rete ha fondato il gruppo di lettori consapevoli “Billy, il vizio di leggere”, seguito attivamente da oltre diciottomila persone. Nel 2017 ha pubblicato Il bambino Giovanni Falcone (Mondadori).
Fattitaliani

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