L'eclettica Ketty Passa, il 1° album e la campagna su Musicraiser "una sfida con me stessa". L'intervista di Fattitaliani

KETTY PASSA è un’artista poliedrica figlia della Brianza e dell’Italia del sud, nata e cresciuta con la musica nel sangue. Cantante, musicista, performer, speaker e presentatrice televisiva ha lavorato, tra gli altri, con Rock TV, Deejay TV e Radio Popolare.
Attualmente collabora come cantante con il progetto Rezophonic e come dj/selecter per la serate di Milano Smashing Wednesday e Urban Friday. Cantautrice dai capelli blu, sta lavorando sul primo progetto discografico solista: è attiva fino al 25 novembre su Musicraiser.com la campagna con cui anticipa l’uscita del nuovo album. La piattaforma direct-to-fan ha invitato la cantautrice e deejay a mettersi in gioco mentre lavora alle nuove tracce: i fan potranno fare una donazione per ordinare le copie del nuovo album (venerdì online il video del primo singolo "Sogna), per apparire in un videoclip o per invitare Ketty Passa a suonare in casa propria.  Fattitaliani l'ha intervistata.
Per un'artista poliedrica come te, è difficile essere accreditata anche come cantautrice?
Sì, è difficile soprattutto perché il nostro Paese non è pronto ad accettare gente che sappia fare più cose e bisogna per forza sceglierne una. Poi il modo in cui presento quello che faccio non passa dalle strade “canoniche”, in più il genere che faccio si avvicina a qualcosa di più internazionale, per cui è qualcosa ancora tutta da scoprire.
Chi ha creduto in te in questa veste?
Il primo appoggio l’ho avuto in studio da Max Zanotti, un amico con cui ho condiviso tanti palchi anche grazie al progetto Rezophonic e con lui abbiamo iniziato per gioco a scrivere questi brani in direzione Urban, cioè mischiando tanti suoni, dall’Hip Hop con un cantato che unisce la struttura in metrica a quella melodica.
Nella fase successiva l’appoggio altrettanto fondamentale è arrivato da 22R, che è la mia etichetta discografica e segue anche il management, che mi supporta da tanti punti di vista anzitutto umano e morale, che crede in questo progetto e nell’espansione di questo genere musicale anche per quanto riguarda il lato live, quindi la performance, e soprattutto a cui è piaciuta la mia scrittura e i messaggi che lancio con la mia musica.
Nella fase di scrittura hai tu stessa scoperto delle sfumature in te che misconoscevi?
Sì, sicuramente ho scoperto un lato ironico che ho voluto sviluppare perché ho realizzato che mi sono sempre presa troppo sul serio e quindi mi sono costretta ad evitare di farlo. L’autoironia è stata un altro lavoro importante, quindi cercare di sdrammatizzare alcuni concetti importanti e soprattutto ho conosciuto la capacità di essere schietta anche in quello che scrivo.
La scrittura per me è stata sempre filtrata dal bon ton, prima cercavo di rendere più elegante rispetto al parlato quello che scrivevo, in questo disco ho imparato a scrivere esattamente quello che penso anche se non è propriamente elegante.
In che cosa praticamente si traduce nei tuoi brani l'influenza della scena Urban americana?
Il sound, la scelta dei suoni, i bit e l’approccio al testo in italiano che chiaramente ti fa trattare tutto in maniera diversa. Ho cercato di unire il sound e il testo, cercando di parlare esattamente come parlano dall’altra parte dell’oceano.
Perché i capelli blu?
Perché no?
Lavorare nella e per la musica ti ha fatto capire meglio in che cosa e si evolvono i gusti del pubblico?
Sì, ma in realtà, in questa fase, del pubblico non me ne sono preoccupata molto, ho scritto questo disco per me, è stata una sfida con me stessa. Nel momento in cui ho voluto iniziare un percorso da cantante solista ho preferito affrontare delle parti di me che erano un po’ bloccate e mi interessa molto capire se la vera me stessa che ne è venuta fuori piacerà agli altri. Non saprei neanche se davvero potrei essere capace di scrivere per gli altri. Se mi accorgerò che quello che sono e che esprimo non piacerà agli altri o smetterò di cantare o proverò a cercare un altro modo.
Come accontentarlo?
Il pubblico secondo me lo accontenti quando gli dici la verità. La bravura sta (in questo io ho ancora tanto da imparare) nel sapere anche fare la star e riuscire a dire le cose come stanno, perché la pura verità dopo un po’ annoia e spaventa. L’autenticità dietro un messaggio e la capacità di essere cool è una combo perfetta per riuscire ad arrivare agli altri.
Ci parli un po' del progetto Rezophonic?

Rezophonic è un progetto che nasce con Mario Riso che ha deciso di creare questo collettivo di artisti. Siamo più di 160 e ci alterniamo sui palchi dal 2006. Io sono con loro dal 2010 e la figata è che porti acqua pulita in Africa tramite Amref Italia e la Icio Onlus di Icio de Romedis. Io ho un pozzo a nome mio dal 2012 con cui do da bere a 5 famiglie e 3 mucche ed è una cosa molto bella perché sai che ogni live sali sul palco portando della musica scritta in modo molto collaborativo da tutti gli artisti insieme. A livello artistico mi ha aiutata a diventare quello che sono sul palco e sai che quello che fai è reale, il tuo aiuto in Africa arriva davvero, fai del bene con il tuo lavoro. Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata

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Fattitaliani

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