Marco
Falaguasta attore a tutto tondo ama portare nei personaggi che
interpreta la leggerezza con cui vive guardando con grande fiducia al
futuro. Non abbattendosi mai neanche quando la vita si accanisce e
riserva delle sorprese sgradite. Ha un grande senso del dovere che è
andato di pari passo con l’età e lo dimostra anche quando dice di
sognare di arrivare in un grande Teatro perché la sua bravura è
cresciuta e quindi la sua popolarità. Invertendo le proporzioni c’è
qualcosa di marcio e lui se n’è sempre tirato fuori. Ciò gli fa
sicuramente Onore. Fattitaliani lo ha intervistato.
Sulle Reti Mediaset in
“Rimbocchiamoci le maniche” nei panni di un carabiniere. Che
personaggio è?
Molto interessante perché ha tante dimensioni.
E’ un tutore dell’ordine perché è il Maresciallo di Offidella,
si attiene al suo ruolo, orgoglioso d’indossare la divisa ed è
anche abbastanza simpatico. Mi piaceva la coesione tra l’aspetto
istituzionale e quello più “guascone” che nello stesso tempo ha.
Non sei nuovo ad
indossare la divisa, l’avevi già fatto in “Il Restauratore” in
cui eri un Commissario di Polizia.
I due personaggi hanno delle
similitudini. Il Commissario di Polizia Sandro Maccari rispettava
anche lui la legge, seguiva le procedure e si affidava al buon senso
ma nel personaggio di “Rimbocchiamoci le maniche” viene esaltato
molto l’aspetto umano ed il forte senso di responsabilità che il
Maresciallo ha nei confronti dei cittadini. Dalla penna degli autori
è uscito un personaggio innamorato di se stesso, è un po’
“piacione” e piace anche agli altri.
Cosa hai portato di
tuo?
L’umanità ed il fatto che tendo a sdrammatizzare un po’
tutto cercando di cogliere il lato positivo non per superficialità
ma perché tendo a vivere con leggerezza e con grande fiducia nel
futuro, in ogni caso mi ha molto divertito. Avevo già avuto
occasione di fare un Maggiore dei Carabinieri, Guido Salimbeni, in "La
Terza verità", film in due puntate sempre per la regia di Stefano
Reali, ma in quell’occasione c’era meno spazio per l’umanità
perché essendo un giallo, il Maggiore era impegnato a 360 gradi
nella risoluzione del delitto per trovare un serial killer, non c’era
da stare allegri ma bisognava condurre le indagini con molta cura.
Essendo l’altro un Maresciallo di un piccolo centro, le
problematiche sono senz’altro minori e ha modo di dimostrare
l’umanità e la simpatia che molto spesso non si rileva. Ciò dà
uno sguardo anche più completo al Tutore dell’ordine perché
mostra sia il suo lato professionale che quello umano, con i suoi
lati caratteriali, con le sue debolezze.
Questo tuo senso del
dovere nasce dai tuoi studi giuridici?
No, è andato di pari
passo con l’età. Nel momento in cui decido di raggiungere un
obiettivo, dedico tutto me stesso e non lascio nulla al caso.
Sono convinto che la fortuna aiuti gli audaci. Da parte mia, impiego
tutte le mie risorse, la mia inventiva, tutta la mia forza di volontà, poi è la vita che mi dà ciò che merito. Nella vita ho passato sia
dei momenti belli che dei momenti difficili ma non ho mai recriminato
su nulla. Ho sempre trovato una ragione sia quando la vita mi
regalava dei momenti allegri e sia quando la vita sembrava accanirsi
contro di me.
L’interesse per il
Teatro quando nasce?
Nel 1985 quando a 15 anni mi ritrovai a
lavorare in un Villaggio turistico e lì ho capito che il contatto
con la gente mi piaceva moltissimo. Credo che la mia maggior
prerogativa sia quella di creare subito un contatto con la gente. Tra
le varie forme con le quali avrei potuto esplicare questa mia
capacità, quella che sentivo più vicino era la recitazione. Sentivo
di arrivare al cuore delle persone, raccontando delle storie.
Hai debuttato con la
commedia “So tutto sulle donne”, riproponendo lo stesso testo
venti anni dopo. Cosa è cambiato?
Che di donne si sa sempre poco
anzi quasi niente. Il titolo mantiene sempre questo contenuto utopico
al quale ogni uomo aspira e suppone di sapere tutto sulle donne ed
invece non sappiamo mai niente e forse è proprio questo che rende
estremamente affascinante il rapporto con ogni donna. L’unica cosa
che ho capito dopo molti anni è che le donne sono molto più
profonde, sensibili, pratiche rispetto a noi uomini che siamo sempre
molto basici.
Quest’estate hai
riportato in tournée “Trenta senza lode” riscuotendo sempre lo
stesso successo?
E’ una commedia fatata che esce dalla penna e
diventa un Cult. Sono esattamente tredici anni che la facciamo e
ciclicamente ogni quattro o cinque anni ce la richiedono. E’ una
Commedia che ha in sé quella visione leggera della vita e le trovate
così comiche che va bene anche in un momento come questo in cui c’è
un grande desiderio di evasione e Trenta senza lode ti consente per
un’ora e mezzo di pensare ai guai di un altro e a riderne. Serve
anche questo ad esorcizzare i problemi.
I tuoi ruoli
drammatici quali sono stati?
Pietro Marconi in “Il bene e il
male” una serie di Raiuno, un uomo che aveva perso i genitori in
circostanze tragiche e che sconfina nella delinquenza. In “Paura di
amare” interpretavo Paride, il più cattivo dei personaggi.
L’allenatore di “Come un delfino” che era un personaggio
completamente negativo che addirittura incitava i ragazzi al doping
per un proprio tornaconto. Rocco in “Borgo Larici” ero un Capo
bastone al soldo di un benestante. Credo che per un attore sia una
grande risorsa attingere con grande disinvoltura alle proprie
sfaccettature più leggere, così come attingere a quella parte più
cattiva che ognuno di noi ha.
Cosa vorresti fare e
ancora non ti è stato proposto?
Tutto quello che non ho fatto.
Mi manca un film al Cinema con un bel ruolo, la Commedia in
televisione, recitare in un grande Teatro. Finora ho lavorato in
tutti i Teatri più importanti ma non ho fatto il Sistina a Roma,
l’Alfieri a Torino. L’ambizione è quella di arrivare un giorno
in questi grandi teatri da mille, millecinquecento posti.
Significherebbe che la mia bravura è cresciuta e di conseguenza
anche la popolarità. A me piace pensare che la popolarità sia la
diretta conseguenza delle capacità. Nel momento in cui noi
invertiamo le proporzioni, cioè la popolarità ti dà quelle
possibilità che vanno oltre le tue capacità, c’è qualcosa di
cariato e di marcio. Ad oggi quando ho visto il marcio mi sono sempre
fermato.
Elisabetta Ruffolo