Un mio parere sulla sentenza di condanna del gioielliere Mario Roggero di Grinzane Cavour (Cn), a 14 anni di reclusione nella rapina a mano armata, uccidendo i rapinatori.
Il caso del gioielliere
condannato a 14 anni di reclusione per aver reagito con violenza a una rapina a
mano armata subita, solleva questioni profonde sul rapporto tra diritto alla
difesa, proporzionalità della pena e finalità della giustizia.
Da un lato, la sentenza
evidenzia come il sistema giudiziario italiano sia strutturato principalmente
sulla logica della giustizia formale e burocratica, che tende a sanzionare in
modo rigoroso l’uso della forza, anche quando essa avviene in condizioni di
legittima difesa. Questo approccio riflette un principio fondamentale
giuridico: la legge deve essere uguale per tutti e non può fare eccezioni
arbitrarie.
Dall’altro lato, la
vicenda mostra come la percezione pubblica possa percepire la giustizia più
come repressione che come equilibrio tra diritto e circostanza. La reazione del
gioielliere, pur in un contesto di immediato pericolo e legittima difesa, è stata
valutata penalmente in termini di eccesso colposo o volontario, senza che
emergessero sufficienti attenuanti legate alla condizione di pericolo immediato
e di paura dal punto di vista psicologico.
Questo episodio apre
alcune riflessioni:
1. Legittima difesa e
proporzionalità: è necessario un dibattito sul concetto di legittima difesa,
soprattutto in situazioni estreme, che tenga conto dell’impatto psicologico
immediato sulla vittima e della necessità di proteggere vite umane nella paura,
che può alterare giudizio, memoria e capacità decisionale, spiegando reazioni
istintive come quelle in difesa personale.
2. Giustizia vs. Grazia:
la giurisprudenza italiana tende a privilegiare la funzione punitiva della
legge rispetto a quella equitativa o compassionevole, evidenziando un ingiusto
gap tra giustizia formale e percezione sociale di equità.
3. Riforma normativa e
culturale: episodi come questo richiedono un’analisi critica delle norme sulla
difesa personale e sull’eccesso colposo, affinché il diritto non sembri
estraneo alle circostanze concrete di rischio e paura immediata.
4. Ruolo della
magistratura: se da un lato la condanna rispecchia l’applicazione rigorosa
della legge, dall’altro evidenzia la necessità di strumenti giuridici più
flessibili, capaci di ponderare contesto, pericolo e reazione umana.
In conclusione, la
vicenda non è solo un caso giudiziario, ma un richiamo alla necessità di
bilanciare rigore e comprensione umana, affinché la giustizia non sia percepita
come distante dalla realtà concreta dei cittadini e dalle situazioni di
pericolo reale.
Avv. Nicola Russo Coordinatore
Comitato Cittadino TARAS FUTURA



