NOVE, EDUCAZIONE SESSUALE A SCUOLA: LA LETTERINA DI LUCIANA LITTIZZETTO A GIUSEPPE VALDITARA

 


Illustrissimo,
egregissimo, eminentissimo, altissimo,
purissimo Giuseppe Valditara,
emerito ministro del merito,

E l’altro giorno alla Camera hai preso fuoco come quei cespugli d’estate che di colpo vanno in autocombustione.
Che dagli urli hai sfondato il tetto di cristallo che aveva già sfondato Ermeloni.
Sai chi mi sembravi? Tina Cipollari quando litiga con Gemma.
Mancava che dicessi "Maria, io esco" e infatti poi sei uscito.
Hai sbraitato così tanto che ora ti chiamano Val di Tarzan.

Hai detto che nessuno vuole impedire l’educazione sessuale a scuola. Ah no, però alle elementari non c’è più. C’è alle medie e alle superiori, ma servirà il consenso informato dei genitori.
Ma come mai? Scusami, eh, Valdi Tarantella, non ti fidi della scuola, non ti fidi dei professori o ti fidi troppo dei genitori?

Il che porta una seconda domanda: ma li conosci i genitori?

Un ragazzino può chattare con un coetaneo coreano mentre vende scarpe online in criptovalute e tu parli di consenso dei genitori.
Non bastano il registro elettronico, le notifiche, le chat su WhatsApp.
A questo punto facciamo direttamente entrare a scuola i genitori al posto dei bidelli.

Ma allora se ragioniamo così il consenso dobbiamo chiederlo per tutte le materie.
Metti che il prof di geografia fa lezione sulla forma della terra e ci sono dei genitori terrapiattisti che non danno il consenso.
Cosa fa l’alunno? Salta la lezione.
E se la prof di storia ha dei genitori in classe neoborbonici?
Il Risorgimento lo elimina perché loro stanno ancora sul culo ai Savoia.
E se un genitore dice sì e l’altro no, l’allievo fa solo mezz’ora di lezione?

Caro Val di Tarallo e cara Roccella bella,
la scuola non è una succursale della famiglia, è il posto dove impari che la famiglia non basta a spiegarti il mondo.
E se vogliamo prevenire la violenza, forse dobbiamo cominciare proprio da lì, dal corpo, dal sesso, dal rispetto e dal consenso.

Non dal consenso dei genitori, ma dal consenso di chi il corpo lo abita e chi a quell’età non è per nulla informato.

Chi sono i protagonisti della scuola? I genitori o i ragazzi?
Stiamo parlando di preadolescenti e adolescenti con gli ormoni che fanno riscaldamento a bordo campo.
Ma ti ricordi, Valdi, com’era quell’età? Pasticciati, in continuo divenire.
Se sei donna ti spunta il seno, ti arriva il ciclo.
Se sei maschio ti cambia la voce, ti tappezzi di peli, ti svegli la mattina con qualcosa che guizza nei boxer.
Capisci che è la trama di un film horror?

Lasciamo che siano preside e insegnanti, persone che vivono la scuola tutti i santissimi giorni, a scegliere chi è più adatto a parlarne.

Trattiamoli per quello che sono: professori intellettuali, capaci di porsi davanti accanto ai ragazzi, non solo insegnando le guerre puniche, ma anche come si ama e come ci si rispetta.

Di cosa abbiamo paura, Voldemort?
L’ignoranza è pericolosa. Il sapere invece ti aiuta a discernere.

L’educazione sessuale affettiva è l’unico modo per cercare di cambiare questa rotta sbilenca che ci portiamo dietro da secoli, per non trovarci l’ennesima persona dietro le sbarre e l’ennesima vittima a terra.

Insegnare il rispetto per il proprio corpo e quello degli altri serve anche a combattere il bullismo e a cancellare il marchio del diverso, a evitare gravidanze precoci, a conoscere come proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili.

Bisogna che se ne parli ai ragazzi, si fa sesso molto presto, non si usa il profilattico. C’è un’invasione di clamidia, gonorrea, sifilide, papillomavirus e pure AIDS.

L’educazione sessuale della scuola serve proprio a questo: a parlarne, a chiedere quello che non si sa e andare avanti.

Raccontarsi fragili è un segnale di crescita.
In un paese civile l’educazione di qualsiasi genere non deve far paura a nessuno.
Più sai e più sei libero.

Volevo chiudere con questa immagine.

Sono Meloni e Elli Schlein.
Si sono strette la mano dopo l’accordo sul libero consenso.

Un emendamento bipartisan approvato all’unanimità dalla commissione giustizia, per cui senza consenso è violenza.

Fare dei passi insieme in nome della lotta alla violenza si può fare.
Questo è il momento giusto.
Chiedi anche a Ermeloni, ti assicuro che ti darà il suo consenso.
Informatissimo.

Fattitaliani

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