Bologna, una mostra celebra il genio di Michelangelo con un focus inedito sul legame con la città felsinea

 


C’è una Bologna che Michelangelo non dimenticò mai.

Fu la città che lo accolse due volte – da giovane in fuga e da artista ormai affermato – e che, in entrambe le occasioni, lasciò un segno profondo nella sua formazione. Proprio da questa duplice relazione nasce la mostra “Michelangelo e Bologna”, in programma dal 14 novembre 2025 al 15 febbraio 2026 a Palazzo Fava, che celebra il 550° anniversario della nascita di Michelangelo Buonarroti (1475–1564) con un racconto inedito sul suo legame con la città felsinea.

Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e prodotta da Opera Laboratori, la mostra è curata da Cristina Acidini e Alessandro Cecchi, rispettivamente Presidente e Direttore della Fondazione Casa Buonarroti di Firenze, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Bologna, dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna e dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. L’esposizione è stata possibile grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo

«Dopo la mostra Ai Weiwei. Who am I dedicata ad uno dei protagonisti dell’arte contemporanea – commentano Patrizia Pasini, Presidente della Fondazione Carisbo, e Renzo Servadei, Amministratore unico della società strumentale Genus Bononiae – ospitiamo un progetto dedicato ad uno dei più grandi protagonisti dell’arte rinascimentale. Michelangelo e Bologna non è solo una mostra, ma un invito a rileggere alcuni luoghi della nostra città. Il progetto si dipana infatti per le vie e le piazze urbane, invitando i visitatori a riscoprire i luoghi in cui l’eredità di Michelangelo e del Rinascimento bolognese è ancora visibile: dalla basilica di San Domenico a quella di San Petronio all’oratorio di Santa Cecilia, fino alla Pinacoteca Nazionale. La mostra, così intesa, non si esaurisce nello spazio espositivo, ma si estende nel contesto urbano, contribuendo a rafforzare il senso di appartenenza e di identità collettiva. Innescare relazioni con le comunità locali consente di valorizzare memorie, storie e vissuti, generando nuove forme di narrazione condivisa. Un progetto espositivo che entra in contatto con l’anima della città e crea legami di coesione tra le persone e il territorio, contribuendo a rendere la cultura più accessibile, mission fondamentale per la Fondazione, al fine di incidere positivamente sul presente e sul futuro della collettività.»

Nel solco di questa visione di apertura e partecipazione, in occasione della mostra “Michelangelo e Bologna” verrà lanciata l’iniziativa “biglietto sospeso”: tutti i visitatori avranno la possibilità di acquistare un biglietto in più da lasciare in omaggio in reception, destinato a persone appartenenti ad associazioni del territorio che si occupano delle fasce deboli della popolazione. Un gesto di generosità e condivisione che, nel periodo natalizio, vuole ribadire il valore dell’inclusione e dell’accoglienza, temi che risuonano anche nella storia di Michelangelo: fuggito da Firenze, fu infatti accolto a Bologna, trovando in terra “straniera” un luogo di crescita e rinascita artistica.

«Siamo orgogliosi – aggiunge Beppe Costa, Presidente e Amministratore Delegato di Opera Laboratori – di continuare la nostra collaborazione con la Fondazione Carisbo per il progetto Genus Bononiae, realtà con cui condividiamo la visione di una valorizzazione del patrimonio artistico in grado di coniugare rigore scientifico e capacità divulgativa. Desidero ringraziare di cuore i curatori, Cristina Acidini e Alessandro Cecchi, per l’altissima cura filologica e la sensibilità con cui hanno costruito un percorso espositivo capace di restituire il profondo legame tra Michelangelo e Bologna. Questa mostra rappresenta un esempio virtuoso di sinergia tra istituzioni: grazie alla preziosa collaborazione con Casa Buonarroti rappresentata dai due curatori, Cristina Acidini e Alessandro Cecchi e con i prestatori e sostenitori dell’esposizione. Un ringraziamento particolare va inoltre a Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Matteo Maria Zuppi e a Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Augusto Paolo Lojudice che hanno concesso in prestito opere di straordinario valore, rendendo possibile la realizzazione di un racconto ricco e corale. Grazie a questa sinergia è stato possibile ricomporre un capitolo fondamentale della vicenda michelangiolesca. Bologna si conferma così un luogo privilegiato per la ricerca, la conservazione e la narrazione dell’arte italiana, e quest’esposizione segna un nuovo passo nel percorso condiviso da Opera Laboratori con la Fondazione Carisbo per la promozione di grandi progetti culturali di respiro nazionale e internazionale.»

«Sostenere questa mostra straordinaria al fianco di Fondazione Carisbo testimonia ancora una volta la volontà di Intesa Sanpaolo – dichiara Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo – di essere presente nelle proprie comunità valorizzando il grande patrimonio artistico e culturale del Paese. Il dialogo con la Fondazione, in una piena condivisione di valori, è nuova conferma dell’importanza del lavoro dei soggetti privati, al fianco delle istituzioni pubbliche, per contribuire insieme alla vitalità e alla crescita delle nostre città.»

Un progetto che, come sottolineano i curatori, nasce dal desiderio di restituire a Bologna il ruolo che ebbe nella crescita e nella maturazione del genio michelangiolesco

Il percorso espositivo, articolato in sei sezioni e arricchito da oltre cinquanta opere, tra marmi, disegni, libri antichi e documenti d’archivio, ricostruisce i due soggiorni bolognesi dell’artista, veri momenti di svolta nella sua carriera. Ad arricchirlo il catalogo edito da Sillabe e curato da Cristina Acidini e Alessandro Cecchi. 

Nel primo viaggio, il giovane Michelangelo, appena ventenne e da poco autore della Madonna della Scala, approda a Bologna poco prima della cacciata dei Medici da Firenze.

Ospite di Giovan Francesco Aldrovandi, esponente della corte bentivolesca, viene introdotto in un ambiente colto e cosmopolita, dove la scultura emiliana quattrocentesca e la lezione di Jacopo della Quercia lo conducono verso una nuova monumentalità.

Nascono così le tre statue per l’Arca di San Domenico – San Petronio, San Procolo e l’Angelo reggicandelabro – capolavori giovanili che segnano la sua prima affermazione pubblica.

«L’anno o poco più trascorso nel palazzo Aldrovandi di Borgo Galliera – spiegano Cristina Acidini e Alessandro Cecchi , sarà determinante per la sua formazione e gli consentirà di coltivare gli studi artistici e letterari e di entrare in contatto con la vivace realtà culturale bolognese. L’incontro con la tradizione plastica centroitaliana e padana fornisce al giovane scultore un repertorio formale e iconografico destinato a riemergere, profondamente rielaborato, nelle imprese maggiori della maturità, prima fra tutte la volta della Cappella Sistina.»

Il secondo soggiorno, tra il 1506 e il 1508, avviene in tutt’altro contesto: Michelangelo è ormai celebre, ma ancora inquieto e ambizioso. Chiamato da papa Giulio II per realizzare la colossale statua bronzea del pontefice destinata alla facciata di San Petronio, affronta una sfida tecnica e concettuale senza precedenti. Oggi perduta, quella statua diventa il simbolo del difficile equilibrio tra arte e potere, tensione e grandezza che accompagnerà Michelangelo per tutta la vita. 

«Quest’opera, di grande complessità tecnica e dal forte valore simbolico – sottolineano Acidini e Cecchi – va interpretata come un atto di autorappresentazione del potere pontificio, in cui la costruzione dell’immagine politica e ideologica è affidata all’artista che assume il ruolo di mediatore e d’interprete.»

Dei sedici mesi trascorsi a Bologna resta la preziosa documentazione costituita dalle oltre trenta lettere, in prevalenza del carteggio fra Michelangelo e il fratello minore Buonarroto, conservate nell’Archivio Buonarroti, che danno conto delle difficoltà della vita quotidiana, aggravate da una recrudescenza della peste, e del difficile processo tecnico della fusione della statua.

«Michelangelo non è un monumento immobile ma un artista vivo, in continuo dialogo con il proprio tempo e con la tradizione – concludono i curatori –. In questa prospettiva, a cinquecentocinquant’anni dalla nascita, l’omaggio a Michelangelo assume il valore di un’indagine storica e critica sul suo percorso e sulla sua eredità, restituendo il senso profondo di un dialogo, quello fra l’artista e Bologna, che seppe incidere con forza nella storia dell’arte moderna.» 

Il percorso espositivo si apre con l’orizzonte artistico e culturale entro cui Michelangelo si inserisce. I capolavori giovanili fiorentini come la Madonna della scala sono messi a confronto con i maestri toscani e i modelli bolognesi. Donatello rappresenta un riferimento essenziale: la tecnica dello stiacciato – esemplificata in mostra dal Sangue del Redentore – offre al giovane Michelangelo un modello plastico e compositivo fondamentale. Allo stesso tempo, Jacopo della Quercia fornisce suggestioni formali e iconografiche che riaffioreranno, profondamente rielaborate, nelle sue opere mature. Parallelamente, la tradizione bolognese dei santi patroni Petronio e Procolo, testimoniata da dipinti, affreschi e sculture, fornisce uno stabile repertorio iconografico e compositivo: motivi che confluiranno nelle statue per l’Arca di San Domenico - visibili presso la Basilica di San Domenico sede esterna della mostra - a conferma del profondo legame tra la sua pratica scultorea e la cultura religiosa locale. Lungo il percorso espositivo le opere di Ercole de’ Roberti, Francesco Francia, Lorenzo Costa e Amico Aspertini, restituiscono il panorama artistico della Bologna bentivolesca, nel quale politica, fede e cultura si intrecciano in immagini potenti e allusive. Accanto ai marmi e ai disegni, dipinti, documenti e carteggi originali illustrano la fitta rete di relazioni tra Michelangelo, la corte bentivolesca, i Domenicani di San Domenico e la committenza papale. 

L’allestimento a cura di Opera Laboratori propone un percorso immersivo e scenografico, pensato per guidare il pubblico tra arte, storia e memoria all’interno delle sale di Palazzo Fava, con un ricco programma di visite guidate e attività didattiche realizzate con il supporto tecnico di Pilot


Scheda di mostra 

Titolo mostra: Michelangelo e Bologna

Curatori: Cristina Acidini e Alessandro Cecchi

Durata: 14 novembre 2025 – 15 febbraio 2026 

Spazio espositivo: Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni, via Manzoni 2 - Bologna

Orari: martedì-domenica, 10.00-19.00. Chiuso lunedì

Un progetto di: Fondazione Carisbo e Opera Laboratori

In collaborazione con: Fondazione Casa Buonarroti

Con il patrocinio di: Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna, Chiesa di Bologna, Alma Mater Studiorum –Università di Bologna e Accademia di Belle Arti di Bologna

Con il sostegno di: Intesa Sanpaolo

Sponsor tecnico per le attività didattiche: Pilot

Catalogo: Sillabe

Biglietti: intero €14, ridotto €10, ridotto €7 

Informazioni e prenotazioni:

Genus Bononiae | prenotazioni@operalaboratori.com | T. 055 2989818

 

Enti prestatori della mostra: Casa Buonarroti, Arcidiocesi di Bologna, Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, Diocesi di Montepulciano – Chiusi – Pienza, Università degli Studi di Padova, Casa Martelli di Firenze, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Pinacoteca di Bologna, Museo Civico Archeologico di Bologna, Museo Civico Medievale di Bologna, Archiginnasio di Bologna e Archivio di Stato di Bologna.

Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top