Kanestri: “Resto qui”, il coraggio di restare se stessi. L' intervista

Con “Resto qui” Kanestri firma uno dei suoi brani più intimi e diretti: una canzone nata nel caos e nella solitudine, dove restare dentro le proprie emozioni diventa un atto di coraggio e responsabilità verso se stessi. L’artista porta con sé l’energia del punk rock da cui proviene, unita a nuove influenze cantautorali che stanno definendo il suo percorso.

Per Fattitaliani racconta una musica vissuta come linguaggio naturale più che come tradizione familiare: uno spazio sincero in cui dare voce a ciò che non passa. “Resto qui” è solo il primo tassello di un cammino che lo porterà al suo album d’esordio, atteso per la primavera 2026 e anticipato da altri singoli già in arrivo.


Parliamo del tuo nuovo singolo. Com’è nato? Cosa rappresenta per te?

“Resto qui” è nato nel caos e nella solitudine, dall’esigenza di tirare fuori qualcosa.

E come tutti i miei brani nasce con una chitarra in mano, poi mi sono divertito a dargli altri colori. Rappresenta la necessità e il coraggio di restare nelle proprie emozioni, qualsiasi siano le condizioni esterne e i comportamenti altrui. C’è un momento in cui ciò che provi è realmente ciò che sei e in quel momento capisci l’importanza di ogni tuo gesto, ogni movimento, ogni respiro. È una sorta di responsabilità verso se stessi. Un non subire le azioni degli altri ma valorizzare e dare una faccia alle proprie. Consiglio di leggere un bellissimo sonetto di Shakespeare sul tema, il 116.

Quali sono le tue influenze musicali?

Vengo dal mondo punk rock degli anni 90 e questa spinta me la porto sempre con me.

Potrei farti una lista di band che mi hanno influenzato infinite, sicuramente il mio primo live dei Green Day in seconda media è stato fisicamente ed emotivamente decisivo.

Sto ascoltando molti artisti e band che hanno al centro del loro sound la chitarra acustica e mi sto lasciando un po ispirare. Adoro Frank Turner, credo sia la mia principale fonte di ispirazione al momento. Sto lavorando al mio sound, questo è un primo tassello.

Come e quando è iniziata la tua passione per la musica?

Ho scritto la mia prima canzone a 5 anni senza nemmeno rendermene conto. Poi con il tempo, quasi per caso, mi sono avvicinato agli strumenti, batteria, chitarra e pianoforte. Ma non sento una vera e propria passione per la musica, ecco non ho una collezione di dischi e la mia famiglia non ha mai ascoltato musica in casa. La trovo semplicemente lo strumento che mi rimane facile usare per comunicare alcune mie emozioni. Non credo di avere più passione di te o di voi per la musica, la faccio mia e ne faccio parte allo stesso tempo. È una condivisione.

Con quale artista ti piacerebbe collaborare e perché?

Mi piacerebbe collaborare con autori e addetti ai lavori che hanno qualcosa da dire, una verità da raccontare e un sogno nel cassetto. Nessuno in particolare.

Progetti futuri?

Il mio obiettivo è migliorarmi come songwriter e l’unica cosa che desidero fare è suonare e scrivere nuove canzoni. Lavoro batte talento, non c’è altra via né scorciatoia.

Ho scritto molte canzoni negli ultimi due anni e “Resto qui” è stata una della prime.

Ho deciso di racchiudere alcune di quelle canzoni in un album che uscirà nella primavera del 2026. Lì dentro ci sarà tutta la mia autenticità relativa ad un periodo ben definito della mia vita. L’uscita dell’album sarà anticipata da altri singoli che abbiamo già scelto.

Poi voglio imparare a conoscermi meglio, studiare bene gli strumenti musicali per riuscire a fare buoni dischi, e suonare dal vivo le mie canzoni.

Sentirmi vivo. Ecco, sentirmi vivo.


Fattitaliani

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