di Giovanni Zambito - «Eccomi qui» è il nuovo singolo di Antonio Agnello, un brano che nasce come un vero e proprio inno all’autenticità e al coraggio di guardarsi allo specchio senza filtri. Il cantautore siciliano, dopo un intenso percorso personale e artistico, torna con un pezzo che affonda le radici nell’esperienza intima e nella riflessione esistenziale, trasformando domande e cambiamenti in musica. Il videoclip, girato nelle suggestive strade di Palermo, sottolinea il legame profondo con la sua terra e gioca con la potente metafora delle maschere, invitando a riscoprire la propria identità più vera. A Fattitaliani Antonio Agnello racconta la genesi del brano, il momento di transizione che lo ha ispirato e anticipa qualche dettaglio sul suo prossimo progetto discografico.
Eccomi qui è un inno all’autenticità e al coraggio di essere sé stessi: come è nato questo brano e in quale momento personale della tua vita?
Il brano è nato in un periodo di transizione della mia vita, in cui mi ponevo tante domande sulla vita stessa, sulle cose importanti che alla fine sono quelle che rimangono incise nel cuore e nella mente, ma anche quelle che toccano l'anima. Inoltre, uscivo da una lunga relazione, una storia importante, e questo ha fatto sì che le domande diventassero ancora più presenti.
Come tutte le volte in cui ho scritto, le canzoni non nascono mai per caso: Eccomi qui nasce proprio nel periodo in cui doveva nascere e, personalmente, ho sempre trovato nella creazione musicale un terreno fertile per dare spazio ai pensieri, alle riflessioni e alle domande più profonde.
Nel testo parli di “guardarsi allo specchio senza filtri e accettare le crepe che ci rendono umani”: c’è un episodio concreto che ti ha ispirato queste parole?
Eccomi qui credo sia stato un brano volutamente scritto per ricercare se stessi, magari “cambiandosi un po’ le vesti” prima di ripresentarsi. Ho sempre pensato che una persona non debba cambiare (perché fondamentalmente non può) i propri connotati… ma la ricerca quotidiana può permetterci di riscoprirci sempre diversi, così come il nostro corpo muta nel tempo.
Il videoclip diretto da Raffaele Pullara gioca con la metafora delle maschere: cosa rappresentano per te e come si collega al messaggio del brano?
Prima di rivolgermi a Raffaele avevo già in mente idee molto chiare sulle caratteristiche del video, essendo stato totalmente immerso in ogni singola nota del brano (l’audio è stato interamente prodotto da me). Quando ne abbiamo parlato, gli ho descritto tanti particolari – che lui ha poi realizzato magistralmente – tra cui le maschere e i dettagli dei personaggi e delle scene.
Le maschere si relazionano con il brano per diversi motivi: dal testo si comprende che c’è una ricerca per ritrovarsi e per non indossare più una veste (una maschera) che, a un certo punto, inizia a starci stretta, quasi a soffocarci (“in futuro la mia immagine ha un volto senza ruggine e senza troppi perché…”). Un altro aspetto riguarda i due personaggi descritti nel testo: due persone che a un certo punto della vita non si riconoscono più, forse perché si sono cuciti addosso delle maschere (“vivo… in cerca dell’autore… tu vivi… e ricca dei tuoi sogni infranti… con un anulare nudo e pallido colore…”).
Nel video compaiono le strade antiche di Palermo: quanto è importante per te il legame con la tua terra nella tua musica?
Ho vissuto dieci anni a Roma e, seppur questo testo sia stato concepito nell’ultimo periodo romano, alla fine è prevalso l’autore “in cerca”, che è tornato nella propria terra. La scelta di ambientarlo in Sicilia è stata fondamentale: credo che non ci sia futuro senza attingere dal passato e dalle radici.
Il brano, pur non essendo legato a un luogo specifico, porta in sé un senso di ricerca verso la libertà e il futuro, che giustifica la scelta di girare il videoclip in una terra che mi rappresenta in tutto. Palermo, e la Sicilia in generale, mi hanno dato molto in questi ultimi anni e mi sembrava doveroso ricambiare. Del resto, è ben nota la straordinaria bellezza di questa terra, non solo nel suo capoluogo.
Nel tuo percorso ci sono stati momenti di ricerca e sperimentazione: cosa hai “ritrovato” di nuovo in te stesso grazie a questo brano?
Mi ricollego a quanto accennato prima. Nella mia vita ci sono stati cambiamenti concreti. “Vivere per sopravvivere è come vivere senza vivere” mi ha portato a pensare che nella vita contano le concretezze, che sono le vere risposte alle nostre domande.
Se Eccomi qui è stato complice di un cambiamento radicale della mia vita? Forse sì… ma credo che non sia la canzone a cambiare me: sono io, come autore, a cercare di far sì che ciò che penso diventi reale. Se devo fare un esempio concreto: mia figlia canta già il brano e lo sa a memoria. Questa è, per me, una risposta bellissima e tangibile.
Hai annunciato che Eccomi qui è solo l’inizio di un nuovo album: puoi darci qualche anticipazione su temi, sonorità o collaborazioni?
Inizialmente Eccomi qui doveva essere un brano da inserire nel prossimo album. Poi ho pensato che meritasse di uscire come “singolo”, forse proprio come lo ero io in quel periodo.
L’album a cui sto lavorando ha in comune con Eccomi qui la ricerca di una libertà dal sapore di infinito. Le sonorità saranno più morbide, senza rinunciare al sound acustico che mi ha sempre caratterizzato. Ci saranno brani già pronti per futuri lavori video, con melodie orecchiabili: l’obiettivo è raggiungere un pubblico più ampio e trasversale rispetto al passato. Le collaborazioni non le ho ancora pianificate, ma sono aperto a tutto, purché non si snaturi la mia identità e il valore che più mi sta a cuore: la musica come arte, non come semplice moda o numero.
Cosa speri arrivi al pubblico attraverso questo brano e il tuo futuro progetto discografico?
Spero che il messaggio arrivi nella sua autenticità. Eccomi qui è un inno all’essere se stessi, un valore che oggi si tende a perdere. La sintesi di questo lavoro (e del futuro album) è proprio l’autenticità. Puntare all’infinito è già un gesto autentico.
Come è stato per Vecchia biro (2017), anche oggi continuo a seguire questa direzione, indipendentemente dai tempi che cambiano.