In
questa intervista
per Fattitaliani,
Gabbo racconta la nascita
della sua sorprendente reinterpretazione di “I Got You (I Feel Good)” di James Brown, uno dei brani più
iconici della storia della musica, trasformato in una versione hip hop dal sound fresco e
contemporaneo. Il basso diventa il protagonista assoluto, non solo nel groove ma
anche nella melodia e nella parte solistica, dando nuova vita al classico senza
tradirne l’anima originaria.
Tra
ironia e autenticità, Gabbo svela come questo progetto sia nato in modo
istintivo, senza calcoli, spinto solo dal piacere di suonare e di sperimentare
insieme a Squarta. Un lavoro che unisce
rispetto per la tradizione e curiosità per il nuovo, dove il rischio diventa
libertà e la spontaneità diventa linguaggio artistico.
Una conversazione sincera e divertita che mostra tutta la passione di un
musicista capace di muoversi con naturalezza tra jazz, rap e funk, mantenendo
sempre al centro la forza del groove e la personalità del suo basso.
Come
hai gestito il bilanciamento tra mantenere l'integrità del brano originale e
aggiungere il tuo tocco personale?
Non l’ho gestito in realtà, Hahaha, se è accaduto è successo per caso e magari dettato dal gusto, senza pensarci troppo ;)
Quali
sono stati i momenti più gratificanti nel lavorare su questo singolo?
Sicuramente che con Squarta ci siamo divertiti un casino e poi quando l’ho fatta ascoltare a mio padre, che è ovviamente molto legato alla versione originale, mi ha detto “wow, hai rischiato, ma molto figa!”. Ecco questo un momento gratificante conoscendolo, hahaha.
Cosa
rende unica la tua interpretazione di "I Got You (I Feel Good)"
rispetto ad altre reinterpretazioni?
Ma forse che non è la mia versione, ma la versione del mio basso, assoluto artista protagonista per il quale io mi metto a disposizione ;)
Come
vedi il futuro della tua musica e quali sono i progetti in cantiere?
Spero roseo, mi piacerebbe molto, e di progetti in cantiere ce ne sono! Anche a breve ci saranno cose, quindi magari seguitemi nel percorso, sarei felice di essere supportato, c’è tanta roba sul fuoco.
Come
influiscono le tue esperienze passate nel jazz e nel rap sul tuo approccio alla
musica oggi?
Boh, non
ci faccio caso, sicuramente molto perché ognuno di noi poi suona quello che è.
E io sono anche il risultato di quelle esperienze, quindi sì, lo ribadisco,
sicuramente influiscono molto.