"Dall’arte alla letteratura, nessun evento è mai stato evocato con tanta efficacia come la Passione di Cristo. Anche il filosofo più materialista e ateo è costretto a convenire che dopo il Calvario nulla è stato come prima." Carlo Nordio
Duemila anni ci separano da quel giorno a Gerusalemme, eppure la memoria della Crocifissione continua a parlarci, sospesa tra storia, mito e poesia. Un giovane predicatore, poco più che trentenne, percorre le strade polverose della città, portando con sé parole di speranza e la visione di un Regno che non appartiene a questo mondo. Il suo arresto non fu solo un atto giudiziario: fu l’inizio di una tragedia universale che avrebbe trasformato la storia, la cultura e la sensibilità umana.
Il processo e l’agonia storica
Gesù fu arrestato dai soldati romani e condotto davanti al Sinedrio durante la notte. Il giorno seguente fu presentato a Pilato, che lo condannò alla croce, il supplizio più crudele e ignominioso della Roma antica. La flagellazione, il trasporto del patibulum e l’agonia sul Golgotha costituiscono dettagli che i Vangeli ci restituiscono con straordinaria precisione.
Ogni passo verso la croce era una sofferenza, ogni caduta un grido dell’umanità. Simone di Cirene aiutò a portare la trave, e le donne di Gerusalemme piangevano e si battevano il petto. In questa scena si concentra tutta la partecipazione umana al dolore, un dolore che non ha confini di fede o di tempo.
La croce come simbolo universale
Il corpo inchiodato, la morte violenta, il silenzio dei cieli: per molti non credenti, la croce potrebbe apparire solo come un macabro simbolo di violenza. Ma ridurre la croce a crudeltà è ignorare la sua portata morale e culturale. La croce rappresenta sacrificio, amore e redenzione, e il messaggio che porta va oltre la fede. Il Cristo inchiodato al legno diventa un simbolo della capacità umana di affrontare la sofferenza, di trasformarla in forza e compassione.
Il Cantico di Iacopone da Todi, lo Stabat Mater, amplifica questa dimensione:
La Madre sta dolorosa accanto alla croce, piena di lacrime, mentre il Figlio pende. Questo Cantico ci insegna che la Passione di Cristo è partecipazione e empatia universale, un messaggio che parla anche a chi non crede.
La Crocifissione nell’arte: da Cimabue a Guttuso
La sofferenza di Cristo ha ispirato alcuni dei più grandi maestri dell’arte occidentale. Ogni epoca ha reinterpretato la Crocifissione, adattando il simbolo ai propri linguaggi culturali e artistici.
Cimabue e l’arte medievale
Nel XIII secolo, Cimabue rappresenta la Crocifissione con rigore bizantino: il corpo di Cristo è stilizzato, allungato, e le figure circostanti comunicano il dolore attraverso gesti ieratici e simbolici. La croce diventa il centro compositivo e simbolico, dove convergono il sacro e l’umano.
Giotto: l’umanizzazione del dolore
All’inizio del XIV secolo, Giotto rivoluziona l’iconografia, rendendo il dolore di Cristo realistico e tangibile. Nei cicli della Cappella degli Scrovegni, il corpo di Gesù è pesante, inclinato, afflitto dal peso della croce. La prospettiva e la profondità spaziale creano una scena narrativa in cui la folla, le pie donne e i soldati interagiscono emotivamente, trasformando la Crocifissione in storia vissuta.
Masaccio e il Rinascimento
Nel XV secolo, Masaccio introduce il realismo anatomico e la prospettiva geometrica. La Crocifissione diventa una riflessione sull’uomo e il divino. La sofferenza di Cristo è resa con verità scientifica e poetica, e le figure circostanti mostrano emozioni complesse: la Vergine piange, Maria Maddalena si abbraccia ai piedi della croce, la folla reagisce con stupore.
Botticelli e la grazia poetica
Nel tardo Quattrocento, Botticelli porta eleganza e fluidità, trasformando la Crocifissione in un quadro poetico. Le linee armoniose, i gesti delicati e i volti espressivi trasmettono bellezza e spiritualità, anche nel dolore più intenso.
Michelangelo: forza e vulnerabilità
Con il Cinquecento, Michelangelo scolpisce e dipinge la Crocifissione come corpo muscolare e possente, esprimendo insieme forza e vulnerabilità. Nei disegni e negli affreschi, la materia e il gesto narrano dolore e gloria, fondendo anatomia e intensità emotiva.
Caravaggio e il Barocco
Il Barocco enfatizza drammaticità e partecipazione emotiva. Caravaggio utilizza il chiaroscuro per illuminare Cristo e accentuare la sofferenza fisica e psicologica. La luce divina fendendo l’oscurità simboleggia la redenzione che scaturisce dalla morte, trasformando la Crocifissione in esperienza sensoriale e spirituale.
Rembrandt: introspezione psicologica
Rembrandt concentra l’attenzione sui volti, sui silenzi, sulla solitudine di Cristo. La Crocifissione diventa simbolo di introspezione, di sofferenza interiore e sacrificio universale, un richiamo alla meditazione e all’empatia.
Remo Brindisi e le sculture per la Processione del Cristo Morto de L’Aquila
Nel Novecento, Remo Brindisi affronta la Crocifissione con un linguaggio espressivo e drammatico, traducendo la Passione in un grido universale di umanità e resistenza. Un esempio straordinario della sua produzione sono le sculture realizzate per la Processione del Cristo Morto de L’Aquila, opere in legno policromo che rappresentano Cristo e le figure circostanti con intensità emotiva e grande realismo.
Queste sculture, profondamente radicate nella tradizione religiosa abruzzese, raffigurano la sofferenza e l’umanità del Cristo, ma trasmettono anche un messaggio universale di dolore, solidarietà e riflessione. La processione diventa così un momento di partecipazione collettiva, in cui la forza narrativa e visiva delle opere parla anche a chi non crede, comunicando attraverso l’arte il dramma e la dignità del sacrificio.

Renato Guttuso
Dal Romanticismo al Novecento: Munch e Guttuso

Con il Romanticismo e l’arte moderna, la Crocifissione assume dimensioni simboliche e soggettive. Edvard Munch trasforma il supplizio in urlo esistenziale, dove il dolore diventa universale, senza più contesto storico. Renato Guttuso, invece, inserisce Cristo in contesti sociali e politici contemporanei, fondendo religione e impegno civile: la croce diventa simbolo di resistenza, martirio e solidarietà umana.
Il Cristo come eredità universale
Da Cimabue a Guttuso, passando per Brindisi e le sculture de L’Aquila, la Crocifissione attraversa secoli di arte, assumendo forme e significati diversi. Oltre alla bellezza estetica, Cristo offre una lezione che trascende la fede: la capacità di affrontare il dolore, di trasformarlo in compassione e speranza.
Anche chi non crede può riconoscere in Cristo una figura universale: un uomo che affronta la sofferenza con dignità, che invita alla riflessione sul senso della sofferenza, sulla fragilità e sulla forza umana. La croce diventa simbolo culturale e morale, un faro che illumina la condizione umana e invita a confrontarsi con le grandi domande della vita.
Il messaggio dei nuovi santi: fare della vita un capolavoro
Il 7 settembre 2025, Papa Leone XIV ha canonizzato due giovani straordinari: Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis. Entrambi hanno vissuto vite brevi ma intense, trasformando la propria quotidianità in un capolavoro di virtù, impegno sociale e fede. La loro esemplarità mostra che ogni vita, anche nel mondo contemporaneo, può diventare un’opera d’arte vivente, capace di ispirare chiunque, credente o non credente, a perseguire ideali di generosità, passione e bellezza morale.
Così come la Crocifissione di Cristo ci parla attraverso arte, storia e simbolo, le vite dei nuovi santi ci ricordano che la vocazione alla grandezza morale e alla bellezza esistenziale non dipende dalla fama o dalla durata della vita, ma dalla capacità di amare, soffrire e agire con autenticità e coraggio.
Conclusione
Il processo, la Passione, la croce, l’arte e l’esempio dei santi giovani: tutto concorre a rendere Cristo e la sua memoria una fonte universale di riflessione e ispirazione. Da Cimabue a Guttuso, passando per Brindisi e le sculture de L’Aquila, e oggi con Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, la storia del Cristo si intreccia con la cultura e la vita reale, trasformando la sofferenza in bellezza, la morte in simbolo e la vita in capolavoro.
Anche chi non crede può riconoscere nella Croce e nella vita dei santi una lezione di umanità, coraggio e resistenza: un invito a fare della propria esistenza un’opera piena di significato, un capolavoro morale e spirituale.
Carlo Di Stanislao