D’Alema a Pechino: tra panda diplomatici, parate militari e affari internazionali

 


"Viaggiare è scoprire che gli altri si sbagliano sui loro problemi… e noi ci sbagliamo sui nostri politici."  Aldous Huxley 

Protocollo, parata e reality show
Se qualcuno sperava che la politica italiana fosse finalmente seria, il viaggio di Massimo D’Alema a Pechino ha subito distrutto ogni illusione. La partecipazione alla parata militare cinese – evento a cui, secondo D’Alema, l’Europa avrebbe fatto bene a non disertare – è stata un mix tra diplomazia ufficiale, turismo istituzionale e opportunità personali. Come già accaduto in Albania, anche da ex premier l’ex leader della sinistra sembra saper muovere i propri fili per curare interessi personali oltre il protocollo ufficiale.

D’Alema difende la sua scelta così:

"I cinesi, ogni dieci anni, celebrano la loro Liberazione con una parata militare alla quale invitano sempre i governi di tutto il mondo. Questa volta gli europei non c'erano e proprio questa, a mio avviso, è stata la scelta sbagliata".

La patria, l’ordine mondiale… e i propri interessi
Secondo l’ex premier, stiamo vivendo la fine dell’egemonia occidentale, e disertare eventi come quello di Pechino significherebbe isolarsi dal mondo reale. In questa cornice, D’Alema si presenta come un funambolo: difende la patria, l’Occidente e – non dichiarato ma evidente – i propri interessi personali.

“La Cina è aggressiva sul piano economico e su questo piano dobbiamo trovare un accordo equilibrato che salvaguardi i nostri interessi, ma sul piano geopolitico la Cina rappresenta un elemento di stabilità”, spiega D’Alema, rivendicando la sua coerenza politica da presidente del Consiglio fino ai giorni nostri.

Selfie diplomatici e panda di peluche
Tra strette di mano, foto ufficiali e panda di peluche – ormai parte integrante di ogni summit internazionale – D’Alema dimostra la sua abilità nel mescolare diplomazia, visibilità e interessi personali. Come in Albania, il viaggio in Cina non è solo una visita istituzionale, ma anche un’occasione per consolidare relazioni economiche e politiche vantaggiose per sé stesso.

Gli interessi di D’Alema in Albania
Non è la prima volta che D’Alema muove fili oltre il protocollo. In Albania ha sviluppato una rete di interessi economici e di consulenza:

  • A&I Albania: società costituita a Tirana nel 2023, interamente di proprietà di D’Alema, che offre consulenza istituzionale alle imprese italiane interessate a investire in Albania.
  • DL&M Advisor: società di consulenza fondata a Roma nel 2019, amministrata al 100% da D’Alema, che facilita processi di internazionalizzazione e attrazione di investimenti esteri. Nel 2024 ha registrato un utile di oltre 1,5 milioni di euro.
  • Connessioni politiche: D’Alema mantiene stretti legami con il governo albanese, in particolare con il primo ministro Edi Rama, combinando attività imprenditoriali e relazioni diplomatiche.
  • Altri investimenti: vino e internazionalizzazione con la cantina “La Madelaine” in Umbria e progetti come Silk Road Wines, promuovendo esportazioni italiane.

In sintesi, D’Alema ha consolidato una posizione significativa in Albania, mescolando consulenza istituzionale, lobbying e investimenti strategici, dimostrando un approccio internazionale molto più attivo di quanto suggerirebbe il semplice ruolo di ex premier.

Economia globale e doppio gioco
D’Alema sottolinea la supremazia economica futura di Cina e India:

"Goldman Sachs ci ha spiegato che da qui a non molti anni la Cina avrà il primo PIL del mondo, l'India il secondo, gli Stati Uniti il terzo e l'Indonesia il quarto. Poi ci saranno il Pakistan, il Brasile, la Nigeria".

E mentre l’Europa si isola, lui ci va a costruire ponti… e a difendere i propri interessi. Come spesso accade nella carriera dell’ex premier, l’apparenza istituzionale si mescola con la cura dei propri affari personali.

Giovani, ricerca e patriottismo selettivo

“È fondamentale investire in innovazione, perché i nostri giovani non vadano all’estero”.

Suona patriottico, ma chi conosce D’Alema sa bene che il concetto di “investimento” non riguarda sempre solo l’Italia. Tra Pechino e le esperienze all’estero, emerge il modello D’Alema: mescolare interesse pubblico, immagine e vantaggi personali in una miscela sorprendentemente calibrata.

Eventi trascurati e teatralità politica
L’ex premier evidenzia anche i dettagli “trascurati” dai media: cerimonie per la Resistenza cinese e europea, la presenza di leader democratici asiatici e il riavvicinamento tra Cina e India. Tutto questo diventa un teatro di legittimazione politica in cui D’Alema riesce a difendere la propria scelta, anche davanti alle polemiche:

“In un Paese normale, se una personalità non più impegnata direttamente nell’agone politico ha un buon rapporto con un partner ineludibile come la Cina, dovrebbe essere considerato un fatto positivo per il Paese”.

Italia: paese di politicanti e pochi statisti
Il viaggio diventa così una rappresentazione teatrale dell’Italia contemporanea: pieni di politicanti, quasi privi di statisti, con qualcuno capace di muoversi tra ironia, serietà e piccoli calcoli personali. D’Alema appare come un funambolo: non cade nel ridicolo totale, ma non rinuncia a portare con sé opportunità che vanno oltre il protocollo ufficiale.

Comicità involontaria e mantra diplomatici
Tè verde sorseggiato in sale ricoperte di legno intagliato, dirigenti cinesi imperturbabili e frasi tipo:

“Dialogare con tutti senza eccezioni”.

Tradotto: “Non fare figuracce, ma non dimenticare chi dobbiamo servire”. In Italia, dove la politica è spesso una tragicommedia quotidiana, anche questo è un miracolo… o un trucco ben studiato.

Conclusione: tra diplomazia e interesse personale
Il viaggio di D’Alema insegna alcune cose fondamentali:

  • La diplomazia italiana può essere fatta con ironia;
  • I panda di peluche ormai sono parte integrante dei summit internazionali;
  • I politicanti italiani sono tanti, gli statisti pochissimi, e l’abilità di bilanciare serietà, ironia… e interessi personali resta un talento raro.

Come ricorda Huxley (e conferma la cronaca politica italiana): viaggiare serve a scoprire che spesso ci sbagliamo sugli altri, e che noi italiani non capiamo quasi nulla… tranne come fare bella figura davanti alle telecamere… e coltivare i nostri interessi.

Carlo Di Stanislao

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