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Orchestra Goldoni Livorno |
Maestro, con questo concerto dedicato alle “Musiche da Oscar” si chiude la IV edizione del Festival I Suoni di Sillene. Qual è il significato di questo programma per lei e come lo ha pensato per il pubblico?
Più che una mia scelta si tratta di una scelta coordinata con lo staff di Opera Music Management. Siamo abituati a pianificare ogni programma e, tra le produzioni “messe in gioco” questa stagione, ne abbiamo preparate due dedicate al cinema: una interamente riservata al genio di Ennio Morricone dal titolo Sillabe di Ennio Morricone con grande orchestra, coro, voce solista, video originali e una voce narrante che accompagna in “modalità brillante” la successione dei titoli.
L’altra, quella di questa sera, è dedicata a un ventaglio di compositori, italiani e non, vincitori di Oscar; una trentina di titoli dai quali, per ogni evento, estrapoliamo programmi “personalizzati” per rendere unica ogni serata.
Nel suo testo di presentazione parla della musica come di un “fotogramma di vita” che riemerge con forza grazie a una melodia. Qual è, per lei, la scena cinematografica più legata a un ricordo personale?
Penso che, come espongo in ogni mia presentazione, moltissimi dei brani che presentiamo ci fanno immergere nell’immagine visiva che hanno accompagnato. Personalmente ritengo irresistibile la scena dei “baci tagliati” di Nuovo Cinema Paradiso: un momento di un’emozione unica che non può che essere stato pensato da un genio.
Dirigere un repertorio così iconico - da Rota a Morricone, da Piovani a Silvestri - è anche una responsabilità. Come si prepara un’orchestra a restituire non solo le note, ma anche l’emozione di quelle immagini che tutti hanno nella memoria?
L’orchestra è formata da elementi di tre generazioni. Capita quindi di doversi rapportare, soprattutto con i più giovani, con la non conoscenza di un film, magari datato. Sono fermamente convinto però che, così come nella lirica sia necessario conoscere la trama e la dinamica drammaturgica dell’opera che stiamo suonando, così sia necessario, eseguendo una colonna sonora, conoscere l’essenza del brano in preparazione. Logico quindi che, al di là di un estemporaneo riassunto, consigli sempre di vedere il film in oggetto.
Lei è violinista, compositore, attore, divulgatore dell’opera lirica, autore di testi pop… Una carriera davvero poliedrica. Quale di queste anime sente più sua oggi?
Sono sempre stato curioso di guardare intorno alla mia attività musicale, magari esplorando anche ambiti che sembravano distanti. Così mi è capitato di fare esperienze su molteplici aspetti. Difficile rispondere, escludendo l’attività di violinista che ho abbandonato da oltre venti anni, a quale mi senta più legato.
Così, di getto direi a quello di divulgatore dell’opera lirica. Ho un progetto in corso, dal titolo Sillabe di… lirica, creato con Simone Tamburini e già sperimentato su cinque opere, che mi dà tantissime soddisfazioni e che nel prossimo inverno porterò “da solo” in teatro, alternando un racconto brillante all’esecuzione in versione “pop” al piano delle pagine più belle dell’opera trattata. Ovviamente, mettendo le mani avanti su ogni commento riguardante la qualità dell’interpretazione e dell’esecuzione dei brani...
L’Orchestra del Teatro Goldoni, che lei dirige, è nata solo nel 2020 e ha già ricevuto importanti riconoscimenti. Qual è il segreto di questa crescita così rapida?
Una squadra di giovani talenti appassionati che si sono presentati in un momento difficile (quello della pandemia), nel teatro che all’epoca dirigevo da direttore amministrativo. Sono stati bravi e convincenti ed hanno saputo crescere con costanza ma con molta rapidità.
Da musicista e direttore che ha attraversato tanti generi, che rapporto ha con il cinema e con la sua capacità di fondersi con la musica?
Non dedico moltissimo tempo alla visione di film, l’ho fatto in passato e devo dire che la colonna sonora ha sempre rappresentato un elemento molto importante per il mio giudizio. Anzi, non ritenendomi un intenditore di cinema, direi che ha influito in modo determinante.
Guardando alla sua carriera, c’è un filo conduttore che lega le sue esperienze così diverse, dal CET di Mogol fino ai palcoscenici internazionali?
Il CET è stata un’esperienza del 1993, l’anno della sua fondazione. Mi piaceva scrivere canzoni, soprattutto alla “vecchia maniera”, prima la musica poi le parole. Nessuna intenzione di farla divenire la professione principale così come è successo per tutte le altre esperienze. Non ne ho mai considerata nessuna come la più importante, né tantomeno l’unica.
Un ricordo curioso: negli anni ’80 lei partecipò al quiz Telemike con Mike Bongiorno, vincendo milioni di lire. Che esperienza fu e che cosa le ha lasciato quell’avventura televisiva?
Forse quello della partecipazione a un quiz di Mike è stato il più grande sogno della vita. Sembrerà strano ma sin dagli albori di Rischiatutto è stato un chiodo fisso e la mia vita fino al 1989 è stata una ricerca continua di nozioni sui più disparati argomenti che potessero essere ritenuti interessanti per un quiz. Da Pinocchio alle capitali, dal calcio alla micologia; poi tutto si è risolto con il più “logico”: la musica italiana di ogni genere…
È stata un’esperienza unica, indimenticabile, vissuta in compagnia della mia futura moglie e che, nonostante potesse essere disarmante per un giovane venticinquenne, non ha intaccato minimamente il mio naturale percorso formativo e professionale.
Infine, Maestro, quale messaggio vorrebbe che il pubblico portasse a casa dopo il concerto di Casciana Terme?
Quello che mi auguro sempre per ogni tipo di spettacolo: divertimento e la sensazione di aver scoperto qualcosa di nuovo. Come ciò che è capitato questa sera a me dopo aver risposto alle sue graditissime domande.