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Ph. Simon Pauly |
(trailer) di Giovanni Zambito - Il pianista Filippo Gorini presenta “Sonata for 7 Cities”, un progetto ambizioso che porta la musica classica fuori dai consueti contesti scenici, trasformando ogni concerto in una vera esperienza comunitaria e culturale. Dopo una prima residenza a Vienna, che ha coinvolto scuole, case di riposo e mense per i poveri, Gorini si recherà in Sudafrica, dove fino al 26 settembre, si esibirà tra Città del Capo e Stellenbosch. Prevede concerti principali, lezioni gratuite, incontri pubblici e masterclass, coinvolgendo comunità rurali e istituzioni formative. Il suo obiettivo è chiaro: rendere la musica accessibile a tutti, in modo partecipato, inclusivo e profondamente umano. Il progetto è accompagnato da una serie documentaristica realizzata dal regista Ruggero Romano per Movies Move Us. Fattitaliani l'ha intervistato.
Cosa l’ha ispirata a creare il progetto “Sonata for 7 Cities” e qual è il suo obiettivo principale?
Il desiderio che i miei concerti non siano un evento fugace nella vita culturale delle città che mi ospitano, ma piuttosto un evento centrale all’interno di un percorso ampio che possa includere la comunità intera... così si realizza un vero scambio, umano, culturale, pieno di bellezza, e l’esperienza del concertismo diventa molto più significativa.
Come ha scelto i compositori e le sonate per ogni città coinvolta nel progetto?
Per le commissioni di nuovi brani ho scelto compositori di cui amavo sinceramente la musica... Per il repertorio classico ho puntato sui miei autori preferiti (Beethoven, Schubert, Schumann, Brahms), creando programmi poetici e profondi in cui ogni composizione dialoga con le altre.
Cosa si aspetta dalla sua residenza a Cape Town e Stellenbosch e come pensa che il progetto possa influenzare la comunità locale?
Durante le cinque settimane in Sudafrica, incontrerò comunità rurali, scuole e artisti locali... spero che ognuno riceva un contenuto emotivo forte dalla musica... Se l’esperienza avrà l’esito sperato, il desiderio è sostenere altri artisti in simile residenza, rendendo la presenza musicale un appuntamento annuale, con reale impatto locale.
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Ph. Simon Pauly |
Come ha lavorato nei contatti con le scuole e le comunità locali per preparare un’esperienza musicale unica e coinvolgente?
È stato impegnativo e stimolante... ho collaborato con realtà generose e animate da ideali belli: costruire un calendario significativo ha richiesto grande coordinazione. Ora è il momento di incontrare sul palco chi ho conosciuto nei mesi scorsi!
Come pensa che la musica possa essere uno strumento di inclusione e promozione della diversità culturale?
La musica collega il nostro mondo interiore alla collettività... offre un dialogo misterioso che supera confini, ci avvicina e sostiene... Celebrarla significa incoraggiare l’individualità in dialogo profondo con l’altro.