Dare voce allo scomodo: Maria Teresa Landi e Luciana Tola raccontano Lorenzo Viani. L'intervista di Fattitaliani



Un artista controverso, un’anima inquieta, un legame viscerale con la propria terra: Lorenzo allo specchio: Storia di un artista scomodo è più di una biografia romanzata. È una ricostruzione appassionata e rigorosa della vita e dell’opera di Lorenzo Viani, figura emblematica della Viareggio più autentica, tra fermenti artistici, tensioni sociali e ribellioni interiori. Firmato da Maria Teresa Landi e Luciana Tola, insegnanti e scrittrici unite da una solida collaborazione e da una comune passione per la memoria e la narrazione, il libro edito da Giovane Holden Edizioni si propone di restituire al pubblico un Viani vivo, poliedrico, scomodo ma necessario.

Le autrici lo fanno dando voce ai luoghi, alle persone, ai fantasmi della darsena vecchia, costruendo un mosaico a più voci in cui l’uomo e l’artista si specchiano l’uno nell’altro. Con loro Fattitaliani parlato di come è nato questo progetto, del lungo lavoro di documentazione, della scelta narrativa e del valore civile e culturale di un’opera che non solo racconta Viani, ma riaccende una riflessione sulla nostra identità collettiva.

Cosa vi ha ispirato a scrivere un libro su Lorenzo Viani e cosa vi ha portato a sceglierlo come soggetto?

La storia di Viareggio ha sempre esercitato un forte fascino su di noi, di conseguenza l’argomento Viani era ineludibile. Trattandosi però di un artista complesso e molto discusso, ci siamo sentite pronte a scrivere su di lui solo dopo studi accurati. A darci il via la recente mostra “D’Annunzio e Viani, l’eterna inquietudine”: ci è sembrato proprio quello il momento giusto per il nostro libro.

Come avete condotto le vostre ricerche per creare un ritratto così dettagliato e autentico di Viani e della sua Viareggio?

A parte la lettura integrale dell’opera di Viani, come sempre il luogo privilegiato per le nostre ricerche è stato l’archivio storico della città, prezioso scrigno di documenti, foto, articoli di vecchi giornali e testi critici sull’artista. Il tutto integrato da rare testimonianze di vecchi viareggini che conservano ancora il ricordo di Lorenzo e del suo mondo.

Qual è stato il vostro approccio nel raccontare la vita e l’opera di Viani, considerando le sue contraddizioni e le sue scelte controverse?

Intento generale del libro era delineare un ritratto di Viani a 360 gradi, l’uomo e l’artista con tutte le sue contraddizioni e le sue scelte controverse. Non potendo avere a disposizione tutte le risposte, il modo migliore per avvicinarci alla realtà ci è sembrato un ritratto a più voci: parenti, amici e sostenitori dell’artista parlano di lui raccontando in modo verosimile esperienze condivise e ben documentate.

Come avete lavorato insieme come coautrici per creare un testo che fosse coerente e coinvolgente?

Niente di nuovo nel nostro modo di lavorare in cui ognuna sviluppa un segmento del testo, rivisto però e assemblato insieme, provando e riprovando per strade diverse fino al risultato convincente. Fondamentale per dare vivacità e immediatezza al racconto l’uso della prima persona anche da parte dello stesso artista, quando interviene per “mettere i puntini sulle i”, un modo per occhieggiare a qualche nervo scoperto degli studi critici su di lui. Irrinunciabili per coinvolgere il lettore anche l’incipit dal forte impatto emotivo e il suggerire più che dire. 


Cosa pensate che renda “Lorenzo allo specchio” un’opera importante per la cultura e la storia di Viareggio e dell’Italia?

Ovvio quanto indiscutibile un semplice assunto: conoscere Viani per poterlo amare. Eppure, nonostante la sua statura, sono pochi perfino nella sua città a conoscere davvero il Lorenzaccio, come amava definirlo Ceccardo. Peccato!  Mentre però gli studiosi possono attingere alla ricchissima bibliografia tematica sui vari aspetti della sua opera di, chi non si avvicina volentieri al saggio, a livello narrativo trova solo poche, parziali testimonianze sulla vita e l’opera dell’artista. Un vuoto che il nostro libro si propone di colmare, coinvolgendo un più largo pubblico con un racconto scrupoloso sul piano informativo, ma di piacevole lettura. Inoltre, per chi come noi ha la scuola nel cuore, utenti privilegiati del nostro romanzo dovrebbero essere i giovani, custodi della cultura della nostra città e non solo.

Qual è stato il vostro obiettivo nel presentare Viani come un artista “scomodo” e come pensate che questo aspetto della sua personalità abbia influenzato la sua opera?

Chiunque si avvicini agli studi critici su Viani incontra inevitabilmente l’eco delle polemiche suscitate sia dalle scelte politiche sia dalla portata rivoluzionaria del suo linguaggio. Nemmeno la morte le ha messe a tacere: polemiche capaci di complicargli la vita, costringendolo a ingoiare non pochi bocconi amari e condannandolo a una sorta di damnatio memoriae dopo la morte. Il nostro proposito è stato quello di avvicinarci a lui con onestà intellettuale, valorizzando la portata etica e innovativa della sua produzione senza per questo negare le debolezze dell’uomo. A riscattarle, almeno per noi, è la passione anarchica mai sopita, intesa come ribellione viscerale alle ingiustizie della società.

Come avete percepito il legame tra Viani e la sua terra natale, Viareggio, e come avete cercato di trasmettere questo legame nel libro?

La forza del legame di Viani con la sua città appare evidente sia dalla sua pittura, in cui Viareggio è una presenza costante, sia dagli scritti, tramati di personaggi, immagini, parole, che permettono di riconoscerla come la città dell’anima. Come rendere questo legame nel nostro racconto? Semplicemente impegnandoci a dare voce e volto ai ricordi attraverso la scrupolosa ricostruzione del mondo amato dall’artista.

Cosa sperate che i lettori prendano da questo libro e come pensate che possa essere utile per comprendere meglio la figura di Viani e la sua opera?

 Obiettivo dichiarato del libro è avvicinare a Viani non tanto il nucleo ristretto degli addetti ai lavori quanto il pubblico più vasto di viareggini e non che dell’artista conoscono poco o nulla. Da ciò la scelta di raccontare la vita del pittore ”terrorista”, come lo definì l’amico Campolonghi, non attraverso un saggio, ma nella forma più agevole e accattivante della biografia romanzata. Ai lettori il libro intende regalare delle chiavi di lettura dell’opera vianesca, a cominciare dal suo mondo interiore e da quegli elementi stilistici capaci di connotarlo come artista rivoluzionario.

Quali sono i vostri progetti futuri come autrici e cosa vi ispira a continuare a scrivere e a raccontare storie?

Perché scriviamo? Semplicemente perché non possiamo e soprattutto non vogliamo farne a meno: assidue lettrici da sempre, la narrazione è il nostro pane quotidiano.

Scrivere insieme però è qualcosa di più: testimoniare opinioni e valori condivisi, scavare nel passato per illuminare il presente, dire la nostra su temi scottanti dell’oggi, sicure di trovare una nell’altra suggerimenti e giudizi capaci di orientare il nostro sguardo. Logico quindi che appena consegnato un libro alle stampe si avverta prepotente il desiderio di tuffarsi in una nuova avventura, al momento però spunti e idee covano sotto la cenere, in attesa.



Fattitaliani

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