Nicoletta, quest’anno Lei è ospite di Montello è Jazz, un festival che intreccia musica, luoghi e comunità. Cosa significa per Lei esibirsi in un contesto così particolare, dove paesaggio e storia diventano parte integrante della performance?
Significa che prenderemo spunto da ciò che avremo intorno. Il concerto ha diverse parti scritte, ma molte altre saranno improvvisate e sicuramente il luogo con la sua storia, i suoi colori ed il suo pubblico soprattutto contribuiranno alla riuscita della performance.
Villa Pontello sarà il luogo del suo concerto: quanto influisce lo spazio architettonico e naturale sull’interpretazione e sull’atmosfera di un progetto musicale come Memorie – Ritratto in musica?
La prima cosa che influisce sull’interpretazione è il pensiero che io possa fare un concerto con la mia musica e ciò mi rende felice e mi ricorda quanto io sia fortunata. In aggiunta, il luogo che mi circonda per me è arte e io l’arte la vivo, la respiro, la studio. Quindi credo influirà parecchio lo spazio di Villa Pontello, perché vedo la musica come un intreccio e un incastro di esperienze, di luoghi vissuti e calpestati, di persone incontrate proprio come l’architettura di un edificio e della natura stessa.
Il concerto nasce come omaggio a Letizia Battaglia, figura straordinaria della fotografia e della testimonianza civile. Come è nata l’idea di raccontare la sua eredità attraverso la musica?
L’idea è nata dalla mia volontà di voler ringraziare la Battaglia per il suo coraggio che racconto in due maniere: il coraggio di testimoniare un’attualità violenta e corrotta e il coraggio di esprimersi attraverso l’arte senza filtri né compromessi. Per me questi due punti sono un faro da seguire quando scrivo musica.
Quali altri aspetti della personalità e dell’opera di Letizia Battaglia l’hanno ispirata nella scrittura e nella scelta dei brani?
Mi hanno anche ispirata l’umanità, l’attenzione e la cura verso le persone più emarginate.
In che modo ha cercato di trasformare immagini e memorie in suono e voce? Ci racconta il processo creativo dietro questo lavoro?
Non ho seguito un processo creativo specifico, perché ogni brano è nato in maniera diversa. C’è una cosa che però li unisce: ho cercato di creare un suono comune che rendesse i brani parte di un unico insieme. La chiacchierata con la nipote della Battaglia è stata di grande aiuto, la lettura dei libri e i documentari anche. Poi ho tirato fuori ciò che ho vissuto della Sicilia e tutto quello che custodisco sotto forma di ricordi: i profumi, le melodie nelle strade, i rumori e gli occhi delle persone.
Condividerà il palco con Giulio Scaramella e Alessio Zoratto: come si è sviluppata la collaborazione e che ruolo ha ciascuno nel dare vita a questo ritratto musicale?
La collaborazione con Giulio e Alessio è in atto da diversi anni e meno male, perché li reputo i musicisti migliori e sono felice di poter lavorare con loro e imparare tanto allo stesso tempo. Per me è fondamentale che ognuno dica la sua all’interno di un progetto, perché ciò che conta in un gruppo affinché funzioni è guardare verso uno stesso obiettivo mettendo generosamente a disposizione la propria esperienza ed il proprio pensiero. Loro due sono sinceri e non si permetterebbero mai di darmi il contentino nel momento in cui chiedo se un brano o un passaggio funziona o meno. All’interno di Memorie i loro strumenti sono voci che raccontano insieme a me Letizia Battaglia ed io lo percepisco quando un racconto è sincero e onesto. Il loro contributo è un regalo immenso.
Pensa che la musica possa avere la stessa forza civile della fotografia di Letizia Battaglia, capace di raccontare e scuotere coscienze?
Non credo abbia la stessa forza civile perché io vivo in un altro momento e contesto storico, ma sono certa che qualche semino sia stato piantato e anche qualche provocazione.
Se dovesse sintetizzare in una frase l’essenza di questo omaggio, quale sarebbe?
Memorie è il ricordo e questo va preservato per non ricadere negli stessi errori ed orrori.