Da Kafka a Simenon: turisti mai per caso

 


"Il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma." Bruce Chatwin

Nel 1913, Franz Kafka concluse il suo terzo viaggio in Italia con un soggiorno nel sanatorio del dottor Hartungen a Riva del Garda. Non era il semplice desiderio di cambiare aria a muoverlo, ma una profonda ricerca interiore. Qualche anno prima, insieme all’amico Max Brod, aveva elaborato l’idea di una guida per un turismo «a buon mercato», né di lusso né «pacchiano». Per Kafka, viaggiare non era solo spostarsi fisicamente, ma un gesto che metteva in moto un dialogo tra il mondo esterno e quello interiore: il viaggio come metafora della scoperta di sé, dove il destino e l’ironia della sorte si intrecciano.

Questo spirito, lontano dal turismo di massa e dall’eccesso, si ritrova in molti altri protagonisti della cultura, dal Settecento al Novecento, che hanno viaggiato per necessità, ispirazione, fuga o redenzione. Nel pieno del secolo dei Lumi, Johann Wolfgang von Goethe compì il suo celebre Viaggio in Italia (1786-1788), seguendo la tradizione del Grand Tour, percorso obbligato per i giovani aristocratici e intellettuali europei alla scoperta dell’arte, della storia e della bellezza del nostro Paese. Goethe non si limitò a guardare: immerse il suo animo nella luce, nei colori, nei paesaggi e nell’antichità italiana, trasformando la sua esperienza in un’opera letteraria e in una tappa fondamentale della sua formazione.

Tra il Grand Tour settecentesco e l’attuale fenomeno dell’overtourism, si dispiega una galleria di figure singolari: da Goethe a Ernst Jünger, da Paul Gauguin a Katherine Mansfield, da George Orwell a Henry Miller, da Anaïs Nin a Frida Kahlo, da Marcel Proust fino a Georges Simenon. Questi viaggiatori non si limitavano a visitare luoghi, ma li abitavano con la mente e con il cuore, lasciando tracce indelebili nel loro lavoro e nella storia.

In Atlante degli artisti in affari (Sellerio), Daria Galateria raccoglie e riunisce questi ritratti di viaggiatori speciali, narrando come ciascuno abbia trasformato il viaggio in un atto creativo e consapevole. Nessuno di loro era un turista nel senso comune del termine, né gente comune: erano uomini e donne in cerca di senso, strade, risposte, rinascite.

Il viaggio oggi: tra degrado culturale e volgarità diffusa

Oggi il paesaggio del turismo italiano è drasticamente mutato, e non certo in meglio. La bellezza millenaria del nostro Paese viene spesso calpestata dall’incuria di chi arriva senza rispetto, senza interesse, senza cultura. Il turismo — che dovrebbe essere un ponte tra popoli e una fonte di arricchimento reciproco — si è trasformato, in molti casi, in una sagra di ignoranza e volgarità.

Il contrasto con il passato è impietoso. Goethe arrivava in Italia dopo anni di studio, conoscendo l’arte, la storia e la lingua; i turisti di oggi arrivano spesso sapendo a malapena dove sono, armati più di smartphone che di curiosità. Goethe camminava lentamente per le strade di Roma osservando le proporzioni di una colonna o la luce di un tramonto, mentre oggi orde di visitatori si accalcano per fare un selfie davanti alla Fontana di Trevi senza nemmeno chiedersi chi l’abbia progettata. Goethe dialogava con artisti e studiosi, mentre oggi molti dialogano solo con Google Maps o con il menù del fast food più vicino.

Non si può negare: in Italia spesso i turisti si comportano da veri e propri cafoni, incapaci di comprendere l’importanza del patrimonio che stanno attraversando. La maggior parte è attratta più dal prezzo basso o dalla facilità dell’intrattenimento consumistico che dalla bellezza autentica, dall’arte, dalla storia e dalle tradizioni.

Lo spettacolo deprimente è quello di città, monumenti, piazze invasi da orde di visitatori rumorosi, indifferenti, talvolta maleducati, che sembrano più interessati a immortalare se stessi in selfie banali che a vivere un’esperienza culturale o umana degna di questo nome. Le lunghe code, i comportamenti irrispettosi, la spazzatura lasciata in giro, il caos prodotto senza alcuna attenzione: tutto questo è il ritratto di un turismo degradato che danneggia l’immagine stessa dell’Italia.

Ancora più grave è l’idea che molti turisti si presentino come “sfigati” dell’esperienza, persone che viaggiano non per arricchirsi, ma per sfogare frustrazioni personali o per fuggire da una vita mediocre senza voler realmente conoscere o comprendere nulla. Questo tipo di viaggiatori si muove con superficialità, riproduce itinerari banali e scontati, ignorando tutto ciò che può realmente arricchire la loro anima e la loro mente.

La cultura del viaggio sembra essere stata soppiantata dalla cultura del consumo rapido e compulsivo, dove il valore dell’esperienza è ridotto a mera merce di scambio.

Un monito necessario: riscoprire il viaggio come atto consapevole

In questo contesto di degrado e banalizzazione, il ricordo di grandi viaggiatori come Goethe, Kafka, Simenon, o tanti altri artisti e intellettuali che hanno trasformato il viaggio in un atto creativo e riflessivo, assume un valore quasi rivoluzionario. Essi ci insegnano che il viaggio è prima di tutto un incontro con se stessi, una scoperta che mette in discussione le nostre certezze e ci apre a nuovi orizzonti.

Viaggiare non può e non deve più essere una fuga svuotata di senso, ma deve tornare ad essere una pratica di conoscenza, un’esperienza di relazione profonda con l’altro e con il luogo. Non basta più accumulare tappe o scatti fotografici: il viaggio autentico chiede tempo, pazienza, rispetto e curiosità.

L’Italia, con il suo patrimonio ineguagliabile, non merita di essere ridotta a un parco giochi per ignoranti e maleducati. È una vergogna assistere alla trasformazione di città storiche in banali attrazioni da mercificazione turistica, dove si perdono ogni giorno bellezza, dignità e significato.

Solo riscoprendo il viaggio come atto di responsabilità culturale e personale potremo tornare a vivere esperienze di vera ricchezza e autenticità. E solo così l’Italia potrà ancora essere quella terra magica che ha ispirato Goethe, Kafka, Simenon e tanti altri grandi viaggiatori.

Carlo Di Stanislao

Fattitaliani

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