Oltre Afrodite: l’erotismo stanco del maschio e il panico davanti alla Dea

 

Afrodite detta "del Fréjus", Museo del Louvre (da Wikipedia)

«La donna è l’altra scena del desiderio»  Julia Kristeva

Afrodite è ancora l’archetipo dominante?

La risposta è più inquietante di quanto sembri.
In un’epoca che si proclama evoluta, digitale, fluida, Afrodite - nella sua forma più standardizzata - resta il filtro invisibile con cui il maschio guarda il femminile. La dea del desiderio, della seduzione, della pelle levigata, dei sorrisi docili. La donna bella e disponibile. Sicura, sì, ma solo se resta dentro l’immagine.

Lo dicono i dati, lo conferma la cultura pop, lo urlano i social: il maschio medio cerca Afrodite non per amare, ma per non perdersi. Il suo desiderio non è eros, ma controllo.
Come ha scritto Eva Illouz«l’amore moderno si è trasformato in una prestazione emotiva a bassa profondità.»
Nietzsche, già nell’Ottocento, aveva intuito la trappola:
«Non è la mancanza d’amore, ma la mancanza di amicizia che rende infelici i matrimoni.»
Tradotto per oggi: non è l’assenza di sesso che uccide il desiderio, ma l’assenza di alterità.

Ma qualcosa si muove. Dentro il femminile. E fa tremare le fondamenta.

Le Dee che ritornano: Diana, Minerva, Demetra

Accanto ad Afrodite — stanca, ipersessualizzata, iper-visibile — si affacciano altre Dee. Silenziose, ma dirompenti.
Non ammiccano. Non rassicurano. Non sorridono per mestiere.
Sono Diana, Minerva e Demetra. E la loro presenza spaventa.

Diana è la selvaggia, l’indipendente. Non cerca lo sguardo maschile, lo rifugge. Vive nei boschi del proprio sé. È la donna che non desidera essere desiderata.
Lacan direbbe che Diana è il vero "Altro" del desiderio: inassimilabile.
Ecco perché terrorizza: non si può conquistare ciò che non vuole essere trovato.

Minerva, invece, pensa. Crea. Comanda. È la donna che non chiede amore, ma rispetto. Che non abbassa la voce. Che non si fa piccola per entrare in una relazione.
Secondo Esther Perel, molte donne oggi hanno sviluppato potere, ma sono ancora incerte nel desiderare senza colpa.
Minerva mostra loro la via: pensare non è il contrario di amare. È una forma più alta di eros.

Demetra, infine, è la madre sacra. Non biologica, ma cosmica. È la donna che nutre solo ciò che merita di vivere.
Hillman ha scritto: «Il mito non è fuga dalla realtà, è il linguaggio con cui la realtà si fa anima.»
Demetra è questo linguaggio: ciclico, fertile, vendicativo, profondo.
È la donna che, davanti all’ingiustizia, ritira la propria energia. Fa inverno.

Il maschio è pronto a tutto questo? No. Non ancora.

Le ricerche lo dicono chiaramente:
Lo studio dell’American Psychological Association (2023) rivela che la maggior parte degli uomini associa ancora la mascolinità a dominio, conquista, superiorità.
E le nuove Dee non sono conquistabili. Non vogliono esserlo.
Come diceva Fromm«L’amore maturo è unione a condizione di preservare la propria integrità, la propria individualità.»
Ma l’uomo, oggi, ha paura di perdere sé stesso davanti a una donna integra.

Eppure anche la donna fatica.

Per incarnare queste dee, deve rinunciare al consenso facile.
Deve tollerare la solitudine, l’incomprensione, il rifiuto.
Deve accettare di non essere amata per ciò che dà, ma rispettata per ciò che è.
Come scriveva Erica Jong«la vera rivoluzione sessuale non è scopare chi vuoi, ma essere chi sei anche dopo averlo fatto.»

Allora che fare? Forse, ascoltare. O meglio, immaginare un incontro.
Un’assemblea di Dee, un dialogo con la Donna di oggi.


Dialogo immaginario

(notturno, silenzioso, interiore)

Donna di oggi:
Afrodite, sei stanca. Eppure ti cercano ancora. Ti riproducono. Ti vendono. Perché non reagisci?

Afrodite (sospira):
Non è colpa mia. Io sono bellezza e piacere. Ma mi hanno ridotta a immagine. A pornografia estetica.
Non desiderano me. Desiderano il controllo su ciò che immaginano essere me.

Donna:
E voi? Diana, Minerva, Demetra?
Mi chiamate, lo sento. Ma… come si vive senza voler piacere?

Diana:
Si respira. Si corre nei boschi dell’anima. Si è libere.
Non è solitudine, è integrità.
Vuoi compiacere o vuoi essere intera?

Minerva:
Si pensa. Si progetta. Si ama con la mente e con la carne.
L’amore non è sacrificio. È alleanza.
Ma pochi uomini oggi reggono una donna che non ha bisogno di loro. Sei pronta?

Demetra:
Si nutre. Ma solo ciò che merita.
Si smette di dare a chi non restituisce.
Il tuo corpo è un tempio, non un’offerta. Impara a dire: basta.

Donna (in silenzio):
E se nessuno mi scegliesse più?

Afrodite (sorridendo, dolce stavolta):
Allora ti sceglierai da sola. E solo allora, forse, qualcuno vedrà davvero chi sei.

E così finisce il sogno.

O forse comincia.

Il futuro dell’erotismo non sarà più fatto di immagini da inseguire,
ma di dee da incontrare.
Non più un atto, ma un rito.
Non più dominio, ma ascolto.
Non più l’amore come rifugio,
ma l’amore come prova.

E forse, solo allora,
Afrodite tornerà a splendere.
Ma accanto a Diana. Con Minerva. E sotto l’occhio eterno di Demetra.

Fattitaliani

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