Con “Non ho”, la band Lingue torna a farsi sentire con un brano che anticipa il loro prossimo album e segna un punto di svolta nella loro scrittura. La canzone nasce da una consapevolezza amara: nel tempo, le certezze si sgretolano e l’illusione dello “stare bene” svanisce lasciando spazio al bisogno di reagire, anche indossando una maschera che ci faccia sentire invincibili. Un’armatura emotiva che protegge ma non consola davvero.
Il singolo si muove tra malinconia e forza, tra resa e riscatto, e invita a guardare il dolore per quello che è, senza restarne prigionieri. In questa intervista per Fattitaliani, il gruppo racconta l'immaginario dietro la canzone, svelano il volto delle loro maschere, il colore emotivo del brano e il tramonto perfetto per ascoltarlo in loop.
Se “Non ho”
fosse una scena di un film, quale sarebbe?
Domanda interessante. Potrebbe essere un intero film o magari una serie tv, si intrecciano diverse sensazioni all’interno del brano; difficilissimo trovare una scena esatta, così su due piedi magari possiamo intravederci quella paura di crescere che è la condanna di Peter Pan, tradotta però con l’amarezza che ci portiamo dentro nel veder sfuggire quella spensieratezza che il tempo si porta via soprattutto nel viversi le cose più piccole, che poi sono anche quelle che fanno la differenza, sempre.
Parlate di
maschere: che volto avrebbe quella che vi fa sentire invincibili?
Forse avrebbe un volto totalmente inespressivo, perché pensiamo che essere invincibili sia totalmente anti emotivo. Puoi desiderare di esserlo quando magari ti rendi conto che tutto quello che ti tieni dentro rischia di farti esplodere ma poi torni sempre sui tuoi passi dal momento in cui capisci che è molto più bello esser vivi, soffre e stare male che diventare di pietra e allo stesso tempo invincibile.
Qual è il
colore emotivo del brano? Un grigio, un rosso acceso, o qualcosa di indefinito?
Un rosso bordeaux che si schianta sul nero creando un punto di luce improvviso, come se si formasse un fulmine dopo un impatto.
In quale
luogo reale o immaginario vedreste suonare questo pezzo in loop?
In una strada lunghissima, un rettilineo, dopo una giornata di mare di metà giugno col tramonto che ti si schianta addosso mentre fumi una sigaretta e ti fondi con una la stanchezza del giorno che muore.
Se poteste
affidare la regia del videoclip a un regista qualunque, chi chiamereste e
perché?
Ai ragazzi del
collettivo Thru Collected, clamorosi.
Grazie mille per
l’opportunità ragazzi, per le domande super interessanti e per la
disponibilità. Speriamo di sentirci anche in futuro, a presto