“Il cinema è la mummificazione del cambiamento.” André Bazin
C’è un momento, appena prima che si spengano le luci, in cui il cuore accelera. Un battito in più, come alla vigilia di un incontro atteso. È il corpo che si prepara al sogno, all’illusione perfetta: il cinema. A Napoli, quel sogno continua a vivere e a vibrare, anche quando l’estate chiama la città fuori, nelle piazze, al mare, nei vicoli. Perché qui il cinema non va in vacanza. Si rinnova, rilancia, resiste.
Nel centro storico, CasaCinema - lo spazio d’essai nato da appena due mesi - è già un rifugio per cinefili e sognatori. Un piccolo faro acceso sul grande schermo. La famiglia Stella, con Luciano, Carlo e Lorenza, ha voluto restituire alla città un luogo dove i film tornano ad avere peso, profondità, silenzio. Alle spalle del Modernissimo, in via Cisterna dell’Olio 46, nasce così un cinema che somiglia a un atto d’amore.
E quale migliore dichiarazione d’amore, se non quella di riportare i classici sul grande schermo? In collaborazione con la Cineteca di Bologna e il suo celebre progetto “Il Cinema Ritrovato”, fino al 30 luglio CasaCinema propone un cartellone di capolavori, spesso visti solo in televisione, o - peggio - dimenticati tra le pieghe dei cataloghi digitali. Ma il cinema, lo sapeva bene Bazin, ha bisogno di incarnarsi, di farsi presenza viva: pellicola, luce, buio. Un corpo che respira in sala.
Si parte da Peccato che sia una canaglia (1954), piccola perla della commedia italiana, primo incontro sul set tra Sophia Loren e Marcello Mastroianni, guidati dallo sguardo elegante di Alessandro Blasetti, con la partecipazione carismatica di un Vittorio De Sica già in forma smagliante. Una commedia ironica, leggera e sfacciatamente romana, che conserva la grazia di un tempo in cui tutto era ancora da inventare.
Ma l’appuntamento non è solo con i titoli. È con un’idea precisa: guardare indietro per vedere meglio avanti. Riscoprire la lentezza, il silenzio, la profondità. In un’epoca in cui l’immagine corre, urla, invade ogni spazio, CasaCinema invita a rallentare. A scegliere. A entrare in sala come si entra in una cattedrale, in punta di piedi.
Perché ogni proiezione è un atto rituale. Lo spettatore non è un consumatore: è un pellegrino. E il film, se visto nel luogo giusto, può ancora toccare corde profonde, smuovere il fondo, aprire ferite e visioni.
Non si tratta di nostalgia, ma di necessità.
E allora, tra un titolo e l’altro, tra una risata e una lacrima, ci si ricorda che il cinema non è solo racconto, ma tempo che si fa visibile. Emozione che diventa forma.
Così, in questa Napoli che assomiglia sempre più a un set, ma che ha ancora voglia di guardare sul serio, CasaCinema apre una porta preziosa: quella del ricordo che si fa presente.
Dialogo immaginario tra Italo Nostromo abruzzese e Ottavio, il suo amico napoletano
Via Cisterna dell’Olio, ore 20:30. Le luci dei bar sfumano, l’aria profuma di pizza e asfalto caldo. Italo e Ottavio camminano verso CasaCinema, biglietti in tasca e occhi pieni di attesa.
Entrano in sala. Si spengono le luci. Il mondo, ancora una volta, prende immagine.
Ci vediamo in sala. Sempre.