Intervista a Rodolfi il re della creta



di Damiano Conchieri 

La creta è la madre, l’origine della scultura, ed è sempre stata utilizzata come “passaggio”

Un grande amore quello per la scultura di Rodolfi, uno scultore che si definisce un autentico 'modellatore'. Vediamo che cosa ci ha raccontato nel corso di questa splendida chiacchierata a cuore aperto.

Rodolfi, quando e dove è nata la tua passione per la scultura?

È arduo definire un momento preciso. Sicuramente il momento eclatante è stato alle superiori, dove la pratica scultorea mi ha affascinato. La consapevolezza di questa propensione è venuta con la scoperta delle opere di tutti i tempi, dalla Venere di Willendorf ai giorni nostri. La scultura è un “disegno infinito”, cioè il risultato di innumerevoli disegni messi assieme.


Hai frequentato Istituto Statale D'Arte Alessandro Dal Prato di Guidizzolo (MN). Fin da allora avevi le idee chiare su come realizzarti artisticamente parlando?

Ho sempre amato l’arte a 360°, prendendo ispirazione dalla pittura, dalla musica, dai libri e da qualsiasi forma di espressione, anche non direttamente artistica. L’approccio al disegno è avvenuto subito, fin dai primi mesi di vita, avendo sempre le matite tra le mani e supporti di qualsiasi tipo. La scultura l’ho consapevolmente scelta a 14 anni circa, ma mi rendo conto che probabilmente è lei ad aver scelto me, avendo modellato il Das, il pongo e la pasta di sale in precedenza, cosa che accomuna molti bambini: la modellazione quindi è sempre stata al centro della mia vita ed è al centro della vita di tutti noi.

E dopo il diploma che strada hai perseguito?

Ho intrapreso un percorso all’Accademia SantaGiulia di Brescia, dove sono diventato un tutt’uno con il fare scultura.

Vediamo, stando alle foto e ai contenuti Web, che prediligi in maniera particolare l'argilla e la creta, a che cosa è stata dovuta questa scelta?

La creta è la madre, l’origine della scultura, ed è sempre stata utilizzata come “passaggio”, per così dire, per accedere ad altri materiali considerati più nobili (bronzo, marmo). È il materiale che più di ogni altro riflette il contrasto: è forte, perché potenzialmente posso modellare tutto ciò che voglio con l’intensità che voglio; allo stesso tempo è fragile e vulnerabile, perché può distruggersi tutto da un momento all’altro, annullando mesi di lavoro. In più essa procede aggiungendo e togliendo materia, altra ambiguità, e non solo per levare come il marmo ad esempio. Lo spirito modellatore della creta conserva in sé il tecnicismo tipico della scultura, ovviamente, ma ha una forza e una libertà creative molto superiori ad ogni altra tecnica. Come Efesto (la mano) e Atena (l’intelletto) plasmano e danno vita all’uomo partendo dall’argilla.

Di materiali quali legno o marmo hai mai pensato di farne uso e di scolpire nella maniera più tradizionale come in tanti pensano?

Ho amato il marmo e il legno. Ma sono lavorati attraverso un processo completamente diverso, quello del levare, come già detto e io mi sento un modellatore! Plasmo, cancello, ricreo, fino a trovare la forma che mi soddisfa.


Il tuo soggetto preferito sono le donne o comunque il corpo femminile, chi o che cosa ti ha spinto ad andare in tali direzioni?

Mi ha spinto il messaggio che voglio trasmettere: il contrasto tra caos e controllo. La figura femminile è a mio avviso il simbolo più potente di questo dialogo. Pensa alla forza creativa del femminile: genera vita nel caos del sangue e del dolore, ma allo stesso tempo domina questa energia con grazia ancestrale. Nelle mie sculture la terracotta, combattuta, violentemente modellata con gesti energici, su cui sono lasciati segni, gesti, impronte digitali, è il caos primordiale. Mentre la superficie morbida e levigata, che definisce plasticamente le forme, è coperta da un nero opaco che la cancella parzialmente, negandola: essa è il controllo sociale che storicamente ha cercato di plasmare, ridurre e ‘silhouettizzare’ l’essenza del femminile.


Che cosa ti auguri dunque per il tuo futuro artistico imminente? Stai forse pensando a una tua mostra?

Immagino mostre che siano esperienze tattili, non solo visive e che riflettano l’interiorità di ognuno. Sto lavorando ad un progetto di sintesi del mio lavoro negli ultimi vent’anni in cui vi è il filone unico del contrasto. E poi ci sono altre idee riguardanti la prospettiva, ma per ora è un segreto (ride ndr). L’Italia è il teatro naturale, ma sto valutando collaborazioni oltreconfine.


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