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The Appearance of Emptiness |
Congratulazioni per la selezione!
Qual è stata la sua prima reazione quando ha saputo che un suo quadro era stato
scelto per la London Art Biennale 2025?
Grazie mille. È stato un momento di grande emozione, quasi surreale.
Quando ho saputo che The Appearance of
Emptiness (L’Apparenza del Vuoto)
era stato selezionato per la London Art Biennale, ho sentito un misto di sorpresa
e gratitudine, per la possibilità di vedere il mio lavoro riconosciuto in un
contesto così prestigioso come la London Art Biennale.
E poi c’è anche un senso di responsabilità: partecipare a una
Biennale significa anche portare un messaggio, un linguaggio visivo che si
inserisce in un discorso collettivo sull’arte contemporanea. È una sfida che
accolgo con entusiasmo.
L’arte per me è un modo per entrare in dialogo con le domande che ci poniamo, con il tempo che viviamo. Sapere che un’opera nata da questo bisogno intimo abbia trovato risonanza anche fuori da me, è qualcosa che mi tocca profondamente.
La London Art Biennale è un evento
di grande prestigio che riunisce 350 artisti da 60 nazioni. Che occasione rappresenta per
lei partecipare a un palcoscenico così internazionale?
Partecipare alla London Art Biennale rappresenta, per me,
un’occasione preziosa non solo in termini artistici, ma anche umani e
culturali. È un privilegio essere parte di un dialogo così ampio, che
attraversa confini geografici, linguistici e culturali, e che dimostra quanto
l’arte sia ancora capace di unire, far riflettere e creare ponti tra esperienze
diverse. È un’occasione per confrontarsi con visioni e sensibilità differenti,
per ascoltare e imparare. Ed è anche un modo per ritrovare, attraverso l’arte,
una forma di umanità condivisa che, al di là delle differenze, ci accomuna nel
desiderio di comprendere e di essere compresi.
Portare un’opera come The Appearance of Emptiness in un contesto internazionale significa aprire una conversazione sul senso di alienazione e perdita di identità che molti, a qualsiasi latitudine, stanno vivendo.
Qual è la storia o l'ispirazione dietro l'opera selezionata? Potrebbe
descriverla e spiegarla brevemente per chi non l'ha ancora vista?
L’idea alla base di The
Appearance of Emptiness nasce da una riflessione sulla società
contemporanea e da un bisogno interiore di dare forma visiva a sensazioni di
alienazione, disumanizzazione e perdita di identità che percepisco sempre più
diffuse nella nostra società.
L’opera rappresenta uno scenario cupo e surreale, abitato da
figure umane ridotte a semplici abiti appesi su grucce: simboli di identità
svuotate, maschere sociali, ruoli imposti. Le persone diventano veri e propri
“appendiabiti”, semplici contenitori per ruoli o apparenze. È come se, in un
mondo dominato dalle apparenze, ciò che indossiamo o il ruolo che abbiamo fosse
più importante di ciò che siamo davvero.
Il quadro affronta temi come la disumanizzazione, il conformismo,
la pressione sociale e il desiderio di evasione. La scena è dominata da
un’atmosfera opprimente, con un cielo plumbeo e la presenza inquietante di un
ragno che sembra bloccare l’unica via d’uscita: una porta rossa, oltre la quale
si intravede uno spiraglio di azzurro. È il simbolo di una possibilità - forse
difficile da raggiungere, ma comunque presente - di liberarsi da questa gabbia
invisibile.
C’è poi una figura diversa dalle altre: un uomo visto di spalle,
che osserva la scena con un palloncino verde in mano. È l’unico con una testa,
l’unico ancora “umano”, forse lo spettatore stesso, forse chi ancora resiste
alla spersonalizzazione. Il palloncino, in netto contrasto con il resto della
scena, rappresenta una scintilla di speranza, di leggerezza, quasi infantile,
ma capace di indicare una direzione diversa.
L’opera vuole essere un invito a interrogarci su chi siamo davvero, su quanto ci stiamo lasciando modellare da ciò che ci circonda e se, da qualche parte, esiste ancora una via d’uscita autentica.
La Biennale si terrà al Chelsea Old Town Hall. Cosa si aspetta da questa
esperienza, sia in termini di visibilità che di confronto con altri artisti?
Partecipare alla Biennale in una sede così prestigiosa come il
Chelsea Old Town Hall rappresenta per me un’occasione di grande valore, sia
umano che artistico. Mi aspetto innanzitutto un confronto stimolante con tante
culture e approcci artistici differenti. Entrare in dialogo con artisti
provenienti da 60 paesi diversi significa esporsi a linguaggi, sensibilità e
percorsi espressivi molto differenti, che possono arricchire profondamente il
mio modo di fare arte.
Dal punto di vista della visibilità, essere parte di un evento di questa portata è sicuramente un’opportunità unica per far conoscere il mio lavoro a un pubblico più ampio, composto non solo da visitatori, ma anche da critici, curatori, galleristi e collezionisti.
C'è un messaggio particolare
che spera il pubblico colga dalla sua opera esposta alla Biennale?
Sì. Spero che chi si trova davanti a The Appearance of Emptiness colga soprattutto un senso di
inquietudine e allo stesso tempo di possibilità.
L’opera mette in scena una realtà in cui l’identità sembra
svanire, sostituita da ruoli e apparenze. Una società in cui si rischia di
diventare invisibili, ridotti a ciò che mostriamo fuori. Ma dentro questo
scenario opprimente ho voluto inserire anche dei segnali diversi: una porta
socchiusa, un palloncino verde, un uomo che osserva.
Il messaggio che vorrei trasmettere è che, anche in un mondo
che tende a uniformare e a svuotare, esiste ancora la possibilità di restare se
stessi. Non è semplice, richiede consapevolezza e coraggio, ma è possibile.
Se l’opera riesce a far riflettere su questo, anche solo per un momento, allora ha raggiunto il suo scopo.
Qual è il suo processo
creativo, dalla concezione iniziale di un'idea alla realizzazione finale del
quadro? Utilizza tecniche o materiali particolari?
Il mio processo creativo nasce quasi sempre da una riflessione
interiore: un pensiero ricorrente, un senso di disagio, una sensazione
difficile da spiegare a parole o qualcosa che mi colpisce nel mondo che mi
circonda.
Spesso tutto parte da una domanda o da una contraddizione che
mi spinge a cercare una forma visiva capace di esprimere qualcosa che è insieme
personale e collettivo. Prima di dipingere, faccio schizzi e raccolgo immagini,
cercando di costruire un linguaggio visivo simbolico e spesso surreale per dare
corpo a ciò che sento.
Dal punto di vista tecnico, lavoro esclusivamente con olio su tela, un mezzo che sento profondamente adatto ai tempi lenti e meditativi del mio processo. L’olio mi permette di costruire atmosfere dense, sfumature, contrasti simbolici e stratificazioni emotive.
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Time & Existence - The Eternity of Moments |
Quali temi o concetti esplora più frequentemente nelle sue opere? C'è una linea comune che lega la sua produzione artistica?
Sì, c’è sicuramente una linea comune che attraversa il mio
percorso artistico. Al centro ci sono temi ricorrenti come la ricerca
dell’identità, la fragilità dell’esistenza, la tensione tra individualità e
conformismo, e quel senso di inadeguatezza o smarrimento che molte persone
vivono nella società contemporanea.
Una delle serie più significative per me è Time and Existence (Il Tempo e l’Esistenza Umana), dove uso la clessidra come metafora
della caducità della vita e del nostro rapporto con il tempo. È una riflessione
sul senso dell’esistenza e sulla tensione costante tra il tempo che ci sfugge e
il bisogno di significato.
Mi interessa anche indagare come la società contemporanea (tra
media, cultura del consumo e digitale) influenzi la nostra capacità di pensare,
sentire e relazionarci. Viviamo in un’epoca di consumo rapido, non solo di
prodotti, ma anche di idee. Siamo costantemente nutriti di pensieri
semplificati e preconfezionati, progettati per essere facilmente digeribili. Il
rischio è perdere l’abitudine e il coraggio di pensare con la propria testa. In
Ready-Made Thoughts (Pensieri Pronti), ad esempio,
rappresento una testa come una tazza da tè che immerge filtri di pensieri
“preconfezionati”: un’immagine ironica e provocatoria, ma anche un invito a
interrogarsi, a resistere alla passività intellettuale.
Tra gli altri temi che affronto ci sono l’integrazione e la
convivenza, come in Unity in Diversity
(Unità nella Diversità) o Apartetris, in cui rifletto
sull’urgenza di superare muri fisici, ideologici ed emotivi, e di ripensare la
diversità non come un ostacolo, ma come un’opportunità di arricchimento
reciproco. E ancora, l’apatia della società di fronte alla guerra e al dolore
umano, come in Silent War, dove il vero conflitto
è quello interiore: l’abitudine a restare impassibili. Consumiamo orrore ogni
giorno, spesso senza alcuna reazione emotiva. La guerra è diventata parte della
nostra “dieta quotidiana”, qualcosa che ingeriamo senza rifletterci troppo.
Cerco di trattare questi temi con un linguaggio visivo che
alterna simbolismo, surrealismo e un’estetica a volte pop, per costruire
immagini in cui lo spettatore possa riconoscersi, che possano far riflettere,
anche disturbare un po’, ma sempre con uno spiraglio aperto al cambiamento.
Quindi sì, direi che il filo conduttore della mia produzione è una riflessione sull’essere umano contemporaneo: fragile, complesso, ma ancora capace di speranza e cambiamento.
Chi o cosa influenza
maggiormente il suo lavoro artistico? Ci sono artisti, movimenti o esperienze
di vita che l'hanno particolarmente ispirata?
Il mio lavoro nasce
da un ricco intreccio di influenze che comprendono esperienze di vita,
letteratura, filosofia, movimenti artistici e un profondo interesse per temi
psicologici e filosofici. Crescere in
Sicilia, in un contesto ricco di storia ma anche di contrasti, mi ha offerto
uno sfondo ideale per esplorare molte tematiche delle mie opere. Le influenze
letterarie e culturali della regione hanno avuto un impatto significativo sulla
mia arte. Autori come Luigi Pirandello, che ha indagato l’ambiguità tra realtà
e percezione, hanno inconsciamente ispirato il mio approccio surreale,
spingendomi a mettere in discussione i confini tra realtà e immaginazione.
Il mio trasferimento
a Londra, dove ora vivo, nell’atmosfera vibrante e cosmopolita della città, un
intreccio di vite e di storie, ha fatto evolvere la mia arte, combinando la mia
narrazione personale con temi sociali più ampi, che risuonano sia a livello
individuale che universale.
Dal punto di vista
visivo, sono particolarmente attratto dalle opere di artisti surrealisti come
Salvador Dalí e René Magritte. L’attenzione meticolosa ai dettagli di Dalí e la
sua capacità di trasformare oggetti quotidiani in simboli di significato, così
come l’approccio di Magritte, che colloca oggetti familiari in contesti
inattesi, mi hanno insegnato a utilizzare il surrealismo come strumento per
indagare la complessità dell’esistenza e della condizione umana.
Queste influenze, insieme alle mie esperienze personali, hanno sicuramente plasmato il mio lavoro, ma non sono state scelte consapevolmente; hanno agito a un livello più profondo e subconscio, emergendo in modo naturale e guidando il mio bisogno interiore di esprimermi verso un linguaggio visivo che sento vicino al mio modo di vedere e interpretare il mondo.
Come descriverebbe l'evoluzione
del suo stile nel corso del tempo? C'è stato un momento o un'opera che ha
segnato un punto di svolta nel suo percorso artistico
Il mio stile si è evoluto in modo graduale ma costante,
seguendo il mio percorso interiore e i cambiamenti nel modo in cui guardo il
mondo. All’inizio sentivo il bisogno di esprimere emozioni intime, spesso
legate all’inquietudine e al senso di smarrimento; con il tempo, queste
emozioni si sono trasformate in riflessioni più ampie, di tipo sociale ed
esistenziale.
Anche la mia tecnica è diventata più matura e consapevole. Pur continuando a lavorare esclusivamente con olio su tela, ho sviluppato maggiore attenzione alla composizione, alla luce, al ritmo interno dell’immagine. In sintesi, potrei dire che il mio stile si è spostato da un’espressione emotiva a una narrazione simbolica, mantenendo però sempre una forte componente psicologica.
L'arte spesso riflette la
società e il tempo in cui viviamo. Come vede il ruolo dell'arte e dell'artista
nel mondo contemporaneo?
Credo che oggi, più
che mai, l’arte abbia un ruolo fondamentale: osservare e mettere in discussione
la realtà, stimolare consapevolezza e generare domande in un’epoca spesso
anestetizzata dall’eccesso di stimoli e informazioni. Viviamo in un mondo in
cui tutto scorre velocemente, in cui le immagini ci travolgono e i contenuti si
consumano in pochi secondi. In questo contesto, l’arte può diventare un luogo
dove ci si può fermare a riflettere, uno spazio di resistenza al pensiero
preconfezionato.
L’artista, quindi,
non è solo un creatore di immagini, ma un osservatore critico del presente.
Attraverso il simbolo, l’ironia e il paradosso, può mettere in luce le
contraddizioni della realtà, dare voce a ciò che spesso resta inascoltato e
spingere a guardare ciò che normalmente si tende a ignorare.
Per me, questo significa indagare l’identità, il conformismo, l’apatia, e le dinamiche invisibili della nostra quotidianità. L’arte, a mio avviso, non deve soltanto decorare, ma anche disturbare, ironizzare, far pensare.
La partecipazione a un evento
come la London Art Biennale può aprire nuove porte. Quali sono le sue
aspettative professionali da questa mostra?
La partecipazione alla London Art Biennale rappresenta per me
un’opportunità importante, sia in termini di visibilità che di confronto.
Esporre in un contesto internazionale come questo significa entrare in dialogo
con curatori, critici, collezionisti e artisti provenienti da realtà molto
diverse, aprendo lo sguardo a prospettive nuove.
Mi auguro che questa esperienza possa generare nuove
connessioni professionali, occasioni di collaborazione e magari l’interesse di
gallerie o istituzioni che condividano la mia visione artistica. In ogni caso,
è un’occasione per mettere il mio lavoro alla prova in un contesto più ampio.
Detto ciò, cerco di non avere aspettative troppo idealizzate: credo che la vita abbia spesso la capacità di sorprenderci proprio quando smettiamo di volerla controllare. Preferisco vivere questa esperienza con apertura, curiosità e rispetto per ciò che verrà. Chissà, forse porterà con sé qualcosa che oggi non riesco nemmeno a immaginare.
Ci sono futuri progetti o esposizioni a cui
sta già lavorando o che ha in programma?
Sì, sto già lavorando a nuovi progetti che continueranno ad
approfondire temi a me molto cari, come la guerra e le sue contraddizioni,
l’apatia e il distacco emotivo della società contemporanea, oltre all’identità
e alla condizione umana.
Nei prossimi mesi parteciperò ad alcune mostre, sia in Italia
che a Londra, con grande entusiasmo e la volontà di confrontarmi con audience e
realtà differenti. In particolare, sono stato selezionato per la prossima Florence Biennale, che si terrà a
ottobre, dove avrò l’opportunità di esporre due mie opere e di far conoscere
ulteriormente il mio percorso artistico.
È un anno davvero speciale. Partecipare a due biennali così prestigiose è per me un grande onore e una sfida stimolante.
Qual è, secondo lei, la più grande sfida per
un artista oggi?
L’arte, secondo me, dovrebbe emozionare e far riflettere,
non decorare. Se qualcuno la compra per abbinarla al divano… pazienza, ma
almeno spero che il divano rifletta.
BIO
Angelo Asaro (www.angeloasaro.com) è un artista italiano che vive a Londra. Il suo
percorso è una fusione unica di ingegneria e arte. Con una laurea magistrale in
ingegneria, Angelo ha inizialmente costruito una carriera di successo come
Product Manager. Tuttavia, la sua vera passione è sempre stata l’arte, un
interesse che ha coltivato costantemente parallelamente alla sua professione,
fino a sceglierla come vocazione principale.
Questo passaggio gli ha permesso di canalizzare le sue capacità analitiche nella minuziosa cura dei dettagli delle sue opere, creando un connubio perfetto tra precisione e immaginazione.
Lo stile artistico di Angelo è una fusione di surrealismo e simbolismo, arricchita da un forte approccio concettuale. Il suo lavoro è plasmato da un ricco intreccio di influenze, tra cui letteratura, filosofia e diversi movimenti artistici, accompagnati da un'approfondita esplorazione di tematiche psicologiche e filosofiche.
Le opere di Angelo sono state esposte in gallerie internazionali, prestigiose fiere d’arte ed esposizioni virtuali. I suoi lavori sono stati pubblicati in rinomate riviste come British Vogue e Vanity Fair, oltre che in influenti blog d’arte internazionali.
Nel 2024 è stato finalista nell'illustre ArtGemini Prize, un premio internazionale che celebra l'arte contemporanea e promuove sia artisti emergenti che affermati. Inoltre, è stato finalista nello Zari Art Prize, un premio internazionale dedicato alla scoperta e alla valorizzazione di talenti artistici straordinari su scala globale.
Nel 2025 è stato anche selezionato per il Premio Internazionale Arti Visive Giotto, un prestigioso riconoscimento che celebra gli artisti capaci di interpretare lo spirito del nostro tempo attraverso la forza espressiva, la profondità concettuale e la sensibilità umana.
A conferma ulteriore del suo riconoscimento nel mondo dell'arte, è
stato selezionato per partecipare alla XV Florence Biennale - Mostra
Internazionale di Arte Contemporanea e Design, uno degli eventi
indipendenti più importanti a livello internazionale dedicati all’arte e al
design contemporanei, così come alla London Art Biennale 2025, una
prestigiosa mostra internazionale curata di arte contemporanea con una
selezione di talenti artistici provenienti da tutto il mondo.
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Ready-Made Thoughts (Pensieri Pronti) |
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Silent War |
What is your creative process, from the initial conception of an idea to the final realization of the painting? Do you use any particular techniques or materials?
Angelo Asaro (www.angeloasaro.com) is an Italian artist based in London. His journey is a unique fusion of engineering and art. With a Master's degree in engineering, Angelo initially built a successful career as a Product Manager. However, his true passion has always been art—an interest he cultivated consistently alongside his profession until he ultimately chose to pursue it as his main vocation.
This transition allowed him to channel his analytical skills into the meticulous attention to detail in his artworks, creating a perfect balance between precision and imagination.
Angelo's artistic style is a blend of surrealism and symbolism, enriched by a strong conceptual approach. His work is shaped by a rich tapestry of influences, including literature, philosophy, and various art movements, along with a deep exploration of psychological and philosophical themes.
Angelo’s works have been exhibited in international galleries, prestigious art fairs, and virtual exhibitions. His artworks have been featured in renowned publications such as British Vogue and Vanity Fair, as well as in influential international art blogs.
In 2024, he was a finalist in the esteemed ArtGemini Prize, an international award celebrating contemporary art and promoting both emerging and established artists. He was also a finalist in the Zari Art Prize, an international competition dedicated to discovering and valuing extraordinary artistic talent on a global scale.
In 2025, he was selected for the International Visual Arts Prize “Giotto,” a prestigious award that celebrates artists capable of interpreting the spirit of our time through expressive power, conceptual depth, and human sensitivity.
Further confirming his recognition in the art world, he was selected to participate in the XV Florence Biennale – International Exhibition of Contemporary Art and Design, one of the most important independent international events dedicated to contemporary art and design, as well as in the London Art Biennale 2025, a prestigious curated international exhibition of contemporary art featuring selected artistic talents from around the world.