Poetessa, narratrice e donna profondamente radicata nei luoghi dell’anima, Alessandra Distefano attraversa Milano, Parigi e la Sicilia portando con sé parole, emozioni e domande che appartengono a tutte noi. La scrittura, dice, è stato il suo riscatto più grande.
Hai vissuto
tra Milano e la Sicilia. Quanto ha influito questo “doppio sguardo” sulla tua
scrittura?
Tantissimo.
Milano è la mia casa. È dove sono nata, dove ho studiato, dove mi sentivo
perfettamente a mio agio. È la città italiana più europea, ricca di stimoli,
incontri, opportunità.
La Sicilia mi ha accolta con altri tempi e altri dolori. Mi ha offerto
nostalgia, introspezione, silenzi… e anche stimoli diversi. È un luogo in cui
si impara a stare con se stessi. Nei miei libri c’è sempre Milano, ma anche
Parigi, la città che ho conosciuto da “abitante” grazie alla mia amica Daniela,
e che da allora è diventata parte di me.
Una delle
domande centrali dei tuoi romanzi è: si può davvero sfuggire al passato? Tu
cosa ne pensi?
È una
domanda che ci accompagna tutti, credo. Forse possiamo fare pace con chi ci ha
fatto del male, ma non dimenticheremo mai l’eco del dolore. Quel dolore ci
plasma, ci costruisce, e ci accompagna anche nel futuro.
Fuggire non è mai la vera soluzione. A volte lo facciamo perché non sappiamo
come affrontare il presente, ma prima o poi dobbiamo tornare indietro, risalire
la bobina della nostra vita e guardare in faccia l’abisso.
Hai pubblicato poesie, racconti, romanzi. Come vivi il passaggio tra i generi?
La poesia è
il mio primo linguaggio. Inverno segreto, la mia prima raccolta, ha
avuto la prefazione di Alda Merini: un dono che porto nel cuore. Lei mi conobbe
attraverso le poesie, e solo dopo ci incontrammo. Ancora oggi indosso quelle
parole come un abito prezioso.
Il rigore formale che ho imparato con la poesia non mi ha mai lasciato: anche
nei romanzi curo ogni frase, ogni parola. La trama deve avvincere, ma lo stile
deve restare elegante e profondo. Sempre.
Alcuni tuoi
testi poetici sono stati messi in musica. Per concludere, che effetto ti fa
sentire le tue parole diventare note?
È
emozionante. Il dottor Gesuele Sciacca, medico e musicologo, ha messo in musica
diverse mie poesie. All’inizio temevo che potessero sembrarmi “altre”, ma ho
scoperto invece che la musica le arricchiva, le completava.
Anche quando sono state lette da attori come Alessandro Quasimodo – che ha
scritto la prefazione di Due così – ho provato emozioni nuove. La
parola, quando attraversa un’altra voce o una melodia, prende nuova vita. E
questo, per me, è un grande onore.