Otto anni di attività e un disco che non fa sconti a
nessuno. Vino – Sangue – Santità è il nuovo lavoro degli Heute Nebel,
band che ha fatto della denuncia e dell’essenzialità il proprio marchio. Niente
orpelli, nessuna posa: solo parole scelte con cura e un sound tagliente che
riflette il mondo in cui viviamo.
In questo album si parla di crollo, di controllo, di
decadenza. Ma anche di bellezza. Una bellezza che sopravvive nel disfacimento,
che cammina tra le rovine con lo sguardo lucido di chi non si rassegna.
Ne abbiamo parlato con la band, per capire cosa resta
in piedi quando tutto sembra crollare.
“Vino –
Sangue – Santità” è stato definito “un ricettario per la fine del mondo”: come
immaginate questa fine?
Purtroppo, la realtà supera l'immaginazione: basta guardarsi intorno per capire che tra derive politiche e ambientali non dovrebbe mancare tantissimo ad una simil Apocalisse... ci siamo dentro con tutte le scarpe.
Quanto è
stato difficile scrivere un disco che parla di crollo e decadimento senza
risultare nichilista?
Onestamente non ci siamo posti il problema. Credo sia un discorso di predisposizione caratteriale: non siamo nichilisti di natura quindi ci viene da dare un taglio diverso nel trattare argomenti del genere. Non ci piace arrenderci facilmente o rinunciare senza neanche provare, siamo propensi a mettercela tutta ma anche ad accettare un'eventuale sconfitta se è stato provato di tutto.
Secondo voi
esiste una bellezza anche nel disfacimento?
Certamente... in un'altra intervista abbiamo parlato di una corrente artistica (se non sbaglio dalle parti del Romanticismo) che si concentrava sulla riproduzione e descrizione di rovine; vien da dire che l'uomo è da tanto che è affascinato dalla caducità delle cose che lo circondano, forse perché in esse vede rispecchiata la caducità della sua esistenza.
Avete
pensato a come suonerebbe questo disco se fosse stato scritto in un tempo di
speranza?
Mi viene da rigirare la domanda... chi, mentre lo sta vivendo, si rende conto di essere in un periodo di speranza? ogni epoca ha le sue ombre e credo che il compito di una certa arte (quella che piace a me) sia quello di puntare il focus su queste ombre affinché si possa riflettere e non rimangano delle semplici "sfighe". Spero di non aver zigzagato troppo...
Cosa rimane
in piedi, alla fine del disco?
Quasi tutto, mi
vien da dire... magari meno stabilmente di prima ma non credo che questo disco
abbia il potere di abbattere qualcosa. Sarebbe molto bello che lo avesse ma non
voglio sovrastimare il nostro operato.
Dal nostro punto di vista il paesaggio è già bello desolato e passeggiare sulle
rovine, come si diceva prima, ha il suo fascino.