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Lo chef Marco Noce con la bourgmestre di Lussemburgo Lydie Polfer (al centro) |
di Giovanni Zambito. Genuinità, prodotti di alta qualità, ricette italiane, francesi e lussemburghesi conditi con professionalità e spirito di accoglienza sono le parole chiave che caratterizzano il lavoro e la passione dello chef Marco Noce, incontrato e intervistato da Fattitaliani durante l'inaugurazione della Brasserie Ristorante "Torino" a Lussemburgo. Ci parla dei suo inizi, delle varie esperienze, della scelta di lasciare il Paese e dei principi che fondano il suo operare.
Marco Noce, quali sono le tappe più importanti
della tua carriera, della tua vita professionale, che ti hanno condotto fino a
qui, oggi?
Ho iniziato che ero pressoché bambino, ragazzino, per
una passione. Vengo da una famiglia di ristoratori, i miei, tanti zii, fratelli di mia mamma, cugini di mio padre avevano dei
ristoranti, erano dei ristoratori. E ho avuto sempre la passione da
bambino del cibo: ero sempre accanto a mia madre quando
preparava il pasto per la sera o piuttosto quando andavamo in campagna fare del pane con il
nostro forno a legna. Sono partito
con delle uova fritte e patate di montagna. Poi ho iniziato a 13 anni in un
ristorante, dopo la terza media, con la prima esperienza: ho fatto qualche settimana, e poi da lì a scuola. Sono stato notato dal mio grandissimo maestro di cucina Gerardo Novi che è
venuto a mancare un paio di anni fa per colpa del Covid, e ho iniziato la
carriera in un 5 stelle di lusso di Paestum; in seguito, ho lavorato in hôtellerie, banqueting, banchetti, ricevimenti, sui
grandi ristoranti alla carta, e poi in dei ristoranti premiati dalla stella Michelin, un
po' per tutta l'Italia.
Quali esperienze ti hanno particolarmente segnato a livello professionale?
L'esperienze che più mi hanno segnato sono state
quelle in uno stellato in Toscana, e in una grande catena a Roma, il Crown
Plaza, vicino al Vaticano praticamente. E poi ho avuto il mio ristorante, ho
gestito altri ristoranti, sono stato responsabile chef di cucina nella piana
di Paestum - sono di origini capaccesi, di Capaccio Paestum - dove sono numerosi i ristoranti, gli alberghi, e l'accoglienza è
il nostro obiettivo da visita.
E a livello personale?
Dopo l'esperienza come gestore di
un ristorante, ho aperto il mio ristorante: con l'avvento della crisi ho avuto
un bambino e ho deciso di partire, di emigrare, non avevo bisogno di andare
all'estero, perché a casa mia stavo bene, ero un po' arrabbiato con l'Italia, e
quindi sono emigrato qui a Lussemburgo e ho fatto delle belle esperienze, anche
in degli ottimi ristoranti, tra cui il Notaro, il Favaro ad Esch, e "Comme à la Maison" quando hanno iniziato ad aprire
tutti gli stabilimenti, io ero lo chef di un po' di tutte le cucine.
Dimmi, ma perché hai scelto Lussemburgo? Qualcuno te l'ha
consigliato?
È venuto un amico in vacanza, osservava la mia "bravura" e mi ha detto che in Lussemburgo avrei fatto furore, sono venuto in vacanza due o tre
giorni; quando ho preso la decisione di emigrare per andare all'estero, sono
andato in Germania a fare una settimana di vacanze e in Danimarca, ma in realtà
non mi hanno colpito perché erano un po' desolanti come stile
di vita. A Lussemburgo ho trovato un po' di etnie in
più, anche se Lussemburgo può sembrare sempre grigio, vi ho trovato molto più
vita, quindi mi è piaciuto perché la trovo un Granducato alla mia dimensione,
sembra un po' di stare a casa mia, quindi passeggio per strada, è come stare nel
mio piccolo paese.
E questo ristorante?
Abbiamo restilizzato il
brand e il nome del vecchio Caffè Torino, che comunque era un brand molto
importante, il Caffè Torino è il luogo dove per la prima volta viene
commercializzato il Martini della storia del Martini, ed è a Torino, quindi era
lo stesso brand. Un sacco di gente non italiana
confondeva il fatto che fosse il caffè piuttosto che ristorante, allora
abbiamo deciso di farci disegnare il nostro logo dall'artista italiano Bob
Marangio, abbiamo creato un ristorante diciamo più giovane, anche nel logo, più alla portata di tutti,
dove i più giovani e i meno giovani possono venire a pranzare, a cenare. Si chiama Torino Ristorante Brasserie Lounge Bar.
Hai detto che il tuo segno distintivo è l'accoglienza, ma qual è il segno distintivo a livello gastronomico?
Tutto è prodotto nelle nostre cucine, non compriamo nulla già pronto, quindi soltanto i croissants che sono un prodotto che compriamo da cuocere, il resto è tutto prodotto nella nostra cucina, nei nostri laboratori: pasticceria, pane, pasta, la maggior parte, quello che non ho prodotto è un prodotto di alta qualità, quindi parliamo, non so, di paste di eccellenza italiane come quella di Gragnano, piuttosto un riso di alta qualità come il Carnaroli, scegliamo dei formaggi di tutta Italia, abbiamo solo prodotti italiani, alcuni comprati direttamente in Italia, altri commercializzati da venditori di Lussemburgo.
Cosa ti aspetti dalla comunità italiana e dai
lussemburghesi rispetto a questo ristorante?
Allora, devo dire che l'Accademia
Italiana della Cucina e la Camera di Commercio Italiane quest'anno ci hanno
premiato con una targa come eccellenza italiana nel
mondo: sono stati da noi, quindi hanno potuto avere modo di assaggiare tutte le
nostre preparazioni e chiunque viene da noi dice sempre di essere in Italia. Il
nostro obiettivo è quello di far conoscere la cucina italiana ai nostri
commensali, cerchiamo di indottrinare, di dire un po' di cenni storici della
ricetta, dei piatti, perché l'Italia è una grande nazione, siamo 60 milioni di
abitanti e c'è una grande cultura per il cibo. Insomma cerchiamo di portare alta la bandiera italiana, il nostro obiettivo è quello di
diventare un punto di riferimento per la cucina italiana che abbracci un po'
tutta la popolazione italiana e non.
Il primo piatto in assoluto che hai cucinato
sia a casa tua che come professionista?
Questa è la domanda che un po' tutti mi
fanno, mio figlio me la fa tutti i giorni. Io allora non sono una persona che
ha un piatto preferito, seguo la stagionalità: in base
alla stagione, in base al mio stato d'umore, preferisco mangiare qualcosa, è
per quello che mi piace cucinare tutto e quindi anche quando faccio il menù
della settimana, osservo le previsioni meteo, osservo un po' la temperatura e
voilà, andiamo a pensare a delle ricette in base alle condizioni meteo. Sicuramente con -12° non è piacevole mangiare una battuta di carne, magari
andiamo a fare uno stufato, un brasato, quindi magari a dicembre
cerchiamo di non servire le melanzane, seguiamo un po' lo slow food, il cibo
lento, la stagionalità.
Ti lascio subito, per la sindaca di Lussemburgo Mme Polfer, quale sarebbe il piatto ideale?
Per la sindaca io farei una nostra
linguina di Gragnano aglio olio e peperoncino con delle zeste di limone, e un
battuto di scampi al limone, olio extravergine e fior di sale e mandorle.
Per la Meloni?
Magari una penne
all'arrabbiata. Perché diciamo sono tutti un po'...
Per il
Papa Leone XIV?
C'è da pensarci perché lui è d'origine americana: magari andiamo sul classico, una tagliatella alla bolognese con 40 rossi d'uovo.
Ora immaginiamo, speriamo che si realizzi
subito, la pace tra Zelensky e Putin. Un piatto che suggelli la pace sarebbe?
Restiamo a Lussemburgo con la bouchée à la reine. La proponiamo al menù
fatta nel modo più tipico e classico e più chic possibile.
Lussemburgo, Simone Beck a Fattitaliani: la bellezza fa parte del DNA degli italiani. L'intervista
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Propos recueillis par Giovanni Zambito. Authenticité, produits de haute qualité, recettes italiennes, françaises et luxembourgeoises assaisonnées de professionnalisme et d’un esprit d’accueil : tels sont les mots-clés qui caractérisent le travail et la passion du chef Marco Noce, rencontré et interviewé par Fattitaliani lors de l’inauguration de la Brasserie Ristorante "Torino" à Luxembourg. Il nous parle de ses débuts, de ses différentes expériences, de son choix de quitter l’Italie et des principes qui guident son travail.
J’ai commencé avec des œufs au plat et des pommes de terre de montagne. Ensuite, à 13 ans, après le collège, j’ai eu ma première expérience dans un restaurant pendant quelques semaines, puis je suis allé à l’école. J’ai été remarqué par mon grand maître de cuisine Gerardo Novi, décédé il y a quelques années à cause du Covid, et j’ai commencé ma carrière dans un cinq étoiles de luxe à Paestum. Ensuite, j’ai travaillé dans l’hôtellerie, les banquets, les réceptions, les grands restaurants à la carte, puis dans des établissements étoilés Michelin, un peu partout en Italie.