'Francesca e Giovanni, una storia d'amore e di mafia' è più di un film, racconta la storia d'amore tra due persone comuni: Francesca e Giovanni.
In realtà è un racconto intenso sulla storia di Francesca Morvillo e Giovanni Falcone, un amore per la legalità, per la lotta alla mafia, verso il prossimo. Tolto, dal primo fotogramma, il pregiudizio per i due registi, Simona Izzo e Richy Tognazzi, abituati negli ultimi anni a far parte di trasmissioni televisive urlate, il film ha una costruzione registica attenta a ogni dettaglio. Temevo un taglio televisivo, forse quel taglio c'è ma la storia del giudice Giovanni Falcone è ancora talmente viva nell'opinione pubblica che il contenuto del suo racconto supera qualunque pregiudizio o pecca che si possono riscontrare nella forma del prodotto realizzato.Questo film ha il merito di dare il giusto
riconoscimento a Francesca Morvillo, il film è stato scritto da Simona Izzo
insieme con Domitilla Di Pietro e Felice Cavallaro, autore, quest'ultimo, del
libro 'Francesca, storia d'amore in tempo di guerra', Solferino editore,
pubblicato nel 2022.
Dal film emerge la bellezza della Sicilia, dei suoi
colori, nei sapori delle tavolate imbandite, nell'eleganza del Liberty
palermitano, c'è una ricostruzione attenta a tutte le ambientazioni degli anni
'80 e '90, i costumi sono di Antonella Balsamo, la fotografia di Marco Pieroni.
Al contempo i due registi hanno colto la crudeltà della cultura mafiosa fatta
di silenzi e di paure anche all'interno di sistemi familiari.
Questa pellicola evidenzia il ruolo fondamentale di
Francesca Morvillo, un sostituto procuratore del Tribunale dei Minori di
Palermo, che con la sua passione e determinazione investe sui giovani,
bellissima la scena in cui porta tutti i libri che ha a casa nella biblioteca
del carcere minorile Pagliarelli, emerge come la Morvillo provi a cambiare
dall'interno un sistema poco incline al cambiamento. Una visiona operativa e
ottimista che subito si sposa con quella di Giovanni Falcone, i due, dal primo
incontro nel 1979, instaurano una relazione che si basa soprattutto sugli
ideali comuni, Giovanni Falcone sostiene (mi piace usare il presente) che «la
mafia si può sconfiggere, è una manifestazione umana, e come tutte le
manifestazione umane, anche la mafia, ha avuto un inizio ed avrà una fine».
È un film che, per intensità del racconto si guarda
con le lacrime fisse negli occhi. La storia umana dei due protagonisti, pur
vivendo in un contesto in cui tutti coloro che provano a scardinare il sistema
mafioso vengono uccisi, è fatta di sorrisi e determinazione. I due attori,
Ester Pantano, nei panni di Francesca Morvillo e Primo Reggiani, nei panni di
Giovanni Falcone, rendono l'idea del vissuto dei due protagonisti, tenero il
dettaglio della collezione di papere di Giovanni Falcone. Se in una prima analisi
il film ha il limite di avere un taglio televisivo, è probabile che, per lo
scopo divulgativo che contiene, questo sia anche e soprattutto un punto di
forza.
Sì, la cronaca ci racconta che la Mafia in quel 23
maggio del 1992 sia riuscita a fare saltare in aria con una bomba la vita di
cinque persone straordinarie: Francesca Morvillo, Giovanni Falcone, Rocco
Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Ma la vera bomba contro la mafia
sono loro che ancora oggi, dopo trentatré anni, con il loro operato, anche
tramite una pellicola, provano a far saltare in aria quel sistema che non è
stato del tutto smantellato.
Antonino Muscaglione
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