La Cenerentola di Rossini al Grand Théâtre de Luxembourg, regia di Fabrice Murgia

 

La Cenerentola, Opéra national de Lorraine © Simon Gosselin

di Giovanni Chiaramonte. Ieri sera, il Grand Théâtre ha vissuto uno di quei momenti rari in cui il teatro d’opera si fa delizia e incanto vitale: La Cenerentola di Rossini, riletta con impareggiabile intelligenza da Fabrice Murgia, ha incantato con grazia, umorismo e un profondissimo rispetto per lo spirito rossiniano.

Il regista belga compone un affresco scenico di straordinaria freschezza, riuscendo nell'impresa di coniugare fedeltà e invenzione. La sua cifra visiva – nitida, dinamica, ricca di dettagli ma mai sovraccarica – parla un linguaggio contemporaneo che non tradisce mai la partitura, anzi la esalta, la illumina. Le proiezioni in sincrono, vero marchio di fabbrica, diventano qui poesia del gesto e dell’intenzione, perfettamente armonizzate con il ritmo frizzante dell’azione. È un teatro che respira con la musica.

I personaggi vivono in una dimensione sospesa tra favola e modernità: irresistibili le sorellastre, vanitose e crudeli, icone di un narcisismo sterile e buffo; magistrale la protagonista, una Cenerentola post-punk, vestita di solitudine e dignità ferita, che trova nel canto e nel perdono la sua rivincita. La lettura psicologica dei personaggi è raffinata, incisiva, e regala alla narrazione una profondità insospettata.

Sul versante musicale, la serata è stata un trionfo. L’orchestra, sotto la direzione vivace e precisissima di Giulio Cilona (intervista di Fattitaliani), ha restituito tutta la brillantezza e la leggerezza della scrittura rossiniana, senza mai perdere il senso della forma o dell’emozione. I cantanti – tutti – hanno offerto interpretazioni di altissimo livello: voci duttili, sicure, generose, capaci di virtuosismi tecnici e di una comunicativa travolgente. Nei recitativi come nei grandi numeri d’insieme, ogni frase sembrava scolpita con gusto e intelligenza musicale.

La musica di Rossini, in questo contesto, ha brillato come una stella antica e sempre nuova. Ogni nota era un invito alla gioia, ogni crescendo un piccolo terremoto dell’anima. E nel buio della sala, tra un’aria e l’altra, si percepiva chiaramente il sorriso degli spettatori – un sorriso condiviso, complice, che si è trasformato infine in un’ovazione. Applausi sinceri, lunghi, scroscianti: il segno tangibile di una felicità vera.

Una Cenerentola che resta nel cuore. Un teatro che sa ancora incantare.

Cast e Direzione Musicale:

Angelina (La Cenerentola): Beth Taylor

Don Ramiro: Dave Monaco

Dandini: Alessio Arduini

Don Magnifico: Gyula Nagy

Alidoro: Sam Carl

Clorinda: Héloïse Poulet

Tisbe: Alix Le Saux

Direzione d'orchestra: Giulio Cilona

Regia: Fabrice Murgia

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La Cenerentola, Opéra national de Lorraine © Simon Gosselin

La Cenerentola de Rossini au Grand Théâtre de Luxembourg, mise en scène de Fabrice Murgia

Par Giovanni Chiaramonte. Hier soir, le Grand Théâtre a vécu l’un de ces rares moments où l’opéra devient délice et enchantement vivant : La Cenerentola de Rossini, relue avec une intelligence inégalable par Fabrice Murgia, a enchanté par sa grâce, son humour et un profond respect de l’esprit rossinien.

Le metteur en scène belge compose une fresque scénique d’une fraîcheur extraordinaire, réussissant l’exploit de conjuguer fidélité et invention. Sa signature visuelle – nette, dynamique, riche en détails mais jamais surchargée – parle un langage contemporain qui ne trahit jamais la partition, mais au contraire l’exalte, la magnifie. Les projections synchronisées, véritable marque de fabrique, deviennent ici poésie du geste et de l’intention, parfaitement harmonisées au rythme pétillant de l’action. C’est un théâtre qui respire avec la musique.

Les personnages évoluent dans une dimension suspendue entre conte de fées et modernité : irrésistibles, les demi-sœurs, vaniteuses et cruelles, icônes d’un narcissisme stérile et burlesque ; magistrale, l’héroïne, une Cenerentola post-punk, vêtue de solitude et de dignité blessée, qui trouve dans le chant et le pardon sa revanche. La lecture psychologique des personnages est raffinée, incisive, et donne à la narration une profondeur insoupçonnée.

Sur le plan musical, la soirée fut un triomphe. L’orchestre, sous la direction vive et extrêmement précise de Giulio Cilona, a restitué toute la brillance et la légèreté de l’écriture rossinienne, sans jamais perdre le sens de la forme ou de l’émotion. Les chanteurs – tous – ont offert des interprétations de très haut niveau : des voix souples, sûres, généreuses, capables de virtuosités techniques et d’une expressivité débordante. Dans les récitatifs comme dans les grands ensembles, chaque phrase semblait sculptée avec goût et intelligence musicale.

La musique de Rossini, dans ce contexte, a brillé telle une étoile ancienne et toujours nouvelle. Chaque note était une invitation à la joie, chaque crescendo un petit tremblement de terre de l’âme. Et dans l’obscurité de la salle, entre un air et l’autre, on percevait clairement le sourire des spectateurs – un sourire partagé, complice, qui s’est transformé enfin en ovation. Des applaudissements sincères, longs, nourris : le signe tangible d’un bonheur véritable.

Une Cenerentola qui reste dans le cœur. Un théâtre qui sait encore émerveiller.

Fattitaliani

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