“I graffiti di Venezia. L’Arsenale” si occupa anche di aspetti scomparsi ma riconoscibili anche sulle pietre esterne al complesso: come le case pubbliche assegnate dalla Repubblica, numerate (e a volte dotate di una iscrizione che descriveva la mansione del lavoratore assegnatario) che non erano mai state censite, e che hanno riservato diverse sorprese. Quello dell’Arsenale era un universo fatto di lavoratori che si succedevano di generazione in generazione, che godevano di privilegi particolari (erano a tutti gli effetti stipendiati dallo Stato veneziano, e costituivano la guardia personale del doge, che accompagnavano nelle occasioni solenni) e che avevano un loro modo di vestire, di comportarsi e perfino di comunicare, con il linguaggio “arsenalesco” che era arricchito di parole che arrivavano da diversi porti del Mediterraneo. Tra le curiosità rinvenibili sulle pareti dei soppalchi delle Corderie, nascosti e impraticabili dal grande pubblico della Biennale, alcune pitture parietali riconducibili a piante di canapa, che proprio lì veniva lavorata per produrre i cordami per le imbarcazioni veneziane, ma anche una scritta del 1807 realizzata da un cordaio francese, quando l’Arsenale – come tutto lo Stato veneziano – passò attraverso la doppia dominazione francese e austriaca. Sui muri dell’Officina delle Meraviglie anche un drappeggio probabilmente dipinto attorno al luogo dove stava un’edicola votiva, in un modo (oggi perduto) che si ritrova ancora nelle fotografie novecentesche delle zone più popolari di Venezia. Con “I GRAFFITI DI VENEZIA. L’ARSENALE” (edito da Lineadacqua, casa editrice veneziana di grande qualità) si aggiunge un nuovo capitolo a un lavoro di mappatura, catalogazione e ricerca storica, iniziato nel 2017 dallo scrittore Alberto Toso Fei e dalla storicaDesi Marangon, che riserva ancora continue scoperte. Il volume arriva infatti tre anni dopo “I GRAFFITI DI VENEZIA” (Lineadacqua, 2022), col quale Toso Fei e Marangon hanno mappato per la prima volta nella storia di Venezia oltre 6.000 graffiti in 5 anni di ricerca, svelando un immenso patrimonio fino ad oggi invisibile e sconosciuto, sebbene fosse sotto gli occhi di tutti. |