Circa Franui Musicabanda al Grand Théâtre di Lussemburgo. La recensione di Fattitaliani

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Regia di Yaron Lifschitz

Ieri e giovedì sera, il palcoscenico del Grand Théâtre du Luxembourg ha accolto uno spettacolo semplicemente straordinario: Circa Franui Musicabanda, una creazione fuori da ogni categoria, sospesa tra concerto sinfonico, acrobazia aerea e poesia del quotidiano.

Sotto la regia ispirata di Yaron Lifschitz, la musica — "after Gustav Mahler" — si è fatta fluido narrativo: liquida, trasparente, dilagante. Gli ottoni e gli archi, l’arpa e perfino la fisarmonica, si rincorrevano in un crescendo emotivo inarrestabile, evocando tanto la tradizione mitteleuropea quanto una modernità vibrante e inquieta.

In scena, una decina di acrobati straordinari, veri atleti dell’anima, muovevano i propri corpi con una leggerezza che sfidava la gravità. Nessun orpello, nessuna retorica circense: pantaloni di tela grezza, t-shirt, un’apparente normalità che faceva risaltare ancor di più la grazia e la difficoltà delle figure. Accanto a loro, una decina di bambini, perfettamente integrati, portavano sul palco una freschezza e una verità disarmanti.

Il risultato è stato un insieme di grande classe, dove tutto — dalla musica all’azione scenica — sembrava appartenere a una logica più profonda, quasi misteriosa, ma sempre perfettamente leggibile sul piano emotivo.

Uno spettacolo che lascia senza parole, semplicemente perché mai visto nulla di simile. Giovanni Chiaramonte.

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En Français

Circa Franui Musicabanda au Grand Théâtre du Luxembourg

Mise en scène : Yaron Lifschitz

Hier et jeudi soir, la scène du Grand Théâtre du Luxembourg a accueilli un spectacle tout simplement exceptionnel : Circa Franui Musicabanda, une création inclassable, à mi-chemin entre le concert symphonique, l’acrobatie aérienne et une poésie du quotidien.

Sous la direction inspirée de Yaron Lifschitz, la musique — « après Gustav Mahler » — devenait un véritable flux narratif : liquide, limpide, envahissante. Cuivres, cordes, harpe et même accordéon se répondaient dans un crescendo émotionnel irrésistible, évoquant à la fois l’héritage mitteleuropéen et une modernité vibrante, parfois troublante.

Sur scène, une dizaine d’acrobates extraordinaires, véritables athlètes de l’âme, défiaient les lois de la gravité avec une aisance désarmante. Aucun artifice, aucune rhétorique circassienne: pantalons en toile brute, t-shirts, une apparente simplicité qui mettait en valeur la pureté et la difficulté des figures. À leurs côtés, une dizaine d’enfants, d’une justesse et d’une innocence remarquables, apportaient fraîcheur et spontanéité.

Le résultat : un ensemble d’une grande élégance, où tout — musique comme geste — semblait obéir à une logique plus profonde, presque mystérieuse, mais toujours lisible sur le plan émotionnel.

Un spectacle qui laisse sans voix, tant il est vrai qu’on n’a jamais rien vu de semblable. Giovanni Chiaramonte. 

Fattitaliani

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