"BAMBINI & CO", IL NUOVO SINGOLO POLITICAMENTE SCORRETTO DI PAOLO PIERETTO

 


Si intitola “Bambini & co”, ovvero tutto quello che avreste voluto dire sui cuccioli di uomo ma non avete mai osato dire.

 È il nuovo brano di Paolo Pieretto, ”predicatore di canzoni” brianzolo di nascita e pavese d’adozione, che anticipa il suo terzo album, “La gente vuole pezzi semplici”, in uscita il prossimo settembre.

Il singolo, che esce oggi su tutte le piattaforme digitali per Maremmano Records, è accompagnato da un divertente visual lyrics che porta la firma di Pietro Grassi.

La gente vuole pezzi semplici” è un album manifesto composto da 9 comizi musicali, anche politicamente scorretti, che – nonostante l’apparente semplicità – nasconde numerose chiavi di lettura e, soprattutto, una critica aspra e diretta alla società e alle nostre vite. Così come il singolo che da oggi ne apre la strada: un’apparente invettiva verso i più piccoli che in realtà è un dito puntato contro gli adulti. 

Il problema – scrive Pieretto in uno dei suoi sarcastici testi che accompagnano le canzoni – è che ne facciamo pochi (di figli, ndr), in genere uno solo e così siamo iperprotettivi, lo teniamo in una teca di vetro che quando poi si romperà lo metterà di fronte alla cattiveria del mondo a cui non sarà preparato e così andrà a sommarsi a una colonia di deficienti: ne avete qui un esempio davanti a voi! Un vero pirla.

Invece i nostri nonni o bisnonni ne facevano una dozzina e certo qualcuno poi non ce la faceva, peccato, ma si dicevano ‘pazienza, ne abbiamo altri undici’: selezione naturale, solo i più forti sopravvivono! Così dovrebbe essere.

Invece no, noi ne facciamo uno e quella diventa la nostra ultima fiche, il nostro estremo tentativo di riscatto e speranza di realizzare ciò che noi non siamo riusciti a fare: la nostra ultima e più grande scommessa.

Lo capisco, ma io dovrei morire per la scommessa di un altro?

Non se ne parla proprio, io dalla scialuppa non scendo e con me voglio tutte quelle persone buone che non hanno mai fatto male a una mosca, lavorano, contribuiscono alla società, non hanno grilli per la testa e in cambio chiedono solo un po’ di pace.

E magari una settimana al mare in agosto, su una sdraio sotto l’ombrellone, in riva al mare con il giornale e una birra ghiacciata.

E con i bambini degli altri in mezzo ai piedi a rovinare tutto”.

Bambini & co” è stato scritto, prodotto, arrangiato, suonato, cantato e registrato da Paolo Pieretto. Mixato e masterizzato da Franco Cufone.


PAOLO PIERETTO racconta PAOLO PIERETTO

(Foto di Mamo Loati)

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Mi chiamo Paolo Pieretto,

sono un predicatore di canzoni attraverso comizi musicali.

Da ragazzino sono stato folgorato dall’ascolto dei cantautori, ho capito che le canzoni sono il più potente mezzo di divulgazione delle idee e così mi sono fatto regalare la prima chitarra e mi sono trovato a scrivere.

A fine anni ’90 mi sono formato come musicista al C.P.M. di Milano e nel 2001 ho scritto il brano “Supermarket Italia” che mi ha portato l’anno successivo ad essere selezionato tra i finalisti e vincitori del Premio Recanati (Musicultura).

Nel 2003 sono stato selezionato tra i finalisti del Festival di Castrocaro, esibendomi in diretta tv su Rai1 e guadagnandomi le attenzioni del mondo discografico.

Nello stesso anno con il brano “Singolo” ho vinto il premio per il miglior testo, assegnato da Rockol, al festival “Una casa per Rino” dedicato a Rino Gaetano.

Grazie all’interesse suscitato da alcuni miei testi sono stato invitato a tenere due lezioni presso l’Università degli studi di Milano – Bicocca per gli studenti di Scienze della comunicazione: non essendomi laureato per il dispiacere dei miei genitori, credo che questa sia stata la cosa che più ha reso orgogliosa mia mamma.

Nel 2004 sono stato nuovamente al festival “Una casa per Rino” con il brano “Bambino disobbediente”.

Per un paio d’anni ho girato in lungo e largo l’Italia e un pezzetto di Stati Uniti per una serie di concerti ed eventi, talvolta anche al fianco dei nomi più rappresentativi della canzone d’autore emergente di quegli anni.

Nel 2006 ho iniziato le registrazioni del primo album “Artigiano di parole”, prodotto con Franco Cufone, che ha visto la luce però solo nel 2009. Al disco hanno partecipato anche Antonello Jantoman Aguzzi (Elio e le storie tese), Chicco Santulli (Gruppo italiano) e il poeta Pino Ballerini.

Ho presentato l’album in un tour al fianco del rocker di Chicago Michael McDermott e poi ufficialmente in un altro tour con Ron LaSalle.

Ho fatto un sacco di incontri ed esperienze che mi hanno aiutato a crescere, esistono un paio di ragazze con tatuate le mie canzoni sulla pelle, ma la realtà dei fatti è che non sono riuscito a meritare di guadagnarmi da vivere con la mia musica.

Non ho mai avuto l’attitudine e neanche la capacità tecnica per reinventarmi come frontman di una qualche cover-band e non sono stato capace nemmeno di inserirmi come autore, per quanto mi sarebbe piaciuto farlo.

Sono però rimasto nella musica iniziando a lavorare nei locali e come organizzatore di eventi, rassegne, tour. Mi sono inventato alcune situazioni in cui proporre concerti, ho aperto e gestito locali, ho fatto direzione artistica di rassegne: ho messo sul palco gli altri, cercando sempre di offrire loro quello che avrei voluto ricevere io.

Per 8 anni ho curato la rassegna di concerti al “Da Trapani” di Pavia, divenuto locale di culto tra gli appassionati di folk-rock-blues americano e canzone d’autore.

Nel 2017 ho aperto lo Stand Bike Café di Borgarello, che ogni anno ospita concerti e serate di stand up Comedy, altra mia passione.

Nel 2019 ho rilevato Spaziomusica, prima della brutta vicenda burocratica che ne ha sancito la chiusura nel 2020; tuttavia sono ancora il titolare del brand, con cui organizzo concerti spesso con finalità benefiche, in attesa di una nuova casa.

Tuttavia non ho mai smesso di scrivere canzoni: non si può scegliere di iniziare a farlo, non si può scegliere di smettere.

Nel 2015 ho trovato il tempo di autoprodurmi un secondo album intitolato “Ancora desidero”, pubblicato in poche copie più per liberarmi di alcune canzoni accumulate negli anni che per un intento commerciale.

Di fatto nel 2015 mi sono ritirato dalle scene passando “dall’altra parte della barricata” e, qualche tempo dopo, diventando direttore artistico dell’etichetta Maremmano/IRD, occupandomi della valorizzazione della canzone d’autore emergente.

Non ho mai suonato in eventi da me organizzati, per il mio modo di vedere le cose non trovavo compatibile e forse neanche etico essere contemporaneamente selezionatore e giocatore: ho tenuto duro per 10 anni su questa posizione.

Il problema è che ciò che sei ti viene a prendere prima o poi, anche se ti nascondi.

Così una canzone è venuta a buttare giù la mia porta e mi ha trascinato a pensare a un nuovo disco che però prende le distanze dal cantautore che sognavo di essere da ragazzo per lasciare il posto a qualcosa che sta a metà strada tra il monologhista satirico e il canzonettaro.

Se aveste chiesto all’autore di “Artigiano di parole” quali fossero i suoi riferimenti e le sue ambizioni, vi avrebbe risposto: Bennato, Jannacci, Springsteen, riempire S. Siro.

Oggi vi risponderebbe senza esitazione: Carmelo Bene, Andy Kaufman, George Carlin, fare una legge sulla Musica.

Fattitaliani

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