Il Museo Poldi Pezzoli apre la stagione espositiva del 2025 con la mostra “La seduzione del colore. Andrea Solario e il Rinascimento tra Italia e Francia” (dal 26 marzo al 30 giugno) celebrando, con la prima esposizione monografica, Andrea Solario (1470 c. ‐ 1524), protagonista del momento più glorioso dell’arte milanese e sforzesca, immediatamente successivo all’arrivo di Leonardo da Vinci a Milano.
Andrea Solario nasce nel 1470 circa, probabilmente a Milano, da una famiglia di scultori e architetti – i Solari – originaria di Carona (sul lago di Lugano); fratello dello scultore Cristoforo Solari, Andrea condivide con lui la bottega nella parrocchia di San Babila, e si specializza in pittura, mentre Leonardo è in città. Andrea è un artista girovago che in vita raggiunge una notevole fama, lasciando il segno più importante sotto il ducato degli Sforza. Abile ritrattista, nelle sue opere convivono riferimenti ad Antonello da Messina, a Leonardo da Vinci, alla pittura nordica e alla scultura contemporanea.Nelle Vite di Giorgio Vasari (1550 e 1568) Andrea Solario è citato come “pittore e coloritore molto vago”, di colori smaglianti che vibrano d’una luce propria: un pittore che sapeva ritrarre ciò che di più bello (“vago”) la natura mette a disposizione, un maestro in cui si mescolano con equilibrio tradizioni diverse. Specializzatosi in ritratti e al lavoro per la committenza privata, esegue specialmente quadri di piccole o medie dimensioni. La sua produzione autografa, tra disegni e dipinti, è ridotta a meno di ottanta opere sparse tra musei e collezioni private di tutto il mondo. I due nuclei più ampi sono conservati al Musée du Louvre e al Museo Poldi Pezzoli. Le sue invenzioni più famose come la Madonna del cuscino verde, la Testa di San Giovanni Battista (entrambe conservate al Louvre), le Salomé o l’Ecce Homo furono replicate decine di volte da contemporanei e sei secoli successivi da copisti più o meno talentuosi, generando anche nel pubblico una percezione non corretta della qualità dell’artista. “Nonostante la prodigiosa qualità della sua migliore produzione – dichiara Alessandra Quarto, direttore del Museo Poldi Pezzoli - non era mai stato intrapreso un progetto espositivo monografico dedicato ad Andrea Solario, se si eccettua una mostra organizzata al Louvre nel 1985-1986 e dedicata ai dipinti francesi. È una sfida che il Museo ha accolto e ha portato avanti grazie al sostegno pubblico e privato. Una scelta coraggiosa, soprattutto in un momento in cui sempre più si assiste alla proliferazione di mostre che puntano più al a proporre figure già note per aumentare il numero di visitatori che non ad accrescerne il livello culturale tramite mostre di ricerca. Contro questa tendenza il Poldi Pezzoli ha avviato una collaborazione straordinaria con tutte le istituzioni prestatrici, e in particolare con il Musée du Louvre, che conserva il nucleo più ampio al mondo di opere del pittore (ben 10), per far riscoprire al grande pubblico la storia e il talento di uno dei pittori più originali del pieno Rinascimento, molto amato dagli studiosi ma ingiustamente dimenticato dal grande pubblico”.
Eppure non è stato sempre così: a lungo i suoi dipinti sono stati attribuiti a Leonardo e nel secondo Ottocento Andrea Solario era un artista celeberrimo le cui opere venivano acquistate a cifre altissime sul mercato antiquario. Solario era anche il pittore preferito di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, il quale ne acquistò ben cinque, mentre altre tre dipinti giunsero a museo aperto tra il 1881 e il 1902. Nell’inventario del museo, ma anche nel primo catalogo del patrimonio italiano in collezioni private stilato per lo Stato italiano da Giovanni Morelli, nessun’altra opera raggiunge i valori di Solario. Per fare solo un esempio il Riposo durante la fuga in Egitto veniva valutato 45 mila lire, mentre la Madonna con il bambino di Botticelli era stimata 20 mila lire e il Ritratto di giovane donna del Pollaiolo, allora attribuito a Piero della Francesca, solo 7 mila: un dato importante che ci restituisce la fortuna critica di questo autore e il suo apprezzamento da parte dei maggiori connoisseurs del XIX secolo.