di Laura Gorini
La poesia continua a essere un'arte viva per chi sa cercarla e apprezzarla
Si definisce una donna fragile ma nel contempo forte la scrittrice e poetessa siciliana Chiara Taormina. Penna delicata e profonda ci ha appena donato la deliziosa raccolta poetica Il Merlo e la Luna (Antipodes Edizioni). Ecco che cosa ci ha raccontato di sé e delle sue liriche la dolcissima autrice.
Chiara,
come è avvenuto il tuo incontro con la poesia?
Ho iniziato a scrivere poesie quando avevo dieci anni, spinta dall’ambiente familiare in cui sono cresciuta. Mio nonno suonava il pianoforte e scriveva poesie, accompagnandole con musiche da lui stesso composte. La sua passione per l’arte e la parola mi ha ispirata fin da bambina, facendomi scoprire il potere della scrittura come espressione dell’anima. Crescere ascoltando le sue melodie e i suoi versi ha acceso in me il desiderio di dare voce alle emozioni attraverso la poesia.
Noi
italiani siamo in realtà un popolo di poeti. Non per nulla il nostro Paese ha
dato i natali a Dante. Eppure oggi in pochi scrivono e soprattutto leggono
poesie, per quale motivo secondo te?
In Italia, la poesia sembra essere diventata un genere marginale rispetto ad altri, come il romanzo o il giornalismo, e questo è dovuto a diversi fattori. In parte, la poesia è vista come un linguaggio difficile, distante dalla quotidianità, mentre le forme più narrative e dirette sembrano più adatte alla vita moderna, sempre più veloce e pragmatica. Inoltre, la poesia non trova spesso un ampio spazio nei media e nelle scuole, dove altre forme di comunicazione, come il cinema o la musica popolare, sono più prevalenti e immediate. C’è anche una certa disconnessione tra il pubblico e la poesia, in parte a causa di una percezione che sia un’arte riservata a un'élite intellettuale piuttosto che una forma di espressione accessibile a tutti. Tuttavia, nonostante ciò, esistono ancora nicchie di lettori e scrittori appassionati, e la poesia continua a essere un'arte viva per chi sa cercarla e apprezzarla.
Nei
tuoi componimenti non hai cercato la rima ma le tue poesie possiedono comunque
una loro musicalità che arriva al cuore. In che situazioni le hai scritte?
Scrivo poesie quando mi sento trasportata dall’emozione del momento, quando entro in connessione con la natura, che da sempre è stata per me una fonte di cura. È come se ogni elemento naturale – l’aria, la terra, il suono degli alberi o il respiro del mare – mi parlassero e risvegliassero sentimenti profondi, emozioni che non trovano espressione in altro modo se non nella poesia. La natura è stata la mia compagna silenziosa nelle difficoltà, capace di lenire le ferite più profonde, e da essa nasce la mia ispirazione, un flusso spontaneo di parole che raccontano la bellezza e il dolore che essa mi fa sentire.
Leggendole con attenzione si respira una vera atmosfera romantica nel senso più profondo ed etimologico del termine. I romantici in questa ottica sono dei sognatori e delle anime che amano il silenzio e la solitudine?
I romantici sognatori sono figure che hanno sempre cercato nella solitudine e nel silenzio non una fuga dal mondo, ma un modo per connettersi più profondamente con sé stessi e con la natura. Per loro, il caos della vita quotidiana è spesso visto come un ostacolo alla riflessione autentica e alla contemplazione. Il silenzio, dunque, non è visto come un vuoto, ma come uno spazio ricco di possibilità, dove l'anima può finalmente esprimere il suo vero io senza interferenze esterne. La solitudine diventa un rifugio sacro, un luogo in cui i sogni e le emozioni possono fluire liberamente, lontano dalla frenesia della società. I romantici, infatti, abbracciano la solitudine come un'esperienza che permette loro di accedere a un livello profondo di intuizione e sensibilità, dove i loro sentimenti, la loro immaginazione e la loro connessione con il mondo naturale diventano il centro di ogni espressione creativa.
La
solitudine è davvero utile per conoscere noi stessi? E a quel punto possiamo
amarci davvero per come siamo?
La solitudine, se vissuta con
consapevolezza, può effettivamente aiutarci a conoscere più a fondo noi stessi.
Lontano dai rumori e dalle distrazioni del mondo esterno, siamo costretti a
fare i conti con i nostri pensieri più intimi, con le nostre paure, desideri e
sogni. In quel silenzio, senza il filtro delle opinioni altrui, possiamo
esplorare ciò che davvero ci fa sentire vivi, ciò che amiamo e ciò che non
tolleriamo. È un’occasione unica per guardarsi dentro, per riflettere senza
giudizio e senza fretta.
Inoltre, la solitudine può farci amare di più, perché ci permette di riscoprire l'importanza di essere in pace con noi stessi. Quando impariamo a stare bene da soli, senza dipendere dagli altri per la nostra felicità, sviluppiamo una forma di amore più profonda e autentica per noi stessi. Non più legata a conferme esterne, questa forma di amore diventa incondizionata e libera, una base solida su cui costruire anche relazioni più genuine con gli altri.
A
proposito di amore, qui lo rivolgi alla vita in generale e a Madre Natura
nonché alla tua Sicilia, a tua figlia, a tuo padre e a tua madre. Possiamo dire
che sono loro i punti cardine della tua esistenza?
La mia famiglia e la mia Sicilia sono le radici profonde da cui attingo ogni giorno ispirazione. Ogni gesto, ogni parola, ogni tradizione che vive tra di noi è un riflesso della terra che ci ha forgiato. La Sicilia, con la sua storia, la sua cultura e la sua bellezza selvaggia, è la mia musa costante, un paesaggio che mi guida. La mia famiglia, con i suoi legami forti e il suo amore senza tempo, è un punto cardine della mia scrittura. Senza di loro, senza quel legame viscerale con la terra e le sue storie, non avrei la stessa capacità di creare, di dar vita alle parole. Sono loro che mi nutrono, mi danno la forza e la direzione per scrivere, per raccontare le storie che nascono dal cuore.
A
un certo punto ci parli anche di rinascita. Che cosa intendi con questo
termine? Ad oggi l' hai mai provata metaforicamente parlando nel corso della
tua esistenza?
La rinascita nasce dall'anima, e si risveglia dopo il dolore, l'incertezza o la fatica, pronta a guidarci verso le bellezze della vita. È come una fiamma che riaccende la speranza e la forza di andare avanti, anche quando sembra che tutto sia perduto. L'anima, quando si riscopre, sa come riconnettersi con la bellezza che ci circonda, anche nelle piccole cose, come il sorriso di una persona cara, il canto di un uccello o il tramonto che tinge il cielo di colori impensabili. La rinascita è la capacità di vedere oltre le difficoltà, di comprendere che ogni esperienza, anche la più dolorosa, è un passo verso una versione più forte, più consapevole di noi stessi.
E in tutto che ruolo hanno avuto i pianti e i rimpianti?
Sono una persona fragile e forte allo stesso tempo. So piangere molto, perché non nascondo le mie emozioni e accetto la vulnerabilità come una parte naturale di me. Ma non amo i rimpianti, perché ogni mia scelta, anche quella che potrebbe sembrare un errore, è stata fatta con il cuore. Ogni decisione che prendo nasce dalla sincerità del mio essere, e anche se a volte mi fa male, so che ho scelto in modo autentico, seguendo il mio istinto e la mia verità.
E
la speranza quanto è stata importante?
La speranza è quella luce
che, anche nei momenti più bui, ci spinge a non arrenderci. È una forza
invisibile che ci permette di guardare oltre le difficoltà, di credere che,
nonostante tutto, ci siano opportunità e possibilità che ancora ci aspettano.
Per me è sempre stata fondamentale.